Obkhodniye puti (Detours)

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Obkhodniye puti di Ekaterina Selenkina comincia all’insegna della stratificazione tra reale e virtuale.
Le prime inquadrature sono giocate sul web: una calcolata successione di street views che un mouse esplora freddamente. Di tanto in tanto, lo scavo del paesaggio urbano si interrompe per la cattura di qualche snapshot di cui non riusciamo, sulle prime, a comprendere il significato.
Restano impigliate nella rete anche figure umane, catturate dalla macchina fotografica mentre camminano ignare.
Il fotogramma è la prigione della loro inesistenza passeggera.

In fondo, il piano estetico del progetto di Ekaterina Selenkina sta esattamente tutto qua: nell’esplorazione, fredda e a tratti entomologica, del paesaggio urbano in cui si formano e poi di dissolvono sino a scomparire coreografie umane. Alcune di queste, per ventura, costruiscono lacerti di brevissima narrazione. Altre si confondono nel tessuto complessivo restando, per l’appunto, comparse.
Il gesto alla Cronenberg, in questa visione di architetture più sanguinanti della carne, si sposa coerentemente con la scoperta dei mille traffici di sostanze stupefacenti che si consumano tra le scale dei palazzi in abbandono e dietro le facciate delle periferie più degradate. Ed è da ammettere, quasi a malincuore, che spesso le inquadrature-prigione di Alexey Kurbatov entro cui si consuma la breve epifania di piccoli campioni di squallida umanità, sono composte con una sapienza di composizione a tratti mirabile.

Quello che non convince sino in fondo del progetto è, semmai la ricomposizione attraverso il montaggio di questo universo in cui, come in Antonioni, l’evento sembra trovare spazio e diventare oggetto di visione quasi per caso. In alcuni momenti, infatti, la successione di piani rasenta una linea narrativa troppo marcata e meno rigorosa rispetto a quelle che erano sembrate le prime intenzioni, mentre la scelta di utilizzare (per ben due volte) le schermate di un telefonino su cui si rincorrono gli scambi di informazioni tra due spacciatori che discutono su prezzi e modalità di consegna delle dosi sembrano essere una scelta “meccanicamente didascalica” per chiarire il senso dell’operazione e non diventano veramente strutturali al principio di impaginazione del tutto.

In fondo, Obkhodniye puti (Detours, il titolo internazionale) è operazione meno nuova di quanto si vorrebbe e, anche se ci lascia con interessanti spunti di riflessione sulla dimensione spersonalizzante cui ci sta condannando il sistema, nondimeno ci pare restare più proclama di intenzioni che esperienza estetica realmente vitale. Sicché, inseguendo Denis mentre nasconde nel tessuto cittadino le dosi destinate ai suoi acquirenti, ci sentiamo coinvolti appena in superficie da una poetica dello spazio che non riesce, fino in fondo, a farsi autentica visione politica. E che è, per lo più, anche un poco noiosetta.


Cast & Credits

Obkhodniye puti (Detours); Regia: Ekaterina Selenkina; sceneggiatura: Ekaterina Selenkina; fotografia: Alexey Kurbatov; montaggio: Luis Gutiérrez Arias , Ekaterina Selenkina; interpreti : Denis Urvantsev; produzione: Vladimir Nadein, Ekaterina Selenkina; co-produttore: Rogier Kramer

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