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Parthenope è una sirena nel mito della fondazione della città di Napoli, che nasce dalle onde e dalla schiuma del mare, metà donna, metà dea. Per il napoletano Paolo Sorrentino che ha partecipato, con il suo nuovo film Parthenope, alla corsa, unico tra gli italiani, per la Palma d’Oro al Festival di Cannes, l’incarnazione di Napoli, se fosse donna e fosse nata nel 1968, prenderebbe la figura e le misure della Venere del Botticelli.
Nel film, Parthenope o Parthé, come la chiamano i napoletani e la famiglia, è impersonata dall’ attrice esordiente – fino ad ora ha girato solo per la televisione – Celeste Dalla Porta, e invece nell’inizio e nel finale del film, in versione più matura, viene incarnata da Stefania Sandrelli. Ma la ragazza, cresciuta fra bagni in mare e gli sguardi di tutti puntati sulla sua bellezza, non si accontenta di far innamorare di sé ricchi uomini d’affari, e nemmeno di intraprendere una carriera da attrice, come le viene consigliato, provando a rinnovare i fasti di Greta Cool, attrice napoletana sul viale del tramonto (Luisa Ranieri) – con una finta versione della rossa chioma di Milva ma che fa subito venire in mente Sofia Loren– andando a studiare recitazione dall’oscura e misteriosa Flora Malva (un’irriconoscibile Isabella Ferrari); ma, sognando ad occhi aperti una conversazione con il suo scrittore preferito John Cheever (Gary Oldman) Parthé vuole molto di più che essere notata solo per il suo aspetto fisico. Studia antropologia e si divide fra due grandi amori: il primo fidanzato Sandrino (Daniele Rienzo) e il fratello Raimondo (Dario Aita).

Il fratello, più fragile di lei, riconoscendo l’impossibilità del suo amore, si getta fra gli scogli e compie l’atto estremo che secondo la mitologia avrebbe dovuto compiere Parthenope stessa. Il fidanzato, pur amandola, la lascia libera di scegliere la via della carriera, e si fa da parte. Ma sono altre le figure maschili che influenzano il suo crescere e maturare, primo fra tutti il professore Marotta (Silvio Orlando) e il vescovo Tesorone (Peppe Lanzetta). Nel primo ritroviamo simbolicamente l’incarnazione del sapere e del conoscere. E infatti Marotta si propone come il cinico filosofo, dalla risposta breve ma sempre pronta, che la manda in giro per la città ad osservare le usanze e le tradizioni locali. In una sequenza Parthenope cammina per i vicoli della città antica scrutando dentro le porte aperte delle case il mondo tenuto nascosto, quello dei legami di sangue e dei matrimoni combinati. Come a teatro, davanti ad un pubblico, si compie un atto sessuale come gesto propiziatorio di concepimento. Mentre il secondo è il potere spirituale, la Chiesa che da sempre impera e comanda a Napoli. È solo da quest’ultimo che Parthé si lascia conquistare e sedurre, è a lui che si concede completamente. Perché, come il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, o lo si accetta o lo si rifiuta in toto come frode.

Il cinema di Sorrentino è un cinema di immagini composte alla perfezione, di set design preparati con precisione di colori e simmetrie come fossero studiati per essere dei grandi quadri. E Parthenope con le sue allegoriche visioni non è da meno. È soprattutto un film che corre sul piano simbolico, e quindi ad immagini si accumulano altre immagini seguendo una necessità estetica più che narrativa. In forza di apparizioni e visioni, più che fatti ed eventi. Anche per questo i personaggi mancano di robusta personalità e nella loro incerta natura sembrano quasi aleggiare nel film, leggeri e sospesi, come i baci che la protagonista distribuisce. Ciò che conta è vedere, proprio come l’antropologia, le assicura il professor Marotta. E Sorrentino ci fa vedere Napoli, ci accompagna in un viaggio simbolico attraverso la Napoli che lui ha imparato ad amare, con i suoi sublimi e i suoi bassi istinti, così come solo un napoletano la può conoscere. Ed in fondo, come canta Gino Paoli nella canzone ‘Che cosa c’è’, che risuona in alcuni momenti del film, Parthenope è una dedica d’amore del regista alla sua Napoli, e quello che conta nella poesia è la magia di suoni e immagini. Nient’altro che questo.
Presentato in Concorso al Festival di Cannes
In sala dal 24 ottobre 2024
Parthenope – Regia e sceneggiatura: Paolo Sorrentino; fotografia: Daria D’Antonio; montaggio: Cristiano Travaglioli; musica: Lele Marchitelli; interpreti: Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Gary Oldman, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Peppe Lanzetta, Isabella Ferrari, Dario Aita, Daniele Rienzo; produzione: The Apartment Pictures, Pathé; origine: Italia/ Francia, 2024; durata: 136 minuti; distribuzione: PiperFilm.
