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Il Dottor Maurizio Bini protagonista indiscusso del documentario GEN_ (2025), diretto da Gianluca Matarrese si potrebbe definire un mediatore tra corpo, mente e identità. La pellicola, co-sceneggiata con Donatella Della Ratta, e già presentata al Sundance Film Festival e Visions du Reel, arriva in Italia in anteprima ad aprire le danze del PerSo Perugia Social Film Festival.
Il Dottor Bini gestisce una clinica, all’ Ospedale Niguarda di Milano, che unisce due ambiti cruciali: la diagnosi e terapia della disforia di genere e la fecondazione assistita. A lui si rivolgono individui che desiderano avviare un percorso di transizione (FTM, MTF), che vivono la disforia di genere o che cercano di definire la propria identità. Ma anche casi altrettanto complessi come la fecondazione assistita, l’infertilità e la procreazione “oltre il tempo massimo” sono il suo pane quotidiano. Nello studio si susseguono persone che, attraverso la definizione del proprio corpo, cercano una realizzazione identitaria e sociale.
La decisione di intraprendere un percorso di transizione è cruciale per tutti, ma in particolare per i più giovani: Il dottore dedica il suo tempo a stabilire la migliore strategia per ciascuno, dialogando e cercando il percorso ottimale. Egli incoraggia, consiglia, mette in guardia e spiega con termini sempre comprensibili, senza instillare allarmismi. La sua caratteristica fondamentale è il profondo rispetto per l’individuo: non lascia che la propria opinione prevalga, né cerca di convincere, ma accetta e rispetta le conclusioni a cui il paziente è arrivato. Mostra sensibilità, acume e uno sguardo attento, oltre ad una reazione critica al conformismo sociale. Quando un adolescente, che forse vuole diventare ragazza, menziona di amare attività come cucinare o stirare, il medico reagisce prontamente: “Ma quanti stereotipi!” Consapevole che l’identità non si definisce con tali aspetti superficiali, e che solo dietro il costrutto sociale si cela la verità.
Il documentario utilizza la fase finale della carriera di Bini come riflessione sull’eredità e sul futuro della medicina umanista. L’uomo ribadisce più volte di agire ponendo al primo posto l’interesse del paziente, anche quando ciò significa agire al limite della legalità. Questo principio guida è la tesi centrale del documentario: l’osservanza rigida della legge paralizza l’azione; è negli interstizi che ci si deve muovere per garantire il benessere mentale a chi non si riconosce nel proprio corpo o non riesce a procreare.

Lo stile della pellicola è singolare: le riprese sono quasi “rubate”, con volti inquadrati di profilo, dettagli di mani, oggetti, camera mobile, ed un bianco ovattato che lambisce i contorni delle figure. Un approccio presumibilmente dettato dalla delicatezza necessaria a non invadere lo spazio personale dei soggetti. I puerili motivetti musicali inseriti tra un paziente e l’altro poco si accordano con le immagini; che sia una dissonanza voluta o meno non si produce alcunché dal contrasto, se non una certa perplessità da parte dello spettatore.
Il film include sequenze della vita privata del dottore, esperto conoscitore di funghi e amante della solitudine nei boschi. Questi momenti non disturbano ma non aggiungono neanche valore essenziale. Una delle scene finali appare francamente indecifrabile: un saluto ai colleghi che converge in una quasi grottesca sequenza in discoteca con il dottor Bini che danza al rallentatore.
Queste riserve sulla forma e su qualche episodio, non sminuiscono il valore di un film che fa del contenuto e dei personaggi la sua forza. Un film che si immerge in una realtà fatta di dilemmi e scelte difficili, presentando individui con drammi personali ed esistenziali: confusi, spaventati, determinati, arrabbiati. In un’epoca in cui la transizione sta diventando una pratica consolidata ed affidabile, e la fecondazione assistita una soluzione sempre più necessaria, la professionalità e la sensibilità come quelle del Dottor Bini sono doti fondamentali. Chiudiamo descrivendo forse uno dei momenti più significativi del film: di fronte a un adolescente che vuole cambiare sesso e a genitori contrari, il dottore, con una chiamata, riesce a tranquillizzarli, informarli, e convincerli a presentarsi con il figlio al prossimo incontro. Questa apertura fa emergere il vero ostacolo, che è, come sempre, la paura. Ed è chiaro che eliminando il peso del rifiuto, la paralisi della scelta e l’attesa di esiti negativi, si apre più facilmente la strada alla comprensione.
GEN_ – Regia: Gianluca Matarrese; sceneggiatura: Gianluca Matarrese, Donatella Della Ratta; fotografia: Gianluca Matarrese, Beniamino Barrese, Mattia Colombo, Jacopo Loiodice; montaggio: Giorgia Villa; musiche: Cantautoma; produzione: Stemal Entertainment, Bellota Films, Elefant Films, France Télévisions, RTS Radio Télévision Suisse; origine: Italia/Francia/Svizzera, 2024; durata: 100 minuti; distribuzione: Barz and Hippo.
