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Con Piece by Piece esce ora in sala il sesto spin-off della serie Lego iniziata con LEGO – Le avventure di Clutch Powers (2010). Per chi non avesse presente, il Lego movie, è un sotto-genere dell’animazione, che sfrutta il particolare successo dei famosi mattoncini assemblabili, originari danesi, e ne utilizza l’immagine, con una tecnica spuria, ossia un misto fra CGI, passo uno e live action, per realizzare storie animate.
Solo che quest’ultimo film, realizzato dal regista Morgan Neville, non si lascia ispirare, com’era stato finora, dai personaggi delle serie di successo della marca, ma inizia come volesse essere un documentario, e servendosi dei meccanismi del genere, mette in scena un ‘dietro le quinte’, making-of di un’intervista, per proseguire poi come un biopic.
In una realtà parallela di mattoncini colorati e in movimento, è raccontata la vita e la carriera del multi-talentoso cantante e produttore musicale americano Pharrell Williams, cresciuto povero fra le strade e la musica di Virginia Beach, ma arrivato al successo di studi e produzioni grazie alle sue intuizioni musicali. Per capirci meglio, Williams è l’autore delle colonne sonore di Cattivissimo me (2010) e Cattivissimo me 2 (2013), nonché del fortunatissimo singolo musicale ‘Happy’.

Il film si apre con la mini-figura di Williams che chiede alla mini-figura della moglie Helen di tenere a bada le turbolente e rumorose mini-figure dei bambini perché deve dare un’intervista. Detto ciò, entra in uno studio di registrazione e, sedutosi davanti ad una telecamera e ad un intervistatore – presumibilmente la mini-figura di Morgan Neville, il regista – inizia a raccontarsi. Grazie ai tanti mattoncini vengono ricreati i sogni di bambino, il mondo fantastico dei miti di Atlantide e di Nettuno (il quartiere dove Williams ha vissuto la sua infanzia si chiama appunto Atlantis Project), l’incontro con la musica e la sua esperienza sinestetica, l’importanza degli amici di scuola Chad Hugo e Shay Haley, con i quali inizia a suonare nella band scolastica The Neptunes. Grazie a questa attività entra in contatto con lo studio di produzione Future, e ha inizio la storia d’amore con Helen, che diventerà sua moglie. Nel film viene dato grande risalto alla collaborazione con importanti musicisti quali Madonna, Gwen Stefani, Justin Timberlake e alla realizzazione di vari pezzi musicali che rispecchiano l’ecclettismo della sua produzione. La creatività musicale di Williams consiste nell’inventarsi beats, battute base, ritmiche e inconsuete, ma semplici ed innovative che lo portano al successo. Nel film questi ritmi o beats prendono la caratteristica forma di luminosi mattoncini trasparenti. I più scintillanti, perché fra i più preziosi. Inoltre, il ‘documentario’ non dimentica di ricordare le varie realizzazioni nel campo della moda e del marketing del cantante.
È proprio la voce in off di Williams a raccontarsi con un tono a volte incredulo, a volte molto malinconico, in certi momenti anche leggermente patetico, sui momenti più e meno esaltanti della sua vita. Quei passi– ecco appunto il piece by piece del titolo –, quel racconto tassello per tassello, che ricostruisce le tappe salienti della sua carriera. Ma il titolo nasconde anche quella che in definitiva è la caratteristica principale dello stile così eclettico del musicista, ossia la sua capacità di separare, per poi ricomporre in modo inusuale, stili diversi e, avvicinandoli, riuscire ad armonizzarli fra loro. Interpretata in questo modo, la decisione per una scelta formale così bizzarra come il Lego-Movie non fa una piega.
La scelta stilistica rispecchia probabilmente anche un altro motivo, ossia una cercata e voluta privacy. Per quanto il film rimanga legato ad una prospettiva in prima persona, visto che Williams è presente in ogni scena e in ogni frase del film – proprio perché vuole raccontare il ‘pure self’, il sé stesso più puro, come lo definisce lui –, il cantante ci tiene ad essere presente senza però volersi esporre in prima persona. Tanto più che l’idea filmica rivela una necessità personale di liberarsi del passato, quasi da film terapeutico. Se non fosse per la messa in scena dell’intervista, Williams potrebbe benissimo raccontarsi disteso sul lettino di uno psicoterapeuta, proprio perché sembra voler sondare le profondità del suo talento, della sua fede in Dio e nella famiglia e allo stesso modo, si sforza di decifrare quell’altalenante ‘sali e scendi’ che accompagna spesso il fenomeno del successo.
Stupisce che Piece by Piece, a differenza degli altri film del franchise, non sia stato pensato per essere un film per bambini, ma pensato per chi, adulto come Williams, è rimasto un grande nostalgico della magica infanzia e dei magici mattoncini; nonché probabilmente ammiratore del cantante, tanto da andarsi a vedere un film su di lui, girato senza di lui e per giunta con una colonna sonora interessante, ma che si limita ad accennare, più che sfruttare al meglio i pezzi musicali.
Insomma, il dubbio rimane, che forse, con immagini reali, il film sarebbe riuscito ad appassionare di più.
In sala dal 5 dicembre 2024.
Piece by Piece – Regia e sceneggiatura: Morgan Neville; montaggio: Jason Zeldes, Aaron Wickenden, Oscar Vazquez; musica: Michael Andrews; produzione: Animal Logic, Broadway Video, Delirio Films, Focus Features, One Cool Group, Polygram Entertainment, Pure Imagination Studios, The LEGO Group, Tongal, Tremolo Productions, i am OTHER; origine: USA, 2024; durata: 93 minuti; distribuzione: Universal Pictures.
