Ritratto di un Amore di Martin Provost

Siete solito avvicinare le ragazze per strada?

Così chiede Marthe al pittore che le scopre il seno per poterla dipingere. L’artista non risponde, prosegue nel dipinto. È Pierre Bonnard, uno dei pionieri del post-impressionismo. E non è solo:

Siamo i Nabis. Significa “profeti” in ebraico.

Abbiamo deciso di rivoluzionario la pittura moderna.

Tra gli artisti parigini vista Sacro Cuore, Marthe è un pesce fuor d’acqua: spiantata come loro, è però estranea alle arti e spaventata da quella vita di ossessione e frivolezze culturale. Ogni pittore ha tuttavia bisogno di una musa e la musa di Pierre è inspiegabilmente proprio lei:

Perché Pierre dipinge solo il mio corpo?

Un amore passionale si mescola con l’arte, i due finiscono a vivere in campagna: solo due bassotti a fare loro compagnia, né matrimonio né figli perché Pierre non vuole fare vita da borghese. Intanto la vita artistica parigina corre, Pierre diventa Bonnard una mostra dopo l’altra e gli artisti di Parigi reclamano l’amico pittore, mentre lei…

Martin Provost aveva vinto nel 2009 il premio César con il film Séraphine, basato sulla vita della pittrice Séraphine de Senlis, e torna ora a raccontare in Ritratto di un Amore la vita di un altro pittore, Pierre Bonard, esponente post-impressionista vissuto nella fervente – e claudicante – Parigi della prima parte del ‘900.

Passato anche a Cannes 76, Ritratto di un Amore Bonnard, Pierre et Marthe, questo il titolo originale – non poteva che essere un film francese nella lingua, nell’animo e nello stile. Provost non cerca la perfezione nella fotografia – naturalista, senza fronzoli o filtri – né nella scenografia – sufficienti, senza pretese – ma si distingue per avere un gusto nelle riprese in generale, in alcune inquadrature in particolare.

È il tatto cinematografico francese. Quello che non necessità di grandi dialoghi né di immagini mozzafiato, predilige invece un buon taglio della mdp come un’alternanza di campi stretti e larghi che diano ritmo e bellezza alle scene. È comunque da notare che alcuni inciampi, per esempio la ricerca di una geometria dell’inquadratura, finiscano a volte per stonare con la leggerezza generale. Molto efficaci le riprese in interni, osceni invece i greenscreen che sono letteralmente un pugno nell’occhio, nel caso delle panoramiche su Roma, un cupolone intero nell’occhio.

Il protagonista non è Marthe e neppure Pierre, è il loro amore passionale, tra pazzie di felicità e tradimenti dolorosissimi. Lo spettatore entra in sintonia con i personaggi, arriva a percepirla quella passione, anche nel proprio cuore. Lei asmatica e in difetto di autostima, lui maniaco del lavoro e donnaiolo, i due si incontrano senza che si possano mai più lasciare. Non è un caso che un terzo dei lavori di Bonnard abbia lei come protagonista, i suoi occhi a splendere e le imperfezioni date da una mano innamorata e tremante:

Perché il mio volto è sempre sfocato?

La sceneggiatura è ben scritta, i passaggi sono chiari e i personaggi ben delineati. Ci fa vivere veramente questo loro amore senza appesantirlo, rendendolo realistico e godibile per lo spettatore. A ciò si inserisce un discorso femminista che si ritaglia uno spazio senza eccedere, dicendo verità magari scontate, eppure opportunamente sottolineate:

Perché sempre nudi di donne e mai di uomini?

Perché sono gli uomini a dipingere, e non le donne.

Ritratto di un Amore è quindi un buon film francese sull’amore, e si caratterizza per la bravura nel raccontarlo questo amore. Spicca altresì per la qualità di sguardo registico, non annoia per l’efficace racconto narrato di questo Amore con la A maiuscola e infine è ottimamente recitato, un plauso Cécile de France e Vincent Macaigne, e a Stacy Martin per il ruolo di Renèe (l’amante di Pierre).

P.S.: da vedere possibilmente in francese, la lingua originale si sposa perfettamente con il soundtrack.

Film d’apertura de “Rendez-vous”, il Festival del Nuovo Cinema Francese 2024

In sala dal 16 maggio 2024


Ritratto di un Amore  ( Bonnard, Pierre et Marthe)– regia: Martin Provost; sceneggiatura: Martin Provost; fotografia: Guillaume Schiffman; montaggio: Tina Baz; musica: Michele Galasso; interpreti: Cécile de France, Stacy Martin, Vincent Macaigne, Anouk Grinberg, Grégoire Leprince-Ringuet, André Marcon, Philippe Richardin; produzione: Les Films du Kiosque; origine: Francia, 2023; durata: 122 minuti; distribuzione: I Wonder Pictures.

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