Severance (Stagione 1) di Ben Stiller

  • Voto
5

L’altro

 

Uno degli aspetti più impervi per chi scrive è rendere un prodotto interessante e accattivante, partendo da un’idea semplice, a volte perfino scontata. Con Severance, nuova serie targata AppleTV+, lo showrunner Dan Erickson riesce proprio in questa impresa: una corporazione (retro)scientificamente all’avanguardia applica ai suoi dipendenti il processo di scissione, ovvero la separazione mnemonica di pensieri e personalità, attraverso l’istallazione di un microchip nel cervello; in questo modo, (quasi) tutti coloro che lavorano alle dipendenze della Lumon  – gli “interni” – sono individui differenti da loro stessi al di fuori del posto di lavoro – eccoli gli “esterni” – e, di conseguenza, del tutto inconsapevoli delle rispettive vite, come individui diversi che abitano lo stesso corpo.

Descritto così, in pochi dopo aver letto tale plot proverebbero curiosità nell’approcciarsi a un film, figurarsi a una serie televisiva. Un errore madornale. Perché Severance è un thriller psicologico ponderato e sofisticato, che si prefissa un obiettivo tanto arduo, quanto sufficiente, da solo, ad ambire allo status di serie cult nel giro di una manciata di episodi: raccontare storie che “non esistono”, perché sono i protagonisti di queste stesse storie a non averne in primis né l’idea, né il sospetto e la dimensione della loro stessa esistenza.

I nove episodi di questa prima stagione diretta con maestria da Ben Stiller, che adopera la macchina da presa come una lente d’ingrandimento sulle emozioni e le sensazioni espresse dagli sguardi e i tratti del viso di personaggi forzatamente collocati al loro posto, ma mai pienamente a loro agio con una quotidianità asettica e imperscrutabile, si dispiegano attraverso un accumulo quasi esasperante della tensione, svelando con pazienza e senza alcun sotterfugio, gli elementi cardine di due micromondi tanto divergenti, quanto connessi tra loro. Ed è questa lungimirante operazione di worldbuilding che dona spessore e solidità alla nuova serie AppleTV+, in grado di intrecciare con sapienza il dramma esistenziale dei protagonisti, a una intelaiatura scenica costruita sulla cultura del sospetto e del potere della soggiogazione gerarchica, socialmente annichilente.

E Severance trae ossigeno proprio da lì, ovvero dal dramma e dalla ricerca quasi involontaria, ma naturale e causale di sé e della propria completezza individuale: l’istinto anarchico di Helly R, la tenera ricerca d’affetto del severo Irving B., la dolcezza nascosta di Dylan G. e i tormenti di Mark S., quasi un guscio vuoto, reso magnificamente dall’interpretazione algida ed essenziale, eppure quieta, di Adam Scott, sono gli elementi essenziali con cui Severance contrappone due mondi differenti che in realtà sono uno, attraverso i quali infonde vita, colore e forza a personaggi già appassiti dopo la prima inquadratura, e grazie ai quali ci ricorda che il posto di lavoro non deve essere il posto in cui morire.

Sofisticato nella scelta scenografica che richiama capolavori del cinema tipicamente retrofuturistici – l’immenso Brazil su tutti -, ammiccante nel camuffare l’asettica realtà della Lumon in uno scrigno pieno di enigmi quasi sottaciuti, Severance ha l’ardore di culminare in un ultimo episodio che è da solo un lungo cliffhanger caricato al millisecondo, un ordigno perfettamente calibrato, destinato a deflagrare in un liberatorio urlo pregno di vergogna, dolore e speranza.


Severance –  genere: thriller, drammatico; showrunner: Dan Erickson; stagioni: 1 (rinnovata); episodi prima stagione: 9; interpreti principali: Adam Scott, Patricia Arquette, John Turturro, Britt Lower, Zach Cherry, Tramell Tillman, Dichen Lachman, Christopher Walken, Michael Chernus, Jen Tullock ; produzione: Red Hour Productions, Endeavor Content; network: AppleTV+; origine: U.S.A., 2022; durata: 45′-60′ minuti; episodio cult: 1×09.

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