
Dopo l’ottimo Crossing The Border (2018), Living The Land è la seconda opera del regista cinese Huo Meng e, come il primo, anche qui l’interesse dell’autore è per la Cina rurale e i drammatici cambiamenti che la tarda modernizzazione ha portato nel giro di pochi anni alla campagna. Lontano dal voler essere una saga familiare, come per intenderci lo erano, molto più in grande, L’albero degli zoccoli (1978) di Ermanno Olmi o Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci, questo film vuole essere un ritratto naturalistico delle profonde trasformazioni sociali ed economiche che vengono a stravolgere, nel corso di un anno solare, la vita di una famiglia, e insieme a questa, la vita corale della piccola comunità a cui questa appartiene.
Seguendo il ritmico ciclo delle stagioni la storia inizia e finisce con un funerale. Siamo nella primavera del 1991, la radio trasmette notizie di attualità internazionale, ma nel piccolo villaggio di Bawangtai si è ancora immersi nel passato. Con la primavera in arrivo, tutta la comunità si appresta a scavare nei campi alla ricerca dei resti del nonno di Xu Chuang, caduto per mano giapponese durante l’ultima guerra. Ora finalmente le sue ossa troveranno la giusta e a lungo meritata sepoltura. L’anziana Guilan (Zhang Caixia) racconta di queste drammatiche, e ormai mitiche vicende storiche, al nipote Xu Chuang (Wang Shang). Il bambino di dieci anni cresce con la nonna novantenne al villaggio, mentre i suoi genitori si sono spostati per lavoro a Sud, nella regione industriale di Chenzhen, e tornano solo per rare occasioni familiari e festive a trovare il figlio. Chuang, che è inevitabilmente affezionato alla nonna Guilan e alla giovane zia Xiuying (Zhang Yanrong), vive, pur lontano dai genitori, una felice e spensierata infanzia a contatto con la natura e in pratica cresce fra cugini e gente del paese.

L’ambientazione di Huo Meng ha carattere universale: ricrea con cura la tipica comunità contadina con l’inconfondibile umanità dei suoi individui: il saggio anziano che racconta memorie del passato, incarnato qui da nonna Guilan, l’idiota che è anche capro espiatorio per ogni male accaduto, la bella Xiuying, che la povertà della famiglia costringe a sposare il ricco del villaggio. Tutte le storie personali sono però volutamente poco approfondite, anzi accennate e abbozzate solo in funzione del loro integrarsi a quella che risulta essere la descrizione della vita comunitaria e delle tradizionali attività rurali. Al regista preme mostrare lo spirito della collettività ormai andato perduto con l’avanzante e inarrestabile industrializzazione della zona. E qui entra in azione la mdp. Quest’ultima si sposta in lente carrellate laterali, che se partono da scene di intimità casalinga, si spostano e si soffermano su altre che avvengono in comunità e all’aperto. E così, con la stessa attenzione prestata dal regista alla descrizione dei riti tradizionali, quali il matrimonio e la commemorazione dei defunti, la lavorazione del cotone o la mietitura, nel corso del film si passano in rassegna i segnali del cambiamento che arriva da fuori, siano questi piccoli segni, come l’arrivo del gelato, o di più grande impatto, come la ricerca del petrolio o l’arrivo del trattore a sostituire il bue e l’aratro nella lavorazione della terra. Lontano dal cercare il realismo sociale, Huo Meng si avvicina come dicevamo, più ad una descrizione naturalistica e corale della tradizionale vita contadina, con toni a volte decisamente nostalgici.
Guardando Living The Land ci è tornato inevitabilmente in mente Terra e polvere (Yin Ru Chen Yan/Return to Dust) di Li Ruijun presentato in concorso alla Berlinale del 2022, di cui avevamo scritto a suo tempo. Sebbene non raggiunga la stessa qualità poetica di quest’ultimo, anche il film di Huo Meng vuole essere una positiva rievocazione dei valori persi con il troppo veloce abbandono del tradizionale mondo contadino cinese.
Sheng Xi Zhi Di (Living The Land) – regia e sceneggiatura: Huo Meng; fotografia: Daming Guo; montaggio: Huo Meng; musiche: Wan Jianguo; interpreti: Wang Shang, Zhang Chuwen, Zhang Yanrong, Zhang Caixia, Cao Lingzhi; produzione: Floating Light, Film and Culture Co.,Ltd., Film Group, Phoenix Legend Films Co.,Ltd., Bad RabbitPictures Co.,Ltd., Lianray Pictures; origine: Cina, 2025; durata: 132 minuti.
