Sicilia Queer Filmfest XIV° Edizione (Palermo, 25-31 maggio): Bonjour la langue di Paul Vecchiali (Panorama Queer)

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Bonjour la langue (2023)

Godard, Straub, Tanner, Vecchiali, Rozier. Nel giro di neanche un anno, gli ultimi reduci di tutta una gloriosa stagione cinematografica, di una certa concezione radicale dell’autore, sono scomparsi, uno dopo l’altro. Come se un intero mondo fosse tramontato. Ad accomunare tutti questi registi, l’idea che prima di tutto bisognasse prendere scelte “di campo” e che a partire da questo primo gesto aurorale di cinema la vita si producesse spontaneamente davanti alla macchina da presa. L’ultimo lungometraggio di Paul Vecchiali, Bonjour la langue, prodotto con la consapevolezza che sarebbe stato il suo ultimo film e presentato a Locarno sette mesi dopo la morte, è fin dal titolo godardiano un accorato ossequio ai propri compagni d’avventura, un film-commiato che riafferma con programmatica schiettezza la propria idea di cinema e di vita.

La scelta “di campo” è la più elementare di tutte: come l’ha descritta Pascal Cervo nella presentazione del film al Sicilia Queer, “uno parla mentre l’altro ascolta”. Due attori in scena (lo stesso Vecchiali e Cervo), un canovaccio melodrammatico e un continuo rimbalzo di campo e controcampo, di punti di vista, ma anche, qua e là, fulminee epifanie di falsi raccordi, non molto diversamente quindi dal loro primo lavoro insieme, Faux Accords (2014). La dimensione amicale del progetto si esplicita inoltre nell’immissione dentro il film di alcuni estratti di una successiva collaborazione, Le cancre (2016). Si può quindi già comprendere come il racconto finzionale sul ritorno di un figlio dal padre dopo anni di silenzio sia piuttosto un pretesto per infiltrare elementi meta-testuali e considerazioni personali. Dire addio non solo al cinema, ma anche a un’amicizia.

Due camere seguono i due personaggi nelle tre location e tre atti del film: nel primo atto, la distanza spaziale tra i due personaggi riflette la dissonanza del loro vissuto. Più che a un dialogo, ci si trova dinnanzi a una frattura, evidenziata da un campo / controcampo che isola il personaggio nel proprio universo; il cambio di location del secondo atto implica una nuova impostazione registica: i personaggi sono più vicini, il controcampo è più rappacificante, i personaggi imparano ad ascoltare l’altro, lo spettatore a vedere di nuovo; nell’atto conclusivo i due personaggi condividono la stessa inquadratura, ma ecco che, proprio nel momento di massima convergenza di vedute, Vecchiali insinua la finzione massima, il più tipico coup de théâtre da melodramma.

La rigorosa operazione di messa in scena lavora a discapito del “look” del film, indifferente della sciatteria della fotografia digitale e delle banalità teatrali nella scrittura e nell’uso dello spazio. A preoccupare Vecchiali, piuttosto che ciò che sta semplicemente di fronte alla camera, è il riflesso vitalistico dell’incontro con la parola. A scandire le situazioni del film, infatti, non sono gli eventi del canovaccio, ma le lacrime che di tanto in tanto affiorano dagli occhi dell’anziano regista nei momenti in cui il ricordo del passato e degli amici di una vita perduti si fa più pressante. L’invito alla lingua del titolo giunge all’invocazione finale di una parola risolutiva che possa interrompere il perpetuo flusso di rimorsi e sublimare definitivamente quelle lacrime. Un invito certamente aperto anche allo spettatore a concedere per un’ultima volta il proprio sguardo all’autore e lasciarsi abbandonare alla finzione.


Bonjour la langue – Regia: Paul Vecchiali; sceneggiatura: Paul Vecchiali, Pascal Cervo; fotografia: Philippe Bottiglione; montaggio: Vincent Commaret; musica: Roland Vincent; interpreti: Paul Vecchiali, Pascal Cervo; produzione: Paul Vecchiali per Dialectik; origine: Francia, 2023; durata: 80 minuti.

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