Gerard Depardieu nel 2022 con Il sapore della felicità. Isabelle Huppert nel 2023 con Viaggio in Giappone e adesso Catherine Deneuve nel 2024 con Spirit World – La festa delle lanterne (già presentato alla Festa del Cinema di Roma nell’ottobre dell’anno scorso) del regista originario di Singapore Eric Khoo. Tutti celeberrimi attori/attrici francesi che finiscono in Giappone. A chi toccherà nel 2025? A Daniel Auteuil? A Juliette Binoche? Chissà come mai il cinema francese o comunque film interpretati da celebri, celeberrimi attori/attrici francesi prova questa così grande attrazione per il Giappone? Una cosa è certa: chi va in Giappone, non sta per nulla bene, non attraversa una fase particolarmente felice della propria vita; felice non lo era il grande chef stellato interpretato da Depardieu, non lo era la scrittrice in crisi e in lutto interpretata da Huppert e non lo è nemmeno Claire Emery, la cantante, anche lei depressa e a fine carriera, interpretata da Catherine Deneuve.
Dopodiché in tutti e tre casi, secondo modalità diverse, il Giappone spalanca una qualche via d’uscita dalla depressione, dalla crisi, una qualche forma di ri-posizionamento e di resurrezione (è proprio il caso di dirlo, vedi sotto) anche se mai come nel caso di quest’ultimo film, prima che la via d’uscita si palesi la protagonista deve addirittura morire, va a morire proprio in Giappone, accasciandosi sul bancone di un bar dopo l’ennesima, smodata bevuta per dimenticare la sua tristezza e i suoi lutti (ha perso la figlia in circostanze che non ci vengono spiegate), il tutto malgrado in Giappone la adorino come se ancora fosse al massimo del successo. Ma come, si dirà? Prima morire, e poi trovare una via d’uscita? È proprio così.
Perché in questo film, invisibili come gli angeli di Wenders, i morti non muoiono, ma scortano i vivi, fin quando non hanno raggiunto/prodotto una forma di pacificazione che a che fare con le lanterne, di cui alla seconda parte del titolo.
Da morta la cantante si accompagna a un signore che si chiama Yuzo Nobusawa (interpretato dal celebre attore giapponese Masaaki Sakai, anche lui muore proprio all’inizio del film). I due, come si diceva, “scortano” un terzo e ultimo personaggio (solo verso la fine ve ne sarà un quarto, l’ex moglie di Yuzo), ovvero il figlio di Yuzo, Hayato (Yutaka Katenouchi), ma a tratti più depresso e più morto dei defunti e che affoga, a sua volta, nell’alcol (lo “spirit” di cui al titolo si riferisce con certezza anche a questo aspetto) la sua crisi creativa, era un famoso regista di cartoons che ha completamente perso l’ispirazione e, faute de mieux, raccogliendo l’auspicio paterno va a riportare una tavola da surf a sua madre che non vede da anni, con i due morti, non visti, seduti sul sedile posteriore della macchina. Con una svolta drammatica del film che non racconterò ma che segnerà il parziale, l’unico possibile riscatto di Claire.
Il titolo originale è mezzo in giapponese e mezzo in francese. La parte in francese è praticamente la stessa di quella in inglese, con cui è stato distribuito in Italia. L’altra metà del titolo, quella giapponese, s’intitola Yōkai (妖怪) che significa spirito, mostro, creatura soprannaturale. Si riferisce a una vasta classe di esseri sovrannaturali nel folklore e nella mitologia giapponese, che comprende spiriti, demoni, fantasmi, animali magici e altre entità straordinarie, ciò che spiega, grosso modo, quel che avviene nel film.
La trama è tuttavia decisamente molto, molto esile. Quel che viene raccontato si poteva esaurire in un cortometraggio di una ventina di minuti. Che cosa fa il regista per arrivare ai 90? Rallenta clamorosamente i dialoghi, inserisce molti silenzi, dedica minuti su minuti a rappresentare la natura dove il vivo e i due morti approdano, che è poi la zona marina dell’isola di Honshu, la più grande del Giappone, fra Tokyo e Kyoto, una zona particolarmente panoramica e pittoresca in riva al Mar del Giappone (raro vedere il mare in film ambientati in Giappone, mi pare) descritta grazie ai droni, si serve di una quantità infinita di inquadrature del mare a tutte le ore del giorno, replica le situazioni di fondo oltre misura, con un sostanziale minimalismo che rientra a pieno titolo nei cliché previsti dalla cultura giapponese.
In sala dal 26 giugno 2025
Spirit World – La festa delle lanterne (Yôkai – le monde des esprits ) – Regia, sceneggiatura: Eric Khoo; fotografia: Adrian Tan; montaggio: Chong Wu Koh, Matthieu Laclau; interpreti: Catherine Deneuve, Masaaki Sakai, Yutaka Katenouchi; produzione: Zhao Wei Films, Fourier Films, Knockonwood, Wild Orange Artists; origine: Giappone/Francia/ Singapore, 2024; durata: 94 minuti; distribuzione: Europictures
