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Strichka chasu, è prima di tutto un documentario dal forte impatto visivo ed emotivo. Girato in Ucraina nel pieno corso dei disastrosi noti eventi bellici che hanno colpito il paese dopo l’invasione da parte della Russia, questo film prova a ridare allo spettatore l’esperienza di come diverse scuole dei maggiori centri abitati provano nonostante tutto a continuare il loro compito universale dell’educazione. La struttura che la giovane registra Kateryna Gornostai offre al film è quella di un mosaico fatto di diversi focus sulle disparate città, montati un dopo l’altro, che rendono anche bene quali siano gli “effetti collaterali” del conflitto sulle comunità, sulle famiglie e sulle singole persone. Quando si pensa a un documentario da una guerra, di solito si pensa di vedere scene di sangue, di strategie, di aerei o droni (oggi) che colpiscono siti mirati. Ma le guerre, comprese quella che qui fa da sfondo, non vengono combattute da tutti. Ci sono linee del fronte e campi di battaglia stabiliti, zone cuscinetto e città evacuate. Fuori da queste aree di combattimento, la maggior parte delle persone continua a vivere: gli anziani restano a casa, gli adulti vanno al lavoro e i bambini continuano ad andare a scuola.
È a partire da qui che il documentario di Gornostai mette radici, e racconta come funziona il sistema educativo ucraino nel mezzo di un’invasione su vasta scala. Filmando scene di vita scolastica precaria diffusa, dai bambini dell’asilo fino agli studenti delle superiori, il film mette in luce sia la “resistenza” degli studenti che continuano a impegnarsi mentre il loro paese si difende, sia degli insegnanti che cercano di trarre il massimo da una situazione catastrofica. Scegliendo di evitare le classiche interviste con i commentatori o i filmati d’archivio dei notiziari, la proposta di Gornostai ricorda un po’ l’impostazione del lavoro del grande Frederick Wiseman (e di altri documentaristi) i cui metodi sono più incentrati sul mostrare che sul raccontare. Mentre i titoli sullo schermo descrivono i nomi delle città e le rispettive distanze dal fronte, il resto di Strichka chasu ci immerge semplicemente in vari contesti, filmando bambini di età diverse fare le cose che i bambini tendono a fare quando sono a scuola: studiare, giocare, imparare, passare il tempo e annoiarsi.
Eppure, niente è normale in un paese mobilitato per lo scontro diretto, e Gornostai rivela i diversi modi in cui gli ucraini si sono adattati da quando la Russia li ha invaso nel febbraio 2022. Le lezioni scolastiche più vicine alle linee di battaglia vengono tenute tramite programmi informatici a distanza, mentre quelle più lontane possono provare a continuare in modo ordinario, anche se spesso vengono interrotte dalle sirene antiaeree che costringono tutti a nascondersi sottoterra. In una sequenza, un insegnante d’arte ha trasformato uno scantinato in uno studio colorato per studenti che imparano a dipingere e disegnare. In un’altra città, un’intera banchina di una stazione della metropolitana è diventata una scuola improvvisata, completa di lavagne, banchi e materiale didattico. Dato che la guerra dura ormai già da molto tempo, i bambini sembrano come abituati alla situazione, anche se non mancano purtroppo i drammi che influenzano le coscienze anche dei più piccoli. Gornostai e il cameraman Oleksandr Roshchyn catturano questi momenti in riprese widescreen composte con armonia, piene di figure giovani, che si tratti di bambini in età prescolare che corrono verso un rifugio antiaereo o di adolescenti che tirano a canestro in una palestra parzialmente distrutta da un attacco missilistico. La colonna sonora orchestrale e corale di Alexey Shmurak aggiunge una qualità epica a tali immagini, come se stessimo assistendo alla nascita di una nuova nazione che risorge come una fenice dalle proprie ceneri.
In effetti, Strichka chasu ha un chiaro intento indubbiamente nazionalista, alimentato da scene di studenti che cantano inni patriottici o salutano i caduti durante i momenti di silenzio, così come da tutte le lezioni che gli insegnanti danno loro sugli ucraini che resistono coraggiosamente agli invasori russi. Tale patriottismo, che piaccia o no, è un altro aspetto di un conflitto lungo e devastante che ha alterato così tante vite quando non le ha completamente distrutte. E tuttavia l’avvincente ritratto di Gornostai è in definitiva una promessa sia della resistenza dei bambini che continuano a persistere nonostante le circostanze terribili sia di un momento in cui non dovranno più farlo.
Strichka chasu – Regia e sceneggiatura: Kateryna Gornostai; fotografia: Oleksandr Roshchyn; montaggio: Nikon Romanchenko; musica: Alexey Shmurak;; interpreti: Olha Bryhynets, Borys Khovriak, Mykola Kolomiiets, Valeriia Hukova, Mykola Shpak; Produzione: Olha Bregman, Natalia Libet, Victor Shevchenko per 2Brave productions, con a_BAHN, Rinkel Film&Docs, Cinéphage Productions; origine: Ucraina/Lussemburgo/Olanda/ Francia, 2025; durata: 125 minuti.
