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Voto
È una serata da lupi, quella su cui si apre la nuova pellicola di Paolo Genovese: la pioggia batte sulle strade come se dovesse, con un sospiro affannoso, spazzare via il mondo diurno e tutti i suoi assurdi rituali. Le strade sono piccoli rivoli luminosi, ogni angolo pare zuppo di un’attesa colma di presagi. E infatti, sotto un portico, due vite finiscono inevitabilmente per incrociarsi: lei, una fumettista che ha fatto dell’anticonformismo un dogma esistenziale. Lui, uno scienziato dal temperamento melanconico. Lei con la sua cartella piena di ritratti e di speranze. Lui con i libri del dottorato in tasca e un paio di occhialini appannati sul volto. Sappiamo benissimo come andrà a finire. Ma loro ancora no.
Dopo la caliginosa partita di tetris organizzata ormai quattro anni or sono con la sceneggiatrice Isabella Aguilar in The Place, il regista di Perfetti sconosciuti ritorna sul grande schermo smerciando, come di tradizione, sogni infranti e fantasticherie maturate all’ombra dei trent’anni. Questa, infatti, è l’età di Anna (una bravissima Jasmine Trinca) e Marco (un romantico Alessandro Borghi), la strana coppia attorno a cui vortica l’intero film. Con un balzo vertiginoso verso un futuro che diventa presente e passato insieme, la cinepresa abbandona l’acquazzone, la notte umida, la piccola loggia in cui gli innamorati si scrutarono per la prima volta. E ci ritroviamo, come per magia, nel caotico appartamento acquistato dai due protagonisti dieci anni dopo lo scoccare del fatidico diluvio.
Il tempo non esiste: questo è l’assioma su cui i personaggi costruiscono il proprio viaggio, schiudendosi lentamente di fronte al pubblico in sala. Non dobbiamo ragionare in termini di verosimiglianza: Supereroi è un film nel film, una riflessione sul cinema e sull’umano rifiuto di una realtà che, come direbbe qualcun altro, rischia di sembrarci “scadente”. Così, impariamo a conoscere Anna e Marco attraverso la timidezza e il riserbo che in fondo appartengono a ognuno di noi: li vediamo ingannarsi a vicenda nel puerile tentativo di comprendersi, lei dice di essere impegnata e non è vero, lui dice di essere libero e non è vero. Lei fatica a lasciare la sua vecchia quotidianità, il bilocale condiviso con l’amica di sempre, la cucina perennemente in disordine, l’album da disegno sporco di carboncino, il piacere di una precarietà che affranca da qualsiasi legame. Lui è preciso, meticoloso, folle, e per lavoro spiega ciò che non si può spiegare: in poche parole, è un fisico.
La collisione fra queste due meteore provoca effetti inaspettati, visibili esclusivamente su grande schermo: un viaggio a Marrakech per portare in salvo un antico vaso. Una promessa di matrimonio fra una spiaggia notturna e una lattina di birra. Svariati litigi estivi, svariate promesse destinate a galleggiare nell’eterno microcosmo del condizionale. Il fantasma di un figlio, il caparbio terrore di lei e l’insicurezza di lui. Un incidente improvviso, i momenti nei quali la strada maestra pareva biforcarsi una volta per tutte. E intanto l’universo continua a vorticare, non sempre nel senso giusto ma sempre nell’unico senso possibile. Il solo precetto a cui Anna e Marco obbediscono è la prima legge del movimento di Newton, altresì detta principio d’inerzia: “ogni corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto uniforme e rettilineo a meno che non sia costretto a mutare quello stato da forze impresse”. Così, il cammino dei protagonisti procede inarrestabile verso il nulla, ma devia in continuazione verso la vita.
Con l’ironica delicatezza che contraddistingue la sua mano, Paolo Genovese allestisce qui un notevole gioco a incastri, smembrando e ricomponendo l’ordinario spaziotempo dello spettatore che inesorabilmente tende al cinismo. Il regista segue una logica sentimentale spesso in conflitto con la nostra. Il rischio è quello di risultare stucchevole e, ahimè, l’obiettivo ci cade in pieno: ai suoi Supereroi manca un velo di tragica disillusione, un’amarezza che li avvicinerebbe a noi poveri scettici, il crudele disincanto che invece segna il volto di ogni perfetto sconosciuto. La seconda parte della pellicola sfocia nell’incredibile – o meglio, nel non credibile – e trasforma la parabola di Anna e Marco nel dramma post-adolescenziale di Love Story.
Non si capisce per quale motivo l’ombra confusa della cosiddetta malattia svolazzi intorno ad ogni commedia romantica come un avvoltoio sopra un cimitero di elefanti. Nel momento in cui viene chiesto al pubblico d’abbandonare la razionalità per affidarsi alla favola, si dovrebbe anche avere il coraggio d’intessere un lieto fine. In un tale contesto, difatti, un sano “e vissero felici e contenti” non avrebbe avuto lo stesso sapore stantio di una prematura e ben più caramellosa separazione “per cause di forza maggiore”. Ma Genovese non sembra cavarsela egregiamente con l’idillio, forse lui in primis non riesce a compiere il salto decisivo, né tantomeno a seguire le chimere che ci porge in dono. Un vero peccato.
Supereroi – Regia: Paolo Genovese; sceneggiatura: Paolo Genovese; fotografia: Fabrizio Lucci; montaggio: Consuelo Catucci; interpreti: Jasmine Trinca (Anna), Alessandro Borghi (Marco), Vinicio Marchioni (Vittorio), Greta Scarano (Pilar), Elena Sofia Ricci (Elena), Gwendolyn Gourvenec (Laurene), Linda Caridi (Tullia), Flavio Parenti (Gigi), Angelica Leo (Sofia), Giacomo Mattia (Ugo); produzione: Lotus Production; origine: Italia 2021; durata: 120’; distribuzione: Medusa Film.

Trovo questa recensione povera e ingiusta. Ovviamente trattasi di libera opinione in quanto la recensione stessa è, di fatto, giudicante e non tecnicamente oggettiva. Il libro, come anche il film, trattano una storia… o, meglio, trattasi di una “finestra” sulla vita reale. Mi sarebbe piaciuto un commento sulla scenografia, sul cast, sull’ambientazione oppure sulla qualità narrativa, non una critica alla storia che, in quanto tale, quella è. L’idillio di cui Lei parla è lontano dalla realtà e a me questa storia è piaciuta proprio perché verosimile e, aggiungo, ci interroga su temi oggettivi che dovrebbero aprire all’introspezione…. Le consiglio Pretty Woman