I Masnadieri (Die Räuber, 1781) opera per eccellenza simbolo dello Sturm un Drang, di cui Friedrich Schiller ne fu uno dei più alti rappresentanti, non è un testo assolutamente semplice da poter trasporre sulle scene, senza prima averne fatto uno studio attento e profondo.
In primis perché il testo originale contiene un uso della lingua tedesca in quella che, potremmo definire la nascita della letteratura teatrale moderna in Germania, assieme alle opere di Georg Büchner, il quale invece fece parte della generazione immediatamente successiva, confermando un nuovo filo conduttore nell’arte drammaturgica.

La ribellione, la sovversione e il cambiamento non sono legati esclusivamente al plot delle storie, ma a metodologie che sovvertono la natura del testo teatrale, come già aveva dimostrato Lessing nelle sue riflessioni contenute nella Drammaturgie d’Amburgo (1767 -1769), ponendo le basi di quella che sarebbe diventata la scuola Romantica.
L’opera dei Masnadieri ha un aspetto peculiare che la caratterizza: si sviluppa quasi tutta intorno alle figure di due fratelli Karl e Franz (Daniele Paternoster e Gianni D’Addario) e il padre, il conte Von Moor, (Stefano Braschi) nonostante sia presente una mole enorme di personaggi significativi, i quali consistono in verità in satelliti, di cui l’autore tedesco fece uso per corroborare una storia ideologica di ribellione giovanile contro l’ordine costituito.
Nella regia di Michele Sinisi non c’è posto per il protagonismo dell’eroe e dell’antagonista schilleriano, non è un caso che gli attori della Compagnia della Creta siedano tutti in palcoscenico e si esibiscano presentandosi prima nella loro reale identità, come a dimostrare una sorta di compenetrazione di personaggi dei Masnadieri con le loro vite, che a loro volta inverano quelle dei giovani ribelli schilleriani.
Spesso vengono ripetute le stesse scene come se dell’opera fossero fondamentali alcune parti e non il tutto, proprio a sottolineare che la regia vuole estrapolare i significati più profondi attuandoli e avvicinandoli al pubblico.

Merito anche di un valido gruppo teatrale, in cui troviamo una sola attrice, perfetta nel suo ruolo drammatico, che naturalmente interpreta la tormentata Amalia, (Laura Pannia), personaggio chiave e risolutivo dell’opera.
Lo stile scelto da Michele Sinisi per i suoi attori è quello grottesco, del surreale, dello sberleffo, che però vuole essere portatore di messaggi politici e di innovazione della nostra società e lo comunica attraverso una scenografia emblematica del nostro mondo consumistico e blasfemo.
Il Teatro Basilica si trasforma in un luogo di grande suggestione e riflessione, grazie a uno spettacolo che presenta qualche taglio di una drammaturgia imponente ma senza svuotarla del reale significato. La ribellione infatti è vita o morte. Schiller lo aveva chiarito e oggi il concetto ci raggiunge ancora con una forza sconvolgente.
Prossime date in calendario tournée: Milano Teatro Fontana 6-23 giugno 2024
I Masnadieri di Friedrich Schiller – Regia: Michele Sinisi; rielaborazione testuale: Michele Sinisi e Tommaso Emiliani; assistente alla regia: Tommaso Emiliani; interpreti: Matteo Baronchelli (Schweizer), Stefano Braschi (Maximilian Von Moor), Lorenzo Garufo (Roller), Alessio Esposito, (Spiegelberg), Laura Pannia (Amalia), Amedeo Monda (Schwarz), Daniele Paternoster (Karl Moor), Jacopo Cinque (Grimm, Razmann, Schufterle), Vittorio Bruschi (Hermann), Gianni D’Addario (Franz Moor), Lucio De Francesco (Daniel, Frate, Padre Moser); scene: Federico Biancalani; costumi: Giulia Barcaroli; produzione: Gruppo della Creta – Elsinor Centro di Produzione Teatrale – Fattore k.
Foto: Simone Galli.
