Al di là del loro valore estetico, ci sono pellicole in grado di lasciare una traccia maggiormente duratura nella memoria collettiva di noi spettatori quando, ad esempio, la storia che portano sullo schermo entra in risonanza con la nostra vita o con quella degli attori chiamati a interpretarla. Per quel che attiene il secondo binomio, storia/attore protagonista, il da poco passato 2024 non è certo stato avaro di esempi calzanti. Il riferimento, naturalmente, è a The Substance, interpretata da Demi Moore: un film politico, un J’accuse diretto al mondo dello show business, prima ancora che un body horror.
Pur partendo da tutt’altro tipo di ambizioni, The Last Showgirl, film diretto da Gia Coppola e interpretato in maniera sorprendente da Pamela Anderson, pare percorrere traiettorie molto simili. La sceneggiatura scritta da Kate Gersten una decina di anni or sono, venne pensata come pièce teatrale dal titolo The Body of Work, per raccontare, in chiave intimista, la vita di un gruppo di ballerine di Las Vegas chiamate a reagire alla chiusura del loro decennale spettacolo.
Dopo aver trascorso trent’anni come ballerina nel corpo di ballo delle “Razzle Dazzle”, a Shelly (Pamela Anderson) e alle sue compagne viene comunicato, dal proprio manager Eddie (Dave Bautista), l’imminente chiusura dello spettacolo. Per tutte loro si tratta di uno shock, ma in particolar modo per Shelly, che dello spettacolo di ballo, per molti anni, è stata l’anima e il volto. Per esso, dapprima come prima ballerina, poi, via via, in posizione sempre più arretrata rispetto al pubblico, la donna ha sacrificato tutto: gioventù, vita affettiva e persino il rapporto con Hannah (Billie Lourd), sua figlia. Ora che la bellezza di un tempo è in parte sfiorita, vediamo la donna domandarsi quale piega prenderà il suo futuro prossimo, se già il presente non pare certo elargire ricche soddisfazioni, ai margini com’è di uno spettacolo di ballo di second’ordine. Non può certo aspirare a riciclarsi come le più giovani colleghe Mary-Anne (Brenda Song) e Jodie (Kiernan Shipka) o, ancor meglio, come Eddie, assunto con stessa mansione dallo spettacolo che le sostituirà. Può solo augurarsi di non ritrovarsi nelle stesse condizioni della sua migliore amica, ed ex collega, Annette (Jamie Lee Curtis), costretta a servire cocktail ai clienti di uno dei tanti casinò di Las Vegas, senza nemmeno la prospettiva di una vecchiaia dignitosa. Non dandosi per vinta, tuttavia, Shelly prova a ricucire il rapporto con Hannah, preparando, al contempo, una coreografia per le audizioni di un nuovo spettacolo cui lei aspira. Ma il tempo trascorso – contro cui Shelly ha ingaggiato una strenua lotta di resistenza – e gli errori compiuti, paiono condannarne in modo definitivo il futuro. E’ ancora possibile dare un senso alla propria vita di Showgirl superata la soglia dei cinquant’anni? Soprattutto: ha ancora senso farlo, sapendo che c’è uno strappo da rammendare nel rapporto con sua figlia?
Ossessione per una fama ormai passata e rapporti familiari conflittuali che accomuna The Last Showgirl con un’ulteriore pellicola, quel The Wrestler che, nel 2008, ebbe il merito di rilanciare la carriera di Mickey Rourke. Entrambi i film, a ben vedere, offrono uno spaccato di vita di persone non certo straordinarie, eppure, anche, fuori dal comune.
Tra problemi di ordinaria sopravvivenza e grandi occasioni che non hanno mai bussato alla porta, la vita di Shelly ci si presenta come banalmente ordinaria, al pari di quelle delle sue colleghe ballerine: persone comuni alle prese con la quotidianità che tutti conosciamo. Shelly è decisamente più a proprio agio sul palco, o dietro le quinte a ricucire i costumi di scena (dove, sovente, la mdp indugia in primissimi piani spesso impietosi), piuttosto che fuori, per le strade della città dove vive, dove ne vediamo la figura spesso sovrastata, quasi schiacciata, da imponenti edifici e architetture cittadine, che la fanno sembrare inerme.
Il merito di Gia Coppola, al di là della direzioni degli attori da cui ha saputo tirare fuori performance di davvero alto livello (oltre la Anderson, brilla per intensità Jamie Lee Curtis, ma andrebbero citati tutti gli attori coprotagonisti e comprimari) è quello di non aver calcato troppo la mano su una materia che avrebbe potuto prestare il fianco a toni sin troppo tragici. Al di là, infatti, della particolare ambientazione e pur rimanendo fedele alle intenzioni della sceneggiatrice e cugina acquisita, la pellicola non parla forse di lavoro (precario, assediato, eroso), di gender gap, di diritti e dignità personali?
Un film che ha il coraggio di rimanere attaccato alla stretta attualità e di piacerci proprio per questo.
In sala dal 3 aprile 2025.
The Last Showgirl – Regia: Gia Coppola; Sceneggiatura: Kate Gersten; fotografia: Autumn Durald; montaggio: Blair McClendon, Cam McLauchlin; musica: Andrew Wyatt; interpreti: Pamela Anderson, Jamie Lee Curtis, Dave Bautista, Brenda Song, Kiernan Shipka, Billie Lourd, Jason Schwartzman; produzione: Robert Schwartzman, Natalie Farrey; origine: USA, 2024; durata: 89 minuti; distribuzione: Medusa Film.
