The Legend of Ochi di Isaiah Saxon

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Opera prima del regista Isaiah Saxon, The Legend of Ochi , si presenta come un fantasy per ragazzi con atmosfere spesso cupe; pur attingendo ai classici della letteratura e dell’avventura per ragazzi – impossibile non pensare all’ E. T. di Steven Spielberg – il lavoro di Saxon sposa ambientazioni con tinte vagamente dark, senza nascondere un senso di angoscia, inquietudine e impotenza, che si alterna alla usuale ricerca di ribellione giovanile propria del genere.

Yuri (Helena Zengel) è un’adolescente che vive in un remoto paese montano (un’isola) con suo padre Maxim (William Dafoe) e un fratello adottivo poco più grande di lei (Finn Wolfhard). La fiabesca – e a volte tetra – ambientazione montana e boschiva non è però la parte principale del soggetto, quanto invece la collocazione in una surreale e distopica comunità di ‘cacciatori di Ochi’, creata dal prepotente (quanto grottesco e ridicolo) padre di Yuri. Una comunità distopica – che sembra la versione militare e cupa dei Goonies o dei protagonisti di Stranger Things – la quale ha come leader Maxim e come aiutanti gli adolescenti maschi del villaggio; Yuri, quindi, si ritrova ad essere l’unica donna all’interno del suo mondo.

Immediatamente chiaro dalle premesse dello script, come questa realtà stia stretta alla protagonista e come in lei sia presente la voglia di ribellione, che fa da motore e da perno nelle storie di avventura per ragazzi. Qui, come in E.T., ci sarà il fondamentale incontro con una piccola creatura fantastica, un cucciolo di Ochi (a metà tra una scimmia e un koala blu), che costituirà il vero e proprio atto di rivolta della protagonista verso il padre, attraverso il quale, poi, ritrovare la  madre alias Emily Watson.

E qui veniamo a uno dei temi principali del film: sia per Yuri che per l’amico-cucciolo di Ochi si tratta di tornare dalla propria madre, che, simbolicamente, equivale a tornare a casa, dove possono essere sé stessi – senza costrizioni imposte dall’esterno – ma anche alla dimensione della natura primordiale. C’è un secondo tema, però, che a volte stona, a causa di momenti sopra le righe o di considerazioni sociali e politiche che avrebbero richiesto maggiore attenzione; in contrapposizione alla ricerca della ‘madre perduta’, troviamo, infatti, la ribellione verso una società distopica e inequivocabilmente patriarcale, nella quale, la questione non è tanto il ‘gender’, ma la mancanza di empatia, sensibilità e comprensione. In maniera dicotomica e grottesca viene evidenziata la tossicità di un certo machismo, che ha bisogno di identificare nel ‘diverso’ (in questo caso gli Ochi, ma anche la madre di Yuri) un nemico contro il quale scagliarsi senza alcuna pietà e, soprattutto, senza alcuna riflessione o tentativo di convivenza pacifica.

Un tema attuale e sicuramente spesso trattato sia dal cinema che dalla letteratura; eppure, in questa The Legend of Ochi, il valore del conflitto tra violenza e comprensione, conformismo e ribellione e sfide tra generazioni, sfuma nel tentativo di ricondurre il tutto sul binario del film pensato per un pubblico di teenagers, come a voler abbassare le aspettative suscitate inizialmente.

È un peccato, poiché è chiaramente possibile girare un buon film pop e contemporaneamente porre il focus su tematiche sociali di grande attualità in maniera efficace.

Ad ogni modo, The Legend of Ochi si presenta come un film di genere gradevole che verrà apprezzato da chi ama l’incontro con la natura e il “Selvaggio”, oltre che da quanti apprezzano il valore di una buona regia e di un uso intelligente degli effetti speciali.

 In sala dall’8 maggio 2025.


The Legend of Ochi  – Regia e sceneggiatura: Isaiah Saxon; fotografia: Evan Prosofsky; montaggio: Paul Rogers; interpreti: Willem Dafoe, Finn Wolfhard, Emily Watson, Helena Zengel; Musiche: David Longstreth; produzione: A24, AGBO, Encyclopedia Pictura, Neighborhood Watch, Year of the Rat, IPR.VC, Access Entertainment; origine: USA, 2025; durata: 95 min; distribuzione: I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

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