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Voto
In un circuito festivaliero che ha ormai sdoganato abbondantemente la serialità tv (il caso dell’ultima Mostra di Venezia è paradigmatico, avendo ospitato tra gli altri due titoli che stanno tenendo banco nel dibattito di questa stagione cinematografica, come Los años nuevos di Rodrigo Sorogoyen e M – Il figlio del secolodi Joe Wright), anche la Berlinale non poteva fare eccezione: è The Narrow Road to the Deep North di Justin Kurzel, di cui sono qui proposti i primi due episodi di un totale di cinque.
Basata su un soggetto tratto dall’omonimo romanzo di Richard Flanagan, vincitore de The Booker Prize, la sceneggiatura di Shaun Grant ordisce una trama molto avvincente, disseminata nelle spire della Storia, che pone al centro il tema della speranza, oggetto non a caso dell’ultimo libro del filosofo e teologo laico Vito Mancuso; sentimento grazie al quale ci ricorda che l’umanità sopravvive ai giorni più bui della Storia solo grazie al potere dell’amore. Tema insomma di grandissima attualità, se è vero come è vero che il mondo sembra essere sprofondato già da alcuni anni sull’orlo di un precipizio rovinoso , incendiato dovunque da spaventosi focolai di guerra.
E di guerra ci parla la serie in oggetto, la Seconda guerra mondiale più precisamente, dalla Siria alla Thailandia fino ai campi di prigionia in Birmania dove troviamo il protagonista della storia, l’ufficiale medico Dorrigo Evans, interpretato da Jacob Elordi (da giovane), e da Ciarán Hinds da maturo (singolare circostanza per Elordi, cui è capitato di recente lo stesso switch: avendo interpretato il ruolo del protagonista giovane di Oh, Canada – I tradimenti, che ha i tratti maturi di Richard Gere). Evans è un ufficiale dell’esercito australiano, impegnato a combattere contro l’esercito giapponese, in uno scenario apocalittico di cui Kurzel non ci risparmia alcun orrore, dalla morte che piomba all’improvviso, disintegrando la vita ancora in erba di un suo commilitone che poco prima celiava divertito; ma nemmeno la decapitazione di un altro peraltro già annichilito dalla malaria. Tali scempi sono rappresentati senza alcun compiacimento gratuito, ma sono lì a rammentarci quanto sia folle la guerra, e stolta la “belva umana” che, ancora oggi, non è mai contenta di sangue.

Ma il romanzo di Flanagan, e poi la serie di Kurzel, si fonda su un altro archetipo della narrazione: l’amore che non muore, l’amour fou, travagliato; quello impossibile e darsi e perciò stesso dunque immortale. La vita del protagonista è infatti stata segnata sin da subito da un breve amore forse nemmeno del tutto consumato con la moglie di suo zio, e che ritorna perciò nel corso del tempo ad assediare i suoi ricordi, sotto forma di ossessione. Un amore negato dalla vita, e riaffermato dall’affabulazione e dal ricordo, che grazie al ricordo ha salvato il protagonista dalla banalità di una vita ordinaria: egli è da sempre sposato con la nipote di un uomo influente, in un matrimonio apparentemente solido, tanto stabile quanto poco appassionante. E dagli spettri della morte, che il regista narra sfogliando le pagine chiare e le pagine scure delle sue molteplici vite: soldato e prigioniero; eroe di guerra, poi stimato chirurgo quindi celebrità riluttante.
Lo interpreta, come già precisato, il nordirlandese Ciarán Hinds, candidato all’Oscar per Belfast di Kenneth Branagh; e soprattutto Jacob Elordi, rising-star australiana, resa nota alla stregua di Zendaya dalla serie Euphoria, e poi confermatosi in un paio di buoni film come Saltburn e Priscilla, in cui impersona nientemeno che sua maestà Elvis Presley, con una legnosità dinoccolata che costituisce il suo vero limite che si cela dietro una fisicità peraltro dirompente.
Ciò nonostante alcune pause drammaturgiche di carattere eminentemente esornativo che parrebbero essere ontologicamente presenti nella cifra stilistica di Justin Kurzel, diplomato in scenografia teatrale presso il National Institute of Dramatic Art di Sidney; e notate anche nelle sue precedenti prove come il Macbeth con Michael Fassbender e Marion Cotillard, o il thriller politico The Order con Jude Law, attualmente visibile su Prime Video– la serie è solida e molto opportuna, dato il tema. Se non persino necessaria.
The Narrow Road to the Deep North – Regia: Justin Kurzel; soggetto: tratto dall’omonimo romanzo di Richard Flanagan; sceneggiatura: Shaun Grant; fotografia: – Sam Chiplin; montaggio: Alexandre de Franceschi; scenografia e costumi: Alice Babidge; musiche: Jed Kurzel; interpreti: Jacob Elordi, Ciarán Hinds, Odessa Young, Olivia DeJonge, Simon Baker; produzione: Alexandra Taussig per Curio Pictures; origine: Australia, 2024; durata: serie in 5 episodi di circa 50 minuti.
