The Opera! – Arie per un’eclissi di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco

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Lo dice un Caronte (Vincent Cassel) annoiato, mentre mangia un burger all’interno di un quadro di De Chirico. Lì accanto, è appena apparsa Euridice (Mariam Battistelli), in vestito da sposa, trepidante di raggiungere il suo Orfeo (Valentino Buzza), in attesa sulle scalinate del Colosseo Quadrato. Arriva la Morte e

Questa volta non sarà un serpente, ma una p38 semiautomatica,

caricatore rimovibile da 8 colpi

Il proiettile la raggiunge ed Euridice muore. Da qui ha inizio il viaggio di Orfeo: l’innamorato la rivuole e si troverà a viaggiare per un oltretomba postmoderno alla ricerca dell’amata. E una volta trovata, decidere se girarsi o meno.

Come Amleto con un fantasma,

come Macbeth con le tenebre,

la tua è la lotta dell’uomo contro il mondo invisibile

Il regista italiano Davide Livermore e l’entertainment designer Paolo Gep Cucco lavorano sulla commistione di opera lirica e cinema e ne esce The Opera! – Arie per un’eclissi. Il prodotto è un unicum sulla scena cinematografica, ed essendo un unicum porta con sé il sapore dell’azzardo. Farcitura delle arie più famose della storia dell’Opera (Tosca, Carmen, Boheme, Madama Butterfly etc etc), immerse in una visione pop (canzone dominante la reinterpretazione di The Power of Love dei Frankie Goes to Hollywood) e in un universo postmoderno (Hotel Hades a sostituire gli Inferi).

Dell’Opera Lirica rimane l’aspetto melodrammatico, i lunghi tempi dedicati al solo canto e le grandezze delle scenografie, qui alimentate e ampliate dall’uso del computer a rendere lo spazio teatrale un’estensione a 360° che avvolge i protagonisti e dilata le quinte senza dare loro fine, ma facendo invece i personaggi immergersi e affogare fisicamente. Del cinema, invece, c’è ben poco, oltre allo scontato (inquadrature e montaggio): ciò che manca al prodotto sono infatti i tempi nonché un intreccio narrativo che crei interesse e curiosità. L’utilizzo di più piani narrativi, a mo’ di scatole cinesi, rende sì più attiva la pellicola, ma non va molto più in là, anzi. I personaggi rimangono piatti e l’utilizzo allegorico di alcuni di loro per personificare non solo gli dei pagani ma veri e propri ideali (la Speranza, per esempio), non aiuta.

Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma del 2024, The Opera! – Arie per un’eclissi rimane una scommessa, ma non si capisce a chi questa scommessa sia diretta: il pubblico lirico certamente non apprezzerà un potpourri di arie liriche tanto famose e conosciute ai più, anche agli ignoranti dell’arte, mentre il pubblico cinematografico difficilmente troverà stimoli che vadano oltre l’utilizzo immersivo delle scenografie computerizzate e si troverà in difficoltà, annaspando nell’intreccio molle, a volte noioso. Utilizzo che suona tutt’altro che innovativo, perdendosi esse nella loro stessa enfasi.

Ciò che salva The Opera! è l’archetipo, anzi, la raccolta degli archetipi, dicasi il mito. Una storia che racconta di come morte e amore si contendano tra loro il primato dell’immortalità, e come forse gli unici amori immortali siano proprio quelli in cui la morte ha agito. La storia di Orfeo ed Euridice è talmente bella e pregna dell’umano che con qualsiasi resa porta con sé una forza che il film ritrova nelle scene finali, quando Orfeo sta portando Euridice fuori dagli Inferi e nuovamente sale il dubbio se questa volta, in epoca postmoderna, riuscirà nell’intento. Per il resto, questo è l’ennesimo racconto de

La lotta dell’uomo contro il mondo invisibile.

In sala il 20 21 e 22 gennaio.


The Opera! – Arie per un’eclissiregia: Davide Livermore, Paolo Gep Cucco; sceneggiatura: Davide Livermore, Paolo Gep Cucco; interpreti: Valentino Buzza, Mariam Battistelli, Vincent Cassel, Fanny Ardant, Caterina Murino, Erwin Schrott, Rossy De Palma, Angela Finocchiaro, Linda Gennari, Charlotte Gentile, Rame Lahaj, Giancarlo Judica Cordiglia, Sax Nicosia; origine: Italia; distribuzione: Adler Entertainment.

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