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Voto

La famiglia, che posto strano… Dentro ci sono mille dinamiche interne, esterne, visibili, invisibili, significati dietro le parole, parole dietro ai gesti, segreti segreti segreti… La famiglia è un contenitore che accoglie e sputa fuori, che comprime, obbliga, determina e marchia a fuoco, è un contenitore ma al tempo stesso è contenuto, anche se ci si allontana, esattamente come una casa.
La sigla iniziale della serie tv The staircase – tratta da una storia vera, da cui era già stato fatto un documentario dall’omonimo titolo, diretto da Xavier de Lestrade, visibile su Netflix – traccia una linea disegnando, bianco su nero, una struttura che è una villa e diviene, gradualmente, una scala, la scalinata del suddetto titolo: tra gli intrecci delle linee appaiono personaggi stilizzati, perduti nel labirinto dello spazio nero.
Un omicidio, un incidente, figli biologici, figli adottivi, reputazione, verità, omissioni, transgender, adulterio, pornografia, traumi infantili, ricordi, vita carceraria, versioni della stessa storia. La declinazione degli episodi è precisa, efficace: quasi in ognuno si vede una versione della morte della protagonista, una versione possibile. Al termine dell’oretta di ogni puntata un grande colpo di scena sospende lo spettatore e lo cattura verso un accanimento nella visione, alla ricerca della scoperta della verità. Il grande merito dell’operazione è la pluralità narrativa strutturale: i piani temporali sono mescolati con sapienza, talvolta nella medesima scena tramite passaggi negli stessi ambienti o ripetizioni delle medesime battute; la regia gioca con effetti visivi spaesanti per spiazzare ogni possibile certezza; il disorientamento di ogni personaggio è ben chiaro da come viene ripreso e seguito dalla macchina d presa. Ci sono la madre-matrigna Kathleen (Toni Collette), il padre-patrigno Michael (Colin Firth), i figli maggiori Clayton (Dane DeHaan) e Todd (Patrick Schwarzenneger), biologici di Michael con Patricia Sue, la prima moglie (rimasta a vivere in Germania), Margareth e Martha (Sophie Turner e Odessa Young), le figlie adottive di Michael rimaste orfane di una vicina di casa, e infine Caitlin (Olivia DeJonge), figlia naturale di Kathleen e Fred, da cui la madre è separata da tempo.
A contorno le zie dei ragazzi, sorelle di Kathleen, Candace e Lori (Rosemarie DeWitt e Maria Dizzia), lo zio Bill (Tim Guinee), fratello di Michael, avvocato immobiliare, che prende in mano le redini della famiglia e della questione giudiziaria; dopo la disgrazia entrano in scena l’avvocato della difesa David Rudolf (Michael Stuhlbarg), il procuratore Jim Harding (Cullen Moss), la vice procuratore Freda Black (Parker Posey), la polizia, amanti vari.

La pluralità dei personaggi, l’uso strategico del fast forward e dei flashback sincopati tra musica, dialoghi e equivoci, fanno di questa serie uno straordinario marchingegno che agguanta senza lasciare più. Al contrario del tentativo arrancato di cambiarsi d’abito da parte di Hugh Grant in The Undoing (David E.Kelley, 2020), qui Colin Firth si muove con sinuosa ambiguità nel duplice ruolo di padre e di marito sessuato, lasciando il non detto (su cui l’intera costruzione si regge) trapelare da uno sguardo di sottecchi, un mezzo sorriso, un’alzata di sopracciglio.
Raffinata l’indagine psicologica dei figli in relazione alla lunga vicenda processuale paterna con effetto boomerang: una pedina di domino fa cadere giù tutte le altre, dall’orientamento sessuale alla insicurezza assoluta in sé stessi, dal trauma infantile al sospetto costante, dalle dipendenze ad atti vandalici che si pagano con il carcere minorile. Schieramenti, sentimenti, paure, mistero mescolati con abilità incantano lo spettatore in una trappola magica che vuole sempre di più: la verità non esiste, le versioni dell’accaduto si moltiplicano a tre, chi ascolta rimane coinvolto (es. la montatrice del documentario), nessuno è perfetto, la psicoterapia aiuta, l’alcol crea dipendenza, i soldi non fanno la felicità, la giustizia non esiste (ma nemmeno la libertà), tutto e il contrario di tutto: questa è l’America, boys, questa è la vita, that’s life.
Su Sky e Now tv
The Staircase – Regia: Antonio Campos; sceneggiatura: Antonio Campos, Maggie Cohn; fotografia: Lyle Vincent; musica: Danny Bensi, Saunder Jurriaans; interpreti: Colin Firth, Toni Collette, Sophie Turner, Odessa Young, Patrick Schwarzenneger, Juliette Binoche, Parker Posey, Olivia DeJonge, Michael Stuhlbarg, Dane DeHaan, Rosemarie DeWitt, Tim Guinee, Maria Dizzia, Cullen Moss, Vincent Vermignon; produzione: Annapurna Televisions, Emipop, What’s Up Films; distribuzione: HBO; origine: USA, 2022; durata: 8 puntate, 63’-68’ l’una.
