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Voto
Se non siamo riusciti a vedere la fusione definitiva tra Seth Brundle e Veronica incinta ne La mosca (1986), uno di quei capolavori di David Cronenberg nei quali il regista canadese ha ridefinito le forme e le sostanze dei corpi in coincidenza con gli oscillamenti (melo)drammatici delle relazioni di genere e di specie, Together, diretto dall’australiano Michael Shanks, si confronta con la stessa materia, e non solo in senso simbolico o metaforico, da una prospettiva però differente: se il dispositivo cronenberghiano parte sempre da una riflessione sul futuro prossimo del processo scientifico e tecnologico, peraltro anche extra umano e extra terrestre, in questa selvaggia opera prima c’è invece il ritorno a un elemento mistico/mitico e alchemico. Non ci sono però troppe spiegazioni o inquadramenti di senso da un punto di vista strettamente razionale. Le idee e i concetti sono tutti contenuti ed espressi attraverso le immagini che vanno dritte al punto dell’eloquente titolo, e fin dalla prima sequenza. C’è un bosco, un gruppo di persone che cercano un ragazzo e una ragazza scomparsi, l’antro di una grotta nella quale vediamo, anzi ci si presenta davanti, l’apparizione di due cani con i volti orribilmente intrecciati l’uno nell’altro. Una presentazione che è misteriosa e al contempo trasparente, pur nella fulminea durata di pochi istanti, dell’esperienza percettiva che stiamo per attraversare, ovvero l’immersione dentro un coacervo di animalità, leggenda, mostruosità e essenzialità archetipica di un modello di simbiosi.

La coppia che andrà incontro a questa pagana via crucis appartiene invece alla nevrotica contemporaneità dalla quale cerca di fuggire per ristabilire una dimensione più quieta e riflessiva del loro stare insieme. Ma Tim e Millie (interpretati con un alternarsi di affiatamento e di dissonanze molto plausibile da una coppia anche nella vita, Dave Franco e Alison Brie) portano già le croci e i segni di un’asimmetria. Lei infatti è un’ insegante delle elementari con una tendenza alla stabilità e all’equilibrio, lui è bloccato nelle aspirazioni di una mai realmente avviata carriera da musicista. Lei sembra controllante su un piano pragmatico e organizzativo, lui dipendente da quello emotivo e psicologico. La crepa che può diventare voragine e scatenare gli istinti che fanno saltare quel fragile schema è già presente, mentre il pretesto è il trasferimento di Millie in una scuola fuori città, in un sobborgo confinante con il bosco setacciato e mostrato nell’incipit. Carne al fuoco è aggiunta inoltre dal trauma che Tim si trascina nella propria memoria ottica fino a manifestarla sotto le coperte del proprio talamo (non nuziale vista l’indecisione di fronte alla plateale proposta di matrimonio di Millie, in una scena che ribalta qualsiasi cliché da commedia romantica), ovvero il ritrovamento da parte sua di entrambi i genitori morti nel loro letto. I presupposti sono dunque quelli di una lontananza fisica e sentimentale che vorrebbe essere recuperata seppur con qualche titubanza; il paradosso, che rende Together anche un film macabramente divertente, è il come.
Il buco situato in una sperduta radura dentro il quale entrambi cadono, anche se di fatto è Tim a trascinare giù Millie, si rivela essere il contenitore per una chiesa sconsacrata e sprofondata, la cui fonte battesimale di acqua, ingerita per sopravvivenza, è il collegamento fluido e ondulante tra quella che potrebbe essere una benedizione oppure una maledizione. Da questo momento in poi Shanks non va più molto per il sottile e mostra in una maniera sempre più netta il processo che viene innescato nell’interazione tra Tim e Millie. Il primo sentore arriva proprio sul corpo più fragile ed esposto, quello di Tim, che dopo l’esperienza ancestrale della caverna/cattedrale fallica e uterina insieme, con quella sostanza collosa, sperma e insieme liquido amniotico, che comincia ad attaccarsi e ad attaccare tra di loro gli arti suoi e di Millie, perde l’orientamento del proprio sé e lo ritrova nell’unidirezionale orizzonte dell’altra.

L’incastro si compie, al di là della volontà di entrambi, sulla dimensione materica di pavimenti, marciapiedi, bagni della scuola dove lavora la ragazza, con le varie parti dell’organismo, incluse quelle genitali, che cambiano di consistenza e diventano elastiche e malleabili. E la soluzione primaria trovata è quella di separarsi, anche utilizzando la rozzezza di una motosega (ovviamente è la pragmatica Millie ad attuare questa temporanea disconnessione), anche se il punto cruciale del maleficio sta nelle diverse manifestazione di una polarità; a fare la differenza non è tanto la condizione di essere divisi o fusi, quanto l’accettazione o non accettazione di uno stato originario, di una comunione e di un’ interezza. Difatti l’unico momento dialogicamente rivelatorio del racconto, è quello in cui il collega di lavoro e vicino di casa di Mille le racconta dell’esistenza di questo culto simbiotico assoluto della coppia, davanti alle immagini del filmino del matrimonio di sangue e di carne con il compagno, con cui ora è evidentemente divenuto un tutt’uno, celebrato nella chiesa affondata sotto il terreno circostante. L’alternativa al rifiuto non è neanche la morte, ma una condanna ben più atroce per aver tradito la purezza di quella inscindibile unità, vale a dire la trasformazione, comunque, in una creatura unica ma mostruosa, sulle sembianze della quale la doppiezza non ha raggiunto una sintesi, ed è rimasta informe sovraccarico di plastiche figure in collisione; l’espiazione repellente di una contro vanità da selfie compulsivo, di una condanna ad un inferno domestico e terreste trasfigurato nell’ umido scenario sotterraneo e rupestre dell’altro mondo stratificato. Si potrebbe veder apparire la vetrina agghiacciante dei feti in provetta concepiti per arrivare alla clonata Ripley di Alien – La clonazione sotto gli occhi spalancati di paura di Millie. Together non si limita però a far incarnare prima ed esporre poi la propria tesi deviata, ma ne illumina pure gli aspetti ironici e grotteschi, innestando nelle sedute di lotta dei due (sparring) partner un senso di stupore e di assurdità del quale ridere, tra le altre cose costretti a fare insieme. Franco e Brie possiedono dall’altronde quell’aria simpatica, ordinaria, da bravi ragazzi che amplifica l’irruzione dell’eccezionale e del fuori norma rispetto a una prevista esistenza di tenerezze e recriminazioni.
Non portano con loro quell’aura oscura di tragedia post teocratica e trascendente del pittore Johan (Max von Sydow) e della sua prima defunta moglie (Ingrid Thulin) in L’ora del lupo di Ingmar Bergman; uccisa lei, forse, dalla passione divorante del marito , come dimostra quel livido sulla pelle in evidenza durante uno degli incontri fantasmatici partoriti dalla mente dell’uomo. Millie e Tim subiscono il detour di una relazione sessuale e affettiva che vivono tra incertezze e rigidità, e probabilmente per questo motivo possono abbandonarsi alla fatalità e alla combinazione che li tocca . Il demone, sempre restando in zona Cronenberg, che alimenta il liquefarsi epidermico delle rispettive identità , cova già da tempo sotto la pelle e cerca una via d’uscita, che sia di esplosione o di implosione. Fino alla risposta più ovvia, canticchiata dal motivo ultrapop delle Spice Girls: 2 Become 1.
In sala dal 1 ottobre 2025.
Together – Regia e sceneggiatura: Michael Shanks; fotografia: Germain McMicking; montaggio: Sean Lahiff; musica: Cornell Wilczek; interpreti: Dave Franco, Alison Brie, Damon Herriman, Mia Morrissey, Karl Richmond, Jack Kenny; produzione: Picturestart, Tanto Entertainment, 30West, Princess Pictures; origine: Australia/ Stati Uniti 2025; durata: 102 minuti; distribuzione: I Wonder Pictures.
