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Voto
Il più famoso e famigerato articolo del codice penale tedesco è stato, storicamente, il Paragrafo 175 (noto come §175 StGB) che puniva con il carcere e criminalizzava i rapporti omosessuali – già in vigore nell’anno della nascita del Reich nel lontano 1871 è stato definitivamente abolito solo più di un secolo dopo, nel 1994. In particolare, durante il dodicennio nero nazista venne usato per arrestare decine di migliaia di persone e inviarle nei campi di concentramento, come è stato ad esempio raccontato dal notevole documentario americano di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, Paragraph 175 (2000) sulla base delle testimonianze dei sopravvissuti.
Questo capitolo tragico della (in)giustizia e della storia tedesca è la base da cui parte il plot di Grosse Freiheit, il bel film di Sebastian Meise che appunto inizia dalla liberazione nel 1945 e termina nel 1968/69 quando per la prima volta nella Repubblica Federale venne parzialmente abolita la legge che puniva il “crimine” dell’omosessualità.
Ambientato quasi esclusivamente nell’opprimente chiuso del carcere, la opera seconda di fiction del regista austriaco, a dieci anni dal debutto con Stilleben del 2011, ci racconta delle stazioni della vita di Hans Hoffmann (Franz Rogowski), a più riprese incarcerato proprio per esser stato condannato per pratiche omosessuali. Il 1945, il 1957 e il 1968 sono i momenti salienti in cui il destino del protagonista si incrocia a quello di Viktor, (Georg Friedrich), un omofobo almeno all’inizio, che, invece, sta scontando una condanna a vita per omicidio.
Andando su è giù nel tempo con una struttura ardita che lega e separa, al tempo stesso, i vari momenti e gli intrighi della narrazione, Sebastian Meise, aiutato da un’ottima sceneggiatura e da un altrettanto attento montaggio, sviluppa un racconto, sofferente e avvolgente al tempo stesso, in cui i legami tra queste due differenti, opposte figure infine sfociano in un rapporto di autentica comprensione umana o ancor di più.
A partire dalla livida fotografia della francese Crystel Fournier (frequente collaboratrice di Céline Sciamma), si tratta dunque di un film di notevole caratura, tanto che gli è stata assegnato, con merito a nostro giudizio, il Premio della Giuria nella sezione “Certain Regard” al recente Festival di Cannes. Un’opera che non può non essere definita di piena ascendenza fassbinderiana. Ciò non solo e non tanto, per il suo argomento “scomodo” di denunzia, oggi ovvia, riguardo ad una passata ingiustizia storica – se si vuole, simile a quella de La scelta di Anne – L’Événement da Audrey Diwan contro il divieto d’aborto nella Francia degli anni Sessanta (cfr. https://close-up.info/la-scelta-di-anne-levenement/) – ma soprattutto nel suo approccio stilistico in cui coesistono e svariano, con sofferto pathos, elementi poetici, rudi e spigolosi – realistici e romantici insieme. Sino ad uno straordinario finale onirico e pieno di grande umanità per chi ha vissuto drammaticamente una storia di passione tanto ardua.
Ormai diventato, senza ombra di dubbio, uno dei più interessanti e importanti attori europei, Franz Rogowski, conosciuto anche nel nostro paese grazie alla sua interpretazione del folle capo del “Zirkus Berlin” nel recente Freaks out (https://close-up.info/freaks-out/) di Gabriele Mainetti, ci offre una prova maiuscola delle sue capacità recitative, coadiuvato dal suo partner Georg Friedrich, altro attore di grande caratura che ha lavorato con i migliori registi del suo paese come Michael Haneke o Ulrich Seidl. In una parola, i due protagonisti hanno rappresentato gli interpreti perfetti per questo gran film, complesso e commovente. Che ci auguriamo possa trovare una distribuzione e un pubblico anche in Italia. Meriterebbe.
Cast & Credits
Grosse Freiheit – Regia: Sebastian Meise; sceneggiatura: Thomas Reider, Sebastian Meise ; fotografia: Crystel Fournier; montaggio: Joana Scrinzi; musica: Nils Petter Molvaer, Peter Brötzmann; scenografia: Mikael Varhelyi; interpreti: Franz Rogowski (Hans Hoffmann), Georg Friedrich (Viktor), Thomas Prenn (Oskar), Anton von Lucke (Leo); produzione: Oliver Neumann, Sabine Moser, Benny Drechsel per FreibeuterFilm (Vienna), Rohfilm Productions (Lipsia-Berlino); origine: Germania, Austria, 2021; durata: 119′.
