Torino Film Festival (Fuori Concorso/Incubator): Bipolar di Queena Li

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“Viaggiare è come sognare: non sai mai cosa succederà dopo” pronuncia un personaggio di Bipolar, scombinato viaggio allucinato tra le montagne bianche dell’Himalaya. Un on the road anomalo, distorto, pieno di incontri, imprevisti, choc, rovesciate, curve in salita, cadute e occhi al cielo.

Bipolare forse è la protagonista, una giovane musicista addolorata, oppure lo è il suo doppio maschile, un bellissimo giovane efebico dai morbidi capelli neri lunghi fino alle spalle che appare in flash-back prima di felicità, poi di tormento. Ai paesaggi montani si alternano visioni di acqua, mare, piscina, vasche da bagno: gli opposti si attraggono e quando si scontrano urlano di dolore e piacere, in un gioco al massacro. Montato in maniera concitata e fragorosa (molta musica), il film spiazza e lascia lo spettatore stordito a volare tra i cieli dell’Everest, bandierine tibetane appese ai cucuzzoli, sballottati dalle buche dai sassi dalle incertezze della strada. La ragazza nelle primissime scene ruba un’aragosta da un lussuoso hotel di Lhasa: era tenuta in una teca a vista nella hall, considerata magica e di buon auspicio. Un colpo di fulmine le fa sentire l’urgenza di portarla con sé e restituirla alla natura, da dove viene: il lago Ming Island dall’altra parte del Tibet.

Viaggiare con un’aragosta in un secchio su una sorta di camioncino non corrisponde esattamente a passare inosservati: ogni volta che si ferma incontra qualcuno che le tira qualche trappola o la accoglie con secondi fini o è solo molto incuriosito dalla coppia bizzarra. Lungo il viaggio la ragazza crolla più volte, piange, arriva quasi a tentare il suicidio, da una cabina telefonica in mezzo al nulla compone un numero che suona a vuoto, prende la pioggia, la neve, le si rompe la vettura, sosta in antiche residenze principesche, conosce fenomeni da baraccone, entra in uno zoo e libera gli animali, insomma ne combina di tutti i colori.

Il film è in bianco e nero, solo l’aragosta è a colori – arcobaleno – e talvolta lo diventano gli oggetti che entrano in contatto con il crostaceo. Continui salti temporali nel passato con il fidanzato depresso in piscina e loro che nuotano sotto l’acqua ma anche litigano. La soggettiva dell’aragosta è sempre in quattro terzi. Tutto ruota sempre al margine tra allucinazione e realtà: acqua, riflessi, sfocature. Nel finale lei nuota nell’acqua dove è andata l’aragosta. Il panorama si fa arcobaleno.

La ragazza compie il viaggio dell’eroe che è anche un coming of age fuori tempo: un monaco buddista adolescente scappato dal monastero per andare a salutare la nonna morente le impartisce una lezione involontaria sulla vita e la morte; comprende il senso dell’impermanenza degli oggetti delle persone e degli affetti sulla terra; violando le regole trova un piccolo posto nel mondo. Roboante, disturbante, confondente, divertente.


Cast & Credits

Bipolar  Regia e sceneggiatura: Queena Li; fotografia: Aloka Ke; montaggio: Tian Zhuangzhuang; scenografia: Li Jieyu; musica: Leah Dou; interpreti: Leah Dou, Giver He; produzione: Beijing Nameless Pictures Co.; origine: Cina, 2021; durata: 107′.

 

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