-
Voto
Presentato nel 2024 alla “Quinzaine” di Cannes e ora nelle sale italiane, Volveréis può essere considerata una commedia post-classica divisa un po’ tra l’effimero e il serio, certamente allo stesso tempo assai divertente. Scritto dal regista e dagli attori principali, il film è stato girato a Madrid e racconta di come, dopo 15 anni insieme, Ale (una regista) e Alex (un attore cinematografico) organizzino una festa per dire addio al loro amore. Questo annuncio lascia i loro amici e parenti alquanto sconcertati, eppure i protagonisti rimangano fermi nella loro decisione di separarsi. Almeno così sembrerebbe… “Volveréis” significa “tornerai” (e quasi ci tornano in mente, in modo del tutto arbitrario, le immagini di Volver di Pedro Almodóvar come anche, forse qui in maniera meno “illegittima”, la voce di Bruno Lauzi che cantava “Ritornerai”), e detta così, sembra suonare come una certezza, quasi come un ordine. In fondo, sin dalle prime sequenze, lo spettatore si accorge che sia Ale che Alex, come chi li vuole bene, non trovano facile accettare la fine del loro amore. Anche se, ogni volta che chiamano o vedono gli amici per invitarli alla festa (cosa che si rinnova continuamente nel corso del film) “ripetono” che però loro stanno bene e ne sono convinti.
Il film si svolge in una nuova iterazione dello stesso universo che il regista Jonás Trueba ha costruito negli ultimi anni: la stessa troupe, su piccole riprese, nelle strade di Madrid che conosce e percorre, con temi tratti dalla vita quotidiana. A questo egli aggiunge una sana e buona dose di meta-riflessione cinematografica (il film che vediamo è quello girato dagli stessi personaggi del film) rendendo anche omaggio alle sue radici familiari. Infatti, l’idea di celebrare i divorzi anziché i matrimoni è un omaggio a Fernando Trueba (regista premio Oscar), ovvero padre di Jonás nella vita reale e padre della regista nel film. Non passano “inosservati” gli espliciti riferimenti filosofici sia a Kierkegaard ma anche a Stanley Cavell, interprete in particolare del pensiero di Wittgenstein e allo stesso tempo autore di uno tra i saggi di teoria filmica più importanti almeno del secondo Novecento: Il mondo visto. Riflessioni sull’ontologia del cinema.

Del primo più volte nel film viene letto e ricordato un aforisma che bene inquadra tutta la vicenda narrata: “In verità, l’unico amore felice è quello della ripetizione. Al pari dell’altro non conosce l’inquietudine della speranza, la sfida angosciosa della scoperta, ma in più gli è ignota la mestizia del ricordo – ha la sicurezza beata dell’istante”. A ben vedere, il filosofo viennese, poco prima del passo riportato dai protagonisti del film, precisa che “l’unico amore felice è quello del ricordo, ha detto uno scrittore. E in ciò ha pienamente ragione, a patto però di ricordare che sulle prime rende infelici”. Infatti, è come se questa tra ripetizione e ricordo fosse una dialettica non sempre positiva. In tutto il film siamo spettatori proprio di una certa instabilità costante emotivo-sentimentale di entrambi i protagonisti. Questo alberga in verità l’opera, di come sia possibile fare i conti, tutti i giorni, con le oscillazioni del cuore.
Di Cavell, invece, si rimanda alle tesi di un saggio del 1981 che in italiano è stato tradotto col titolo: Alla ricerca della felicità. La commedia hollywoodiana del rimatrimonio. Secondo Cavell, il cinema americano delle commedie degli anni ’30 s’interroga intorno al senso del matrimonio proprio in relazione al concetto di ripetizione, a un tendere sempre a un nuovo inizio che viene chiamato appunto “rimatrimonio”. Scrive infatti il filosofo statunitense: “Solo coloro che sono già sposati si possono autenticamente sposare. È come se sapessimo che si è sposati quando si giunge a capire che non si riesce a divorziare, cioè quando si trova che le proprie vite semplicemente non si districano. Se l’amore è fortunato, questa conoscenza verrà salutata dalle risate”. E anche tale dichiarato rimando filosofico-cinematografico bene s’inserisce nel film, scontando però, come sempre accade, un po’ di didascalico. Volendo rimanere in questo solco, quello che non c’è ma si può riscontare è invece il rinvio alle note posizioni del filosofo francese Deleuze nel lavoro, del 1971, Differenza e ripetizione. Qui è il tema della differenza, dell’esserci sempre discrepanza in ciò che è, che viene ripensato a partire dal rapporto dialettico fra identità e ripetizione. Ma qui è già il singolo a essere “affetto” da questa continua altalena che viene a costituire il nostro sentire (ma anche il nostro capire). Infatti, gli stessi personaggi, presi nello loro individuale singolarità, esprimono tutto il loro fare e disfare in relazione al loro legame affettivo-sentimentale. “Credo che i miei film precedenti avessero un certo umorismo, ma con Volveréis, avevo voglia di realizzare una commedia più vera e propria. La premessa ruota attorno a un’idea un po’ paradossale: una coppia che decide di celebrare la propria separazione”, afferma il regista. “È stata anche una buona scusa per riunire di nuovo Itsaso Arana e Vito Sanz come coppia principale, e per lavorare con il dream team, come sempre: si tratta di cast e troupe con cui ho lavorato fin dal mio primo film. La sensazione di invecchiare insieme è emozionante. E presentare il nostro lavoro al Quinzaine des Réalisateurs di Cannes è una gioia assoluta perché è un luogo che ha sempre sostenuto il cinema indipendente e i valori che sono importanti per noi”.
Da vedere, anche se un finale più “sospeso” avrebbe forse giovato di più all’opera nel suo complesso.
In anteprima italiana a “La Nueva Ola – Festival del Cinema Spagnolo e Latinoamericano” 2025.
In sala dal 12 giugno 2025.
Volveréis – Una storia d’amore quasi classica (Volveréis)– Regia: Jonás Trueba; sceneggiatura: Jonás Trueba, Itsaso Arana, Vito Sanz; fotografia: Santiago Racaj; montaggio: Marta Velasco; musica: Iman Amar, Ana Valladares, Guillermo Briales; interpreti: Itsaso Arana (Ale), Vito Sanz (Alex), Fernando Trueba, Jon Viar, Andrés Gertrúdix, Ana Risueño, Francesco Carril, Isabelle Stoffel, Sigfrid Monleón; produzione: Los Ilusos Films, Les Films du Worso, Arte France Cinéma; origine: Spagna/ Francia, 2024; durata: 114 minuti; distribuzione: Wanted Cinema.
