Werewolfes di Steven C.Miller

Come un compendio di buona parte del cinema horror e d’azione statunitense, con riferimenti che sembrano arrivare soprattutto dagli anni ‘70/ ’80, Werewolfes, titolo diretto che offre subito l’idea di quello di cui stiamo parlando, si staglia massicciamente nel solco di un glorioso B Movie: un budget decisamente contenuto, una storia che va subito al dunque, un cast senza star ( a parte forse Frank Grillo, visto in ruoli secondari in qualche grossa produzione come le saghe di Capitan America e degli Avengers) e, tra le maglie di un rigida struttura spettacolare, il tentativo di suggerire una lettura dell’attuale, incandescente situazione politica e sociale statunitense. Steven C. Miller, che l’ha diretto e prodotto, utilizza il pretesto di una situazione limite e scientificamente piuttosto forzata fino a cadere nel campo della fantascienza, quella della “superluna” (un fenomeno durante il quale la luna piena tocca la misura minora di distanza con la terra), per mettere in scena la oramai familiare condizione di un contagio: gli essere umani esposti ai raggi di quella luna subiscono una mutazione genetica del DNA, trasformandosi in feroci lupi mannari, il cui unico scopo sembra essere quello di uccidere, senza nemmeno la necessità di nutrirsi.

Oltrepassato anche il confine della fantascienza, viene introdotta una dimensione fantastica legata al mito e al folclore che lascia, a dire il vero, il tempo che trova. Il fulcro risiede nell’avviare al più presto il meccanismo della caccia tra uomo e animale, dove emerge la figura senza macchia dell’eroe, rigorosamente militare ma anche biologo, di Wesley Marshall (Grillo) che ha ovviamente un conto in sospeso con la maledizione in corso: il fratello, anch’egli militare, è morto e gli ha lasciato da proteggere e mettere al sicuro, una figlia e una moglie. Siamo in una condizione di notturna guerriglia permanente e anche la cognata di Marshall alterna le fiabe della buonanotte con un militaresco training di autoconvincimento per difendere la propria casa e la propria famiglia. Non si indugia più di tanto neanche su questa retorica, che richiama certo un’inquietante tendenza destrorsa e bellicosa dei sobborghi periferici dei grandi centri urbani; anzi c’è pure la stigmatizzazione del vicino esaltato nazi che si esercita sparando ad altezza d’uomo (e che suo malgrado diverrà il villain antagonista della storia). La difesa dello spazio personale e della stessa vita contro gli invasori esterni in una limitata cornice temporale – la notte, sempre lei – accomuna questa nuova avventura alla recente saga distopica de La notte del giudizio (vari capitoli tra sequel, prologhi, antefatti) nella quale non è uno straordinario fenomeno esterno, ma proprio un imprecisato governo autocrate a stabilire per una sola notte la sospensione della pena per qualsiasi reato commesso, incluso l’omicidio, cosi da permettere ai cittadini di “sfogare” i loro istinti più bassi. Tutto questo nella delirante convinzione di diminuire gli atti criminosi compiuti durante gli altri giorni dell’anno.

Werewolfes non ha certo questo afflato politico e non si (sof)ferma sufficientemente per proporre una riflessione critica sul miscuglio di speculazioni genetiche, quarantene forzate, esperimenti che non tengono conto né dei legami affettivi né delle ricadute paranoiche e isolazioniste sul tessuto della comunità. Prevale l’azione e la mutazione, la corsa contro il tempo di un racconto a orologeria dove questa volta la scadenza, rappresentata dal sorgere del sole, è salvifica e risolutiva, almeno temporaneamente (chissà se ci saranno anche in questo caso dei capitoli successivi). Su un simile binario si sovrappongono linee e suggestioni di tanto cinema di genere, declinato nella sua forma più autoriale e stratificata, che si è inoltrato nelle profonde oscurità terrestri ed extraterrestri di spedizioni a perdifiato con lo scopo di salvare se stessi e, più prosasticamente, il mondo o addirittura l’universo. La prima parte nel laboratorio con le “cavie”, ovvero le persone, perlopiù militari, che sono già state contagiate e trasformate, sottoposte ad esami per testare l’efficacia protettiva di un virus contro i raggi lunari, cita abbastanza spudoratamente Aliens di James Cameron; e pur in una rozzezza che non eguaglia l’implacabile costruzione geometrica e plastica dell’originale, ne conserva un impatto e una suspense che spingono, se fossimo in un videogioco, a passare al livello successivo.

La parte centrale, l’attraversamento della città invasa e distrutta dalle creature ululanti che Marshall compie insieme alla dottoressa Chen, l’altra sopravvissuta dell’equipe scientifico/militare, cerca la tensione de I guerrieri della notte di Walter Hill, con mascelle, scannamenti e mitragliate al posto di mazze di baseball, coltelli e primordiali scontri da gang rivali. Il riprendere poi in tempo reale le mutazioni antropomorfiche dei licantropi vorrebbe provocare lo stesso brivido caldo della trasformazione in progress del turista americano nel werewolf in terra  londinese di John Landis. Ognuno di questi elementi è condensato e ridotto all’ osso di un effetto spettacolare che fa simpatia a maggior ragione per la sensazione di un lavoro artigianale e materico.

Un mondo survivor che sembra ancora credere in sé stesso e che, in alcuni momenti, ci convince della sua esistenza, (non ci spingiamo a dire della sua plausibilità), con il desolante e non consolatorio dividi et impera di pandemie, isterismi, manipolazioni e strumenti di controllo a dettare il nuovo ordine. E con il suggerire quanto i profondi Stati Uniti siano incastrati nella retorica conservatrice di una mors tua, vita mea, che dura però solo dal tramonto all’ alba.

In sala dal 8 maggio 2025.


Werewolfes  – Regia: Steven C.Miller; sceneggiatura: Matthew Kennedy; fotografia: Brandon Cox; montaggio: Greg Maclennan; musica: The Newton Brother; interpreti: Frank Grillo, Katrina Law, IIfenesh Hadera, James Michael Cummings, Lou Diamond Phillips, James Kyson; produzione: Burke Management, Monty tthe Dog Productions, Solutions Entertainment Group; origine: Usa, 2024; durata: 94 minuti; distribuzione: Notorious Pictures.

 

 

 

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