Torino Film Festival (Fuori Concorso/Tracce di teatro): Strehler, com’è la notte? di Alessandro Turci

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Giorgio Stehler
Un viaggio breve ma ricco di immagini, riferimenti, poesie, testimonianze, fatto di soli 100 minuti, forse un arco temporale breve per raccontare con intensità Giorgio Strehler, ma abbastanza denso per restituire al pubblico l’atmosfera e la magia racchiusa nella micro-dimensione delle prove e degli spettacoli al Piccolo di Milano, fulcro di bellezza e creatività e al tempo stesso testimone di quel buco nero che colpiva irrimediabilmente la parte più intima del regista e “l’ uomo pubblico negli anni dolorosi del commiato dalla Città”.
Che si tratti delle prove di Arlecchino servitore di due padroni, (1947) o della genesi e del controverso spettacolo Vita di Galileo di Brecht (1963) , entrambi in scena sul palco del Piccolo, ciò che emerge è l’assoluta passione e l’impeto  senza freni di Strehler, nel bene e nel male, raccontato con dovizie di particolari dalle attrici e dai suoi collaboratori (Ornella Vanoni, Pamela Villoresi, Andrea Jonasson, tra le tante).
Strehler, com’è la notte mostra un anima appassionata e impetuosa, capace di grandi creazioni e di sodalizi azzeccatissimi, come di momenti di buio e di triste sconforto.
ll documentario di Alessandro Turci, attraverso voci e testimonianze di attrici, immagini di repertorio e di performance, interviste  e riflessioni sul teatro e l’arte, cerca infatti di ricostruire non tanto le tappe della carriera del maestro, ma la psicologia e quella zona invisibile che separava  la sfera intima e  quella pubblica di Strehler.
In poche parole, la geniale scintilla capace di guidare i suoi attori in scena ma difficile da gestire nella sfera intima perché proprio quella  scintilla, forse,  aveva senso e consistenza nella “microdimensione”(si fa per dire) del suo teatro dove l’uomo-nel suo intimo- e l’artista si confondevano.
Passione e dedizione, certamente, ma non solo, perché la sua idea di teatro era anche e soprattutto etica.
Nel 1947,  il regista fonda al fianco di Paolo Grassi  il Piccolo Teatro, il primo teatro stabile  di prosa in Italia, che viene inaugurato con la rappresentazione l’Albergo dei poveri di Maksim Gorkij
E’ un teatro  per tutti, votato  “all’impegno sociale, alla coscienza etica, alla maturità civile”.
L’incontro con Bertold Brecht, sembra poi essere decisivo in tal senso: il grande drammaturgo tedesco giunge a Milano per assistere alla prima de L’opera da tre soldi, il 10 febbraio 1956, e rimane talmente impressionato  dalla regia strehleriana da decidere di  affidare la propria opera al Piccolo Teatro (che da quel momento, assume la responsabilità delle sue rappresentazioni in Italia).
In un certo senso l’incontro con Brecht serve quindi a suggellare ancora di più quell’idea di teatro civile che già era presente nella mente di Strehler.
“Che cosa mi ha insegnato Bertolt Brecht? Mi ha insegnato, semplicemente, meglio di quanto non l’avessi fatto prima un “teatro umano”. Un teatro che, divertendo, aiutasse gli uomini ad essere migliori. Mi ha insegnato la dignità di lavorare nella società e per la società, dentro la storia e i problemi del mio tempo”
Un teatro “intelligente”, fatto per il pubblico, capace di divertire e far riflettere allo stesso tempo.
Ancora. Nel 1963 va in scena al piccolo di Milano Vita di Galileo: il Piccolo ospita oltre 100 repliche che registrano il pienone e Vita di Galileo, viene definita in una lettera del regista agli interpreti “un atto di vita morale” prima che uno spettacolo teatrale.
Prove, spettacoli, Collaborazioni artistiche, sodalizi ma anche amori impetuosi , come quello per Ornella Vanoni, all’epoca ventenne,  che seguiva i corsi di teatro al piccolo e che lui incoraggiò ,  totalizzanti come la passione  estrema con Valentina Cortese, o teneri come il sentimento più maturo vissuto con Andrea Jonasson.
Una personalità vulcanica e in un certo senso estrema, nel teatro come nel privato.
Un animo e un temperamento capace di grandi slanci, come di chiusure improvvise e senza ritorno.
Il ritratto che cerca di darne Turci in poco più di un’ora e mezza, è quello di un uomo trasversale ma anche estremo nelle sue manifestazioni, capace di sentire allo stesso tempo una grande voglia di vivere e di provare una malinconia senza guarigione. Capace, in ogni caso, di lasciare una traccia profonda e un’eredità culturale senza pari.

“Strehler, com’è la notte? Chiara.” sono le battute che chiudono “La Vita di Galileo’ di Bertolt Brecht, uno degli spettacoli più amati dal pubblico del Piccolo. Ed è forse la domanda che vorremmo fare a Giorgio Strehler, una luce che ci orienta non solo nella storia del teatro ma in quella della cultura italiana”.


Strehler, com’è la notte?Regia: Alessandro Turci; sceneggiatura: Alessandro Turci, Federica Miglio, Antonia Ponti. interpreti: Ornella Vanoni, Franca Cella, Franca Squarciapino, Andrea Jonasson, Giulia Lazzarini, Pamela Villoresi, Vittoria Crespi Morbio, Franca Tissi, Rosanna Purchia, Ezio Frigerio, Giancarlo Dettori, Stefano Rolando, Maurizio Porro, Claudio Magris produzione: Dugong Films, Rai Documentari origine: Italia, 2021; durata: 105’;

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