Teatro: I manéggi per maritare una figlia per la regia di Tullio Solenghi

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L’opera di Armando Gilberto Govi (Genova, 1885 – 1966)  considerato il fondatore del teatro dialettale genovese, e autore di molte commedie brillanti, ha rappresentato con I manezzi pe majâ na figgia, ovvero I manéggi per maritare una figlia di  Niccolò Bacigalupo ( (Genova, 1837 – 1904) una sfida enorme per Tullio Solenghi, che ne è sia regista che protagonista assieme ad una sempre perfetta Elisabetta Pozzi (che ha preso il posto della moglie di Govi Rina Gaioni) .

Ci teniamo a riportare un estratto dell’intervista a Solenghi che ha dichiarato: « La prima scelta fondamentale nell’approccio ai Manezzi, autentico totem della produzione goviana, è stata quella di come affrontare il ricatto/rischio della “clonazione”, restituendone comunque gli stilemi interpretativi dai quali non si può assolutamente prescindere. Mi è stato chiaro fin da subito che mi trovavo di fronte ad una autentica “maschera” della commedia, e così come non proverei alcun imbarazzo nel riprodurre “lo stampo” scenico di un Arlecchino, mi lascerò docilmente calare nei panni e nella mimica di Gilberto Govi assimilandone ogni frammento, ogni sillaba, ogni atomo. Non esiterei a definirla una sorta di stimolante “archeologia teatrale” che permetta al pubblico odierno, in un sorta di viaggio nel tempo, di rivivere coi Manezzi uno dei momenti più esaltanti della più grande personalità teatrale genovese del secolo scorso. Se il nostro dialetto diventò “lingua” lo si deve al genio Govi».

E’ chiaro che per Solenghi si sia realizzato un lavoro fondamentale per la sua carriera di artista tout court, che ha con dovizia affrontato una regia in cui la maschera incarna gli stilemi fondamentali della commedia di Govi.

In scena si è manifestato il suo grande talento nell’interpretare il ruolo del protagonista  in simbiosi con la prima attrice nel ruolo di Giggia, dando vita a un duetto impeccabile e sempre pronto a stupire il pubblico nella creazione di momenti surreali in una realtà molto comune.

L’elemento che spiazza di questa commedia è infatti una trama molto lineare, che attraverso la lingua genovese viene consegnata alla storia come uno dei testi drammaturgici più importanti del teatro italiano.

Ne sono consapevoli sia Solenghi che Pozzi, entrambi liguri e quindi in simbiosi con il testo di Niccolò Bacigalupo,  in cui emerge una mescolanza di dialetto e italiano, resa equilibrata  attraverso un’abile e omogenea sovrapposizione delle lingue.

Il plot è piuttosto semplice: la scena è quella di Genova, sono gli anni Cinquanta, il  protagonista Steva è un uomo mite e paziente, sempre pronto a sopportare i  rimbrotti della petulante moglie Giggia.  Il vulnus di tutta la commedia si concentra sulla spasmodica ricerca  da parte dei due genitori,  di “buon partito” per maritare la loro unica figlia, Metilde. Inoltre la coppia non essendo più giovane, nutre una notevole ansia nel poter vedere la ragazza sposata e secondo la visione tradizionalista, finalmente “sistemata”.

La comica selezione avviene creando non pochi fraintendimenti e equivoci, determinando un continuo andirivieni di candidati più o meno papabili, e generando un assurdo intrecciarsi di intrighi, gag, litigi e scene esilaranti. In una travolgente corsa verso il matrimonio, marito e moglie sono pronti a tutto pur di assicurare all’erede e a tutta la loro  famiglia un futuro di agi e ricchezze.

Ad aggiungere valore alla commedia troviamo oltre ad un ottimo cast, in cui spicca Roberto Alinghieri, nel ruolo del Signor Venanzio, ma anche una scenografia molto ben realizzata da Davide Livermore, che sembra sia stato ispirato dalle vecchie riprese Rai degli spettacoli di Govi.

Lo spettacolo dona una piacevole sensazione di leggerezza ma anche di simpatica amarezza, accompagnate dal vernacolo genovese,  così  allo spettatore l’universalità dei vizi e delle virtù da sempre elementi topici di tutte le più importanti commedie della letteratura teatrale.

Solenghi riesce a conciliare passato e presente grazie ad una regia in cui si compenetrano la sua esperienza di grande attore comico, la lingua e una cura impeccabile delle scene comiche.

TOURNEE: Genova: 23/28 aprile; Milano: 02/05 maggio


I manéggi per maritare una figlia di Niccolò Bacigalupo adattato da  Gilberto Govi Regia: Tullio Solenghi; interpreti: Tullio Solenghi, Elisabetta Pozza, Stefania Pepe, Laura Repetto, Isabella Loi, Federico Pasquali, Pier Luigi Pasino, Riccardo Livermore, Roberto Alinghieri; scene e costumi: Davide Livermore; trucco e parrucco: Bruna Calvaresi; produzione: Teatro Sociale Camogli, Teatro Nazionale di Genova, Centro Teatrale Bresciano; durata: 120 minuti compreso intervallo.

 

 

 

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