Biografilm XX° Edizione (Bologna, 7-17 giugno): Hors du temps di Olivier Assayas (Film d’apertura)

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Il cielo azzurro, una magione rimasta inalterata nel tempo, le foglie dipinte d’oro dallo splendente sole della campagna normanna. Poco più in là, nella civiltà umana, c’è una pandemia che sta riscrivendo tutti i protocolli sociali, ma la natura sembra indifferente. Per Olivier Assayas questo tempo eccezionale bisogna coglierlo nella sua natura evenemenziale, come già fecero Monet ed Hockney. Questo rivendicato isolamento nella casa materna in compagnia della fidanzata, di suo fratello e della sua partner è la realizzazione di un’utopia anarchica o una rassicurazione per le proprie nevrosi? Un incontro con il passato da cui scaturiscono liberamente rimembranze, ricordi che fuoriescono dalla voce stessa del regista. Sono ipotesi di una genealogia personale o ipertrofiche annotazioni scritte da un nevrotico? Difficile trovare una chiusura quando tutto parla in questa casa, ogni ritratto, ogni oggetto. A un certo punto s’insinua la voce di padre, non il suo ma un padre putativo, Jean Renoir, che ricorda gli ultimi giorni di suo padre, la gioia di un ultimo dipinto paesaggistico.

 Ecco che Assayas ricorda il suo primo dipinto, il primo dei suoi tanti corpi femminili raffigurati, ma, pittore mancato, non va nella direzione di Tavernier (Una domenica in campagna) ma innesta in questa evocazione pastorale una commedia sui bizzarri costumi e gli sfoghi isterici da lockdown. Ancora una volta alter-ego del regista è, dopo la miniserie HBO Irma Vep (2022), Vincent Macaigne, nuova occasione per dar sfoggio di tutti i tic caratteristici della personalità di Assayas. Torna l’ossessione per il mondo digitale, il quale, in tempo pandemico, è ciò che rende possibile la connessione con gli altri, in particolare con la figlia del protagonista. Senza alcun tipo di pessimismo, Assayas registra questa trasformazione ambientale facendo reggere uno schermo su un ramo. Il digitale si rende quindi oggetto tra gli altri oggetti di casa, espressione, tra le tante tecnologie umane, della propensione alla registrazione, alla documentazione.

 

Il teatrino quotidiano degli impulsivi piagnistei durante il lockdown si svolge nello sfondo di una natura, come detto, indifferente. Ma il film è costruito per estemporanee fughe, escursioni naturalistiche, in cui la natura rivendica una posizione da protagonista del destino umano. Il jogging del protagonista improvvisamente lo ringiovanisce attraverso il ricordo e la comparsa del bianco e nero. Una fuga narrativa nel passato che porta il regista a rievocare la gioia dell’arrivo a casa della madre. Ritorni e partenze. La fidanzata del fratello deve partire. I due si fronteggiano in un campo e controcampo in cui la natura rimane un fondale sfocato, poi un tronco si prende la scena, infine i due si abbracciano in una selva di alberi in cui tutto è a fuoco. In un tempo in cui i protocolli sociali ne trascurano la rilevanza psichica, è la natura a far accadere il miracolo del contatto umano.

Nora Hamzawi

La voce del regista ci introduce in questo spazio immutato in cui solo la presenza umana sembra essere nel tempo svanita per essersi reincarnata negli oggetti di casa. L’esterno chiama a un interno dominato dalle pulsazioni di un presente esploso in una serie infinita di ossessioni, compulsioni al consumo di oggetti superflui e presto inservibili come il pentolino del protagonista. La parola rimemorante del regista si trasla per vie digitali nella comunicazione schizzata del suo alter-ego Paul. Inquietato dall’oggettistica, dalla stanza in cui dormiva solitamente sua madre, Paul è prima di tutto un figlio consumato e consumatore. Solo abbandonandosi al paesaggio si riscoprirà anche lui come soggetto-desiderante. Solo riconoscendo la solennità di questo tempo immutato accetterà il peso dell’eredità, troverà la propria voce da padre e volgerà lo sguardo al cielo azzurro.

Presentato in Concorso al Festival di Berlino 2024


 Hors du temps – Regia e sceneggiatura: Olivier Assayas; fotografia: Eric Gautier; montaggio: Marion Monnier; interpreti: Vincent Macaigne, Micha Lescot, Nora Hamzawi, Nine d’Urso, Maud Wyle, Dominique Reymond, Magdalena Lafont; produzione: Olivier Assayas, Olivier Delbosc per Curiosa Films, Sylvie Barthet per Vortex Sutra; origine: Francia, 2024; durata: 106 minuti.

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