Festival di Locarno 2024 (Piazza Grande, 12 agosto): Shambhala di Min Bahadur Bham (sezione “Open Doors”)

La serata di Piazza Grande di lunedì 12, senza premiazioni, si è aperta dando voce alla sezione Open Doors. Dal 2003 il Festival sostiene la produzione cinematografica di regioni in cui il cinema indipendente come forma di espressione artistica è particolarmente a rischio. Quest’anno sono stati proiettati film di 22 Paesi di America Centrale e del Sud. I film di esordienti sono connessi a problemi sociali e politici. La responsabilità del cinema è anche quella di saper creare industrie sostenibili in grado di affrontare i problemi della nostra società. Grazie a paesi sostenitori, come la Svizzera o industrie partner, con cui si sono presi contatti di produzione o distribuzione, negli anni si è creato un ecosistema di collaborazione a livelli multipli.

Alcuni registi, produttori, attori, in poche parole dei veri e propri “ambasciatori” di Open Doors, hanno affermato che questa sezione crea un modo, un ponte per far conoscere il proprio Paese – si tratta di un’avventura da cogliere e apprezzare, affinché il progetto non resti teorico, non sia solo un sogno, ma si trasformi in realtà.

Dopo la presentazione della sezione è stato proiettato come un bel esempio di tale collaborazione Shambhala (vedere qui nostra recensione) del regista nepalese Min Bahadur Bham (presentato in prima mondiale alla Berlinale 2024), che ha introdotto il suo film, girato tra gli scenari suggestivi della catena dell’Himalaya, insieme agli attori protagonisti.

Min Bahadur Bham: Sono molto onorato di essere su questa piazza a presentare  Shambhala. Senza Open Doors non avrei mai potuto crearlo e presentarlo. Nel 2017 ho avuto il sogno di presentare il mio film a Locarno ed è successo davvero in breve tempo, ora sono con questo film in Piazza Grande e spero che il supporto di Open Doors continui anche in futuro per i giovani filmmaker e per scoprire nuove voci del cinema.

Alla domanda di Giona Nazzaro sulle difficoltà di lavorare su un set a così ad alta quota, ha risposto: abbiamo girato nella mia città natale fino a 5600 metri di altezza. Non è stato facile lavorare con il meteo avverso e il vento, e per coloro che soffrivano il mal di montagna, come l’attore protagonista Karma, che ha avuto problemi per quattro giorni, e ha necessitato l’ossigeno. Nonostante queste difficoltà, il nostro team, composto da venti persone tra cast e crew e affiatato come una famiglia che non ha bisogno di parole per comunicare, ha realizzato disperatamente questo lungometraggio e ci siamo portati avanti di ripresa in ripresa. Ci siamo fatti forti della passione ed energia, l’uno con l’altro. Vivere sulle grandi montagne non ti lascia scelta, se non quella di essere forte. Alla fine, abbiamo finito le riprese in un solo mese, anziché due. C’è da dire, che prima di salire al villaggio ci eravamo preparati per due mesi a Kathmandu, e per tre mesi in studio. È stata un’esperienza fantastica e toccante.

Thinley Lhamo

Thinley Lhamo (l’attrice protagonista): Il mio personaggio è una donna che compie un grande viaggio di liberazione. Stando al villaggio ho imparato molto dalle persone del luogo e grazia a loro mi sono scoperta più forte di quel che pensassi. Solitamente noi donne dobbiamo curare i genitori e i mariti, ma questo personaggio mi ha fatto capire che se non dai abbastanza o niente a te stessa, rimarrai come un bicchiere vuoto.

Karma Wangyal (il protagonista): Vivere nel villaggio è stata una vera gioia e una scoperta. Avevo già recitato con Thinley Lhamo in teatro, ed ero contento di girare con lei un lungometraggio. Ho amato soprattutto il fatto che ovunque si appoggiasse la macchina presa, c’era il film, perché il paesaggio era fantastico. Un’esperienza meravigliosa. Spero come possiate amare questo nostro lavoro come abbiamo fatto noi.”

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