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Voto
Candidato agli Oscar 2025 per il Marocco come miglior film straniero, Everybody loves Touda del regista francese di origine marocchina Nabil Ayouch era stato presentato nella sessione “Cannes Première” dell’ultima edizione del festival francese e ha ora aperto il Concorso del MedFilm Festival – è prevista anche una distribuzione italiana con una nuova società, la Maestro Distribution.
Se è vero che “tutti amano (o sarebbero intenzionati a farlo) Touda”, è altrettanto vero che “Touda è sola (quasi) contro tutti”. Insieme a lei c’è, per fortuna, Yassine, suo figlio, il sole che ruota costantemente intorno alla sua vita, affetto da una forma di sordomutismo. E dunque tutti gli sforzi di Touda si situano tra l’ardente desiderio di indipendenza ed emancipazione e quello di assicurare un’esistenza dignitosa al suo piccolo. Tutto questo “si sgomitola” partendo da un piccolo villaggio marocchino. La prima aspirazione della protagonista passa attraverso il sogno di diventare una sheikha, ovvero una cantante di musica folk legata alla tradizione culturale del suo paese. Tra i chiaro-scuri dei bar frequentati soprattutto dal binario sottobosco maschile, dove poco valgono le differenze e prevalgono invece i bisogni (o, se si vuole, i richiami) di una sera come le precedenti, Touda trascorre le sue esibizioni che presentano scenari fatti di ambizione e cruda realtà. Non è facile, date le condizioni di contesto, e così cerca di lasciare il borgo di provincia alla volta di Casablanca, dove si augura di poter esprimere se stessa in modo veramente naturale. L’altro fine, da lei sentito come quello davvero ultimo, è Yassine che merita una scuola che sappia seguirlo come si deve e che intanto riceve “tutto l’amore che c’è” dalla madre, ma anche dai familiari (nonostante tutte le difficoltà del caso). Nel suo contenuto mondo, Touda dunque è un’eroina del terzo millennio, perché riesce a non perdere di vista le radici della sua coscienza interiore, a non accettare facili compromessi “per qualche dollaro in più”, a perseguire con fermezza le sue intenzioni.

Il film, nel complesso, è molto ambizioso, e tra alti e bassi riesce in fondo a convincerci. Le scene che più ci sono piaciute sono quelle più intime, soprattutto tra Touda e Yassine che in silenzio si guardano, si accarezzano e si abbracciano per restare poi addormentati nel loro letto, tra i loro sogni. Sequenze dai grandi primi piani dove, in particolare, i due protagonisti con fierezza e naturalezza vanno avanti. La più riuscita, forse, quella in cui ritroviamo Touda in ascensore di un nuovo edificio di Casablanca. Sono due momenti simbolici (il primo mentre l’ascensore sale, il secondo mentre scende) in cui il film può essere racchiuso. Tra questi due istanti, l’intermezzo di una sua esibizione altra, quella che (le si dice) potrebbe essere decisiva per la sua carriera. Ebbene, in quello spingersi oltre per poi scegliere di “precipitare” da quella giostra è probabilmente racchiuso tutto il senso del film. Alla fine, nella vita, sembra dirci Touda, vale tantissimo il cercare di non perdersi, di non abbandonarsi alle mere occasioni che gli angoli della vita ci suggeriscono, di tenere a “giusta distanza” i gatti e le volpi che sul cammino s’incontrano. Solo così sarà possibile, per la donna almeno, restare in piedi e, finalmente poter interpretare e cantare a tutti il “suo” aïta (in arabo dialettale marocchino questo termine significa grido, e raffigura sia il richiamo dei combattenti sia il lamento d’amore), un canto tradizionale basato sul pianto. Non si sa dove Touda poi andrà, cosa farà. Ma siamo certi che la sua ombra le sarà sempre a fianco senza eccessive alterazioni.
“L’idea di Touda – nota il regista – è nata dalla mia profonda ammirazione per le sheikhates, artiste marocchine forti e libere, donne che usavano la loro voce come arma di resistenza in una società dominata dai tabù […]. A poco a poco, queste donne sono state sessualizzate e umiliate. Ho sempre voluto rendere omaggio al loro coraggio, alla loro resilienza e al loro modo unico di sfidare le norme sociali. Queste figure femminili mi hanno accompagnato in molti dei miei film precedenti (Les Chevaux de Dieu e Razzia) e con Everybody loves Touda ho voluto che fossero al centro della storia”.
Everybody loves Touda – Regia: Nabil Ayouch; sceneggiatura: Nabil Ayouch, Maryam Touzani; fotografia: Virginie Surdej; montaggio: Nicolas Rumpl, Yassir Hamani; musica: Flemming Nordkrog, Kristian Selin Eidnes Andersen; scenografia: Eve Martin, Samir Issoum; interpreti: Nisrin Erradi (Touda), Joud Chamihy (Yassine), Jalila Tlemsi (Rqiya), El Moustafa Boutankite (il violinista), Lahcen Razzougui (l’amante di Touda); produzione: Nabil Ayouch, Amine Benjelloun, Sebastian Schelenz, Katrin Pors, Mikkel Jersin, Eva Jakobsen, Marleen Slot, Elisa Fernanda Pirir per Ali n’ Productions, Les Films du Nouveau Monde, Velvet Films, SnowGlobe Film, Viking Film, Stær; origine: Francia/ Marocco/ Belgio/ Danimarca/ Paesi Bassi/ Norvegia, 2024; durata: 102 minuti; distribuzione: Maestro Distribution.
