Festival del cinema tedesco (Roma 20-23 marzo 2025): Another German Tank Story di Jannis Alexander Kiefer (Film d’apertura)

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Il film di esordio di Jannis Alexander Kiefer (1989), che ha studiato nella gloriosa Filmuniversität “Konrad Wolf” di Babelsberg, s’intitola Another German Tank Story, e quanto è strano il titolo, tanto è strano il film.

Tutto si svolge nella cittadina brandeburghese di Wiesenwalde, che peraltro non esiste, un villaggio sonnacchioso che ci piacerebbe dire che ha vissuto tempi migliori, ma quei tempi migliori con ogni probabilità non sono mai esistiti. All’inizio, con tono fiabesco, si fa riferimento al fatto che in quel villaggio secoli addietro si sarebbe compiuto un piccolo miracolo: il grande compositore tedesco Georg Philipp Telemann (1681-1767) vi sarebbe capitato gravemente ammalato e grazie all’acqua miracolosa del villaggio sarebbe guarito, di qui il fatto che è tutto un pullulare di strade, luoghi di memoria, locali vari che recano il nome di Telemann. Il luogo più amato è una statuetta nei pressi di una fontana che raffigurerebbe il musicista. Non so e non ha molto senso capire se ci sia qualche barlume di verità in questa vicenda, mi sa di no. Quel che conta è che dall’inizio fino alla fine la musica del grande compositore costituisce un autentico, continuo Leitmotiv.

Trascorse centinaia di anni, ecco che Wiesenwalde sembrerebbe avere un’altra chance, dopo il passaggio di Telemann, perché Hollywood ha deciso proprio lì di girare una serie sulla seconda guerra mondiale, un’opportunità per la cittadina, un’opportunità per una serie di personaggi non esattamente di successo, non particolarmente vincenti che sperano, tramite una qualche partecipazione all’impresa di rilanciarsi, anche se sarebbe più corretto dire di lanciarsi.

Ed ecco che scorrono davanti a noi – secondo diverse modalità coinvolti (o sperabilmente coinvolti) nella serie che reca il titolo All Quiet in East Germany (un titolo enigmatico: citazione straniante del film di Lewis Milestone? contributo tardivo alle trasformazioni/alla sostanziale continuità di quel territorio che rispondeva al nome di DDR? semplice nonsense?) – (un’improbabilissima serie di) personaggi, presentati secondo uno stile che non può non essere definito grottesco, caricaturale. Non si sa da dove cominciare, vabbè. Tobi (Johannes Scheidweiler) è un ragazzone che vive con la madre Gloria (Susanne Bredehöft) e con la sorella Susanne (Meike Droste). Ebbene, Tobi ottiene l’incarico di fungere da driver, l’autista che porta gli attori sul set, in realtà vediamo un unico attore, un unico passeggero, che è la star americana James G. Johnson detto JoJo (Philipp Karner). Peccato che il buon Tobi, ottimo pilota quando manovra il volante della Playstation, la macchina non la sappia proprio guidare, se non alla velocità di un pedone, prova ne sia che ha cannato l’esame per la patente. Giusto per dare un’idea definitiva del personaggio: Tobi balbetta in tedesco, ma parla in modo piuttosto fluente l’inglese, e il suo principale “amico” è un coniglietto bianco di nome Falco (Alice ammicca?). Susanne, la sorella (Meike Droste) è il sindaco, il primo sindaco donna del villaggio, che sembrerebbe prendere molto sul serio il proprio compito, peccato che nessuno la consideri. Ai momenti di ascolto con i cittadini (un probabile riferimento residuale a certe abitudini vigenti in DDR), ai quali lei si prepara con estrema accuratezza, non viene nessuno, i tentativi di risolvere i problemi incontrano la totale indifferenza/omertà degli altri (piuttosto presto, nel film, salta la corrente in tutto il villaggio e lei si sbatte per risolvere il problema). Poi c’è Rosi (Monika Lennartz), una donnina anziana, legata indissolubilmente al marito morto, tanto da conservarne la salma in casa, la quale nasconde un segreto intimamente legato al titolo che non si può rivelere. Poi c’è Wolfs (Alexander Schuster) che è convinto di avere una chance come attore nella serie, tanto da aggirarsi con fierezza nel paese con tanto di costume di scena (la divisa di soldato tedesco). Poi c’è Bert (Roland Bonjour), sedicente giornalista reduce al villaggio dopo anni assenza che annusa il grande scoop. Poi c’è…

Insomma, un campionario di umanità che abita questo film a tratti (pochi) divertente, a tratti (molti) sgangherato che rientra tuttavia a pieno titolo nel genere, tipicamente tedesco, dello Heimatfilm critico in una versione, come detto, grottesco-fiabesca, laddove l’elemento blandamente critico è costituito da una riflessione sullo sfruttamento del label film sulla guerra nonché sulla residualità della ex DDR che ha mancato l’aggancio alla modernità e al presente. Adesso, questo film già circolato in diversi festival soprattutto tedeschi, raccogliendo anche qualche premio, è stato chiamato ad inaugurare la quinta edizione del Festival del Cinema di Roma.


Another German Tank Story; Regia: Jannis Alexander Kiefer; sceneggiature: Jannis Alexander Kiefer, Theresa Weiniger; fotografia: Adam Graf; montaggio: Kathrin Unger; interpreti: Johannes Scheidweiler, Roland Bonjour, Monika Lennartz, Meike Droste, Philipp Karner; produzione: Maze Pictures, Filmuniversität Babelsberg Konrad Wolf; origine: Germania, 2024; durata: 96 minuti.

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