The Accountant 2 di Gavin O’Connor

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Avevamo lasciato i fratelli Wolff al loro destino fatto di latitanza, dopo che, messi inizialmente l’un contro l’altro, si erano fortuitamente ritrovati dopo anni di separazione e reciproco oblio. Christian (Ben Affleck) nelle vesti di un anonimo e dimesso contabile, continua la sua vita solitaria e raminga. Incapace di intessere relazioni affettive di alcun genere è costretto a spostarsi di città in città, assumendo di volta in volta identità differenti, per sfuggire alle forze dell’ordine e, soprattutto, ai suoi pericolosi ex datori di lavoro, malavitosi di ogni genere cui presta il suo straordinario senso per la matematica per ripulirne gli ingenti capitali. Per Braxton (Jon Bernthal), invece, la vita appare molto più semplice … almeno a prima vista. Nessun dissidio morale, nessun rimorso o opera filantropica da mettere in atto per compensare quanto fa nella sua controversa attività lavorativa. Vive la propria condizione di killer a pagamento con quella naïveté da scavezzacollo, lasciandosi la libertà di scegliere i propri bersagli, che in genere nascondono il classico scheletro nell’armadio. A riunirli nuovamente, stavolta, è l’agente Marybeth Medina (Cynthia Addai-Robinson) in lutto per l’omicidio dell’ex capo Raymond King (J. K. Simmons) di cui ha preso il posto nella direzione del dipartimento contro i crimini finanziari dell’FBI. Poco prima di morire, ucciso da un gruppo di sicari, King stava indagando su una famiglia messicana, immigrata clandestinamente, di cui da tempo si sono perse le tracce. Sul luogo della morte, l’ex agente aveva incontrato una misteriosa donna, Anais (Daniella Pineda) cui aveva mostrato la foto della famiglia scomparsa, suggerendo l’idea di essere vicino alla risoluzione del mistero. Per rimettere assieme i tasselli del puzzle e ritrovare Alberto, il figlio della coppia di immigrati, anch’egli desaparecido, saranno necessarie le straordinarie capacità di Christian e i metodi ben poco ortodossi del fratello Braxton.

E’ un film di confine e sui confini, tra dogane, filo spinato, droni di sorveglianza e frontiere fisiche e digitali. Girato in parte tra il Texas e il Messico, a cavallo di un confine divenuto tristemente noto, che divide gli USA dal resto dell’America del sud, The Accountant 2 è un Buddy Movie solido, adrenalinico, che non si prende troppo sul serio. Bernthal ha il phisique du role e la faccia da schiaffi giusta per fare da spalla ad Affleck, che magari non sarà il miglior attore del mondo (da regista e da sceneggiatore ha dimostrato ampiamente il suo valore), ma che in questa pellicola sa vestire bene i panni della persona smarrita, costantemente fuori posto, persa nel suo mondo, distante dagli estranei ma anche dalle persone a lui più care.  Una pellicola Action, che sconfina nella commedia (da gustare la scena di ballo in un locale di musica country a metà della sua durata), nel poliziesco e nel thriller.  O’Connor lasciate da parte, per esigenze di sceneggiatura, le atmosfere da dramma familiare che hanno contraddistinto anche altre sue prove registiche più convincenti – da Pride and Glory (2008) a Warrior (2011) – si concentra sulle altre componenti sopra menzionate. Venuto meno il mistero sul legame esistente tra Braxton e Christian che innervava il precedente capitolo, la sceneggiatura di Bill Dubuque racconta stavolta l’identità di Anais, anche lei misteriosa assassina dal passato oscuro e sulla drammatica sorte della famiglia Sanchez: migranti scomparsi, in cerca di un futuro migliore. Queste persone, i migranti, sono rappresentate come veri e propri fantasmi in questa terra di mezzo, privati dei loro diritti, invisibili ai radar delle leggi americane, sfruttati, nel migliore dei casi, per lavori di bassa manovalanza, capaci di creare ricchezza per un sistema produttivo per il quale, di fatto, essi non esistono. In questa zona grigia anche l’agente Medina è costretta a riconoscere la propria impotenza, a fare una scelta tra il rispetto delle leggi e la sua violazione. Un territorio che invece risulta molto più familiare alla coppia di fratelli, meno soggetti a remore morali quando si tratta di violare le leggi, sia che agiscano in popolose città, sia che si trovino in ampie distese desertiche e desolate, oppure che si tratti di varcare i confini ben più sottili e angusti delle abitazioni di privati cittadini violandone la privacy on-line.

Un film di confini dicevamo, tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Tra diritti riconosciuti e diritti negati. Dove a sequenze d’azione da antologia, come quella di inizio pellicola, si alternano riferimenti ai drammi vissuti da persone di cui ignoriamo la sorte, come quella toccata agli studenti della Escuela Normal Rural Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapaai, di cui dal 2014, in Messico, si sono perse le tracce.

Quasi al livello del capitolo precedente. Un film da vedere.

In sala dal 24 aprile 2025.
Su Amazon Prime Video dal 5 giugno 2025.


The Accountant 2 – Regia: Gavin O’Connor; sceneggiatura: Bill Dubuque; fotografia: Seamus McGarvey; montaggio: Richard Pearson; musica: Bryce Dessner; interpreti: Ben Affleck, Jon Bernthal, Cynthia Addai-Robinson, Daniella Pineda, J. K. Simmons, Robert Morgan, Grant Harvey, Andrew Howard; produzione: Ben Affleck, Lynette Howell Taylor, Mark Williams; origine: USA, 2025; durata: 132 minuti; distribuzione: Warner Bros. Italia.

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