Fa sorridere e racconta, Arrangiatevi, nella sua semplicità densa di situazioni divertenti, sapientemente legate a momenti non trascurabili nel ripasso dell’Italia che fu. La pellicola, che uscì al cinema domani, 18 settembre 1959, vede diversi frammenti storici intrecciarsi tra loro dentro una commedia che parte da un Paese appena uscito dalla Guerra, ancora ferito dalle bombe e impolverato di rovine: un paese con “più macerie che case”, dice la voce off in apertura.
Lo abita gente abituata ad arrangiarsi, comune, in questo caso piccolo borghese col serio problema della casa. Si tocca dunque il dramma dei tanti sfollati per colpa della guerra, ma anche, nella prima parte del film, quello storico dell’esodo istriano, affrontato di recente (in maniera molto più diretta e drammatica) dai film per la Tv: La rosa dell’Istria (2024), di Tiziana Aristarco, e La bambina con la valigia di Gianluca Mazzella (2025). Molti anni fa, invece, nel 1949, quasi a ridosso dei fatti, con La città dolente di Mario Bonnard.
Presto, però, con Arrangiatevi si balza in avanti con slancio, fino a documentare, con leggerezza, gli effetti della Legge Merlin sull’abolizione delle “Case chiuse”’ un provvedimento del 1958, che diventa sfondo centrale del film, un anno prima di un altro, più importante, film italiano sull’argomento, Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli, del 1960.
Non solo, di quello stesso 1958 in cui Arrangiatevi è ambientato, si accenna al conclave che avrebbe eletto Angelo Roncalli al soglio pontificio col nome di Papa Giovanni XXIII, dopo la morte di Papa Pacelli. Altro frammento, fugace nel film, ma tutt’altro che trascurabile nella Storia della Chiesa e in quella italiana.
C’è molto materiale, dunque, in questo film ben organizzato dalle penne acute della coppia Piero De Bernardi/Leonardo Benvenuti. Una scrittura articolata, ma agile ed esaltata dalla mano decisa e raffinata di Mauro Bolognini, il cui tocco è reso ancora più efficace dalla bravura di un gran cast, a partire dal protagonista Peppino De Filippo, accanto al quale si muovono talenti indimenticabili come Franca Valeri e Vittorio Caprioli, tra gli altri. Nomi che fa sempre piacere ritrovare, per riassaporarne la bravura.
Senza dimenticare la deliziosa prova di Totò, qui nel gustoso personaggio di un bizzarro nonno. Lo stesso principe della risata aveva, già dieci anni prima, affrontato il tema della questione abitativa post bombardamenti nel bellissimo e surreale Totò cerca casa di Steno e Monicelli.
Anno 1949, appunto, dieci anni prima che Arrangiatevi mettesse altri istanti di Storia italiana in forma di commedia, con quella formula di casa nostra così capace di toccare, soprattutto cinquanta/sessant’anni fa, temi di grande rilievo sociale attraverso una risata: guerra, casa, mutazioni nel costume. Scattando fotografie preziose che sono oggi, a modo loro, testimonianze storiche.
Lo ha fatto spesso, il cinema italiano, filtrando la Grande Storia nazionale attraverso le piccole storie comuni, incastonate credibilmente tra le vie e le abitazioni qualunque di un’Italia in cammino.
In questo film vivono dunque le invisibili famiglie italiane di una volta, quelle che vedono le enormi vicende collettive, politiche e culturali, passargli davanti e costringerli ad organizzare in base ad esse il quotidiano e l’avvenire. Sono le importanti famiglie del nostro cinema del dopoguerra, affannate davanti alla difficoltà, ma ancora vive, a modo loro in lotta, pronte ad andare avanti nonostante tutto, magari arrangiandosi per lungo tempo, anche per una vita intera. Famiglie spesso numerose, chiassose, con pochi soldi e tanti figli. Buffe e tenere. Famiglie con le quali empatizzare facilmente. Quelle di Arrangiatevi sono due, costrette a vivere una accanto all’altra perché le case non ci sono, e quando, a guerra appena finita, si libera un appartamento in via Pistoia 45, a Roma, due padri di famiglia (uno è Peppino, l’altro è un esule istriano) corrono entrambi al commissariato alloggi per farselo assegnare. Uno a piedi, o meglio su una specie di bus abusivo; l’altro in bicicletta, per un omaggio rapido e preciso al capolavoro di Vittorio De Sica: Ladri di biciclette.
È dunque un film di famiglie impegnate in una caccia all’alloggio, Arrangiatevi, che dovranno accettare una forzata, buffa e lunga coabitazione che terminerà quando gli istriani daranno alla luce un nuovo pargoletto, e lo spazio, da quel momento, sarà davvero troppo poco per la famiglia di Peppino Armentano (De Filippo), composta da lui, la moglie, due figlie, e quel nonno interpretato magnificamente da Totò.
Decidono perciò di trasferirsi altrove, ma per una leggerezza commessa da Peppino, e prim’ancora per un’esigenza di lunga data, che va avanti da 13 anni, la scelta ricade su una ex casa chiusa che nessuno vuole, e che perciò costa molto meno di una casa normale.
Peppino farà di tutto per non farlo sapere a moglie e figli, e qui entra in gioco il comico (anche attraverso gli equivoci e l’impasto, molto anni Cinquanta, di sentimenti giovanili e gallismo italico) col risultato di far quasi saltare in aria una famiglia unita nella semplicità e nel sacrificio.
Vacillerà pesantemente il nucleo familiare di Peppino, starà per sgretolarsi proprio alla vigilia delle nozze d’argento. Lui stesso entrerà in una crisi profonda per aver messo a repentaglio la serenità e l’armonia di moglie e figli.
Reagirà, però, quella famiglia abituata alle difficoltà, e sarà capace ancora una volta di arrangiarsi, di recuperare in pochi istanti la completa dignità, e mostrarsi per l’ennesima volta onesta e per bene.
È, in fondo, Arrangiatevi – che a modo suo entra nel tema delicato del sesso a pagamento (argomento serio e spesso doloroso, non va mai dimenticato) un elogio delle famiglie italiane che furono, imperfette, ma capaci di tenere botta alla vita e rimanere unite.
Arrangiatevi – Regia: Mauro Bolognini; sceneggiatura: Piero De Bernardi, Leo Benvenuti; fotografia: Carlo Carlini; montaggio: Roberto Cinquini; musiche: Carlo Rustichelli; interpreti: Peppino De Filippo, Totó, Franca Valeri, Vittorio Caprioli; produzione; Angelo Rizzoli, Cineriz; origine: Italia, 1959; durata:110 minuti; distribuzione (dell’epoca): Cineriz.
