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Voto
Unico film svizzero del Concorso Internazionale, Le lac è il primo lungometraggio di finzione di Fabrice Aragno (1970), non più giovanissimo ex-collaboratore di Jean-Luc Godard che ha generosamente, prima di morire, fornito un importante contributo economico affinché il film si potesse fare; del resto nel Q&A dopo la proiezione del film, il regista ha raccontato quanto fosse consapevole delle difficoltà che il film avrebbe incontrato presso le Film Commission a cui chiedere un finanziamento.
La storia ruota infatti attorno a una coppia di cui non sappiamo neanche il nome , interpretata dalla celebre attrice francese Clothilde Courau e dal velista svizzero Bernard Stamm, che compiono una regata della durata di diversi giorni sul lago Lemano, il lago che in Italia si chiama Lago Maggiore. Che cosa ha reso particolarmente difficile il finanziamento del film e particolarmente lunga la produzione? Il ruolo decisamente secondario del dialogo – soltanto pochissime battute all’inizio e alla fine del film -, che lasciano solamente intuire la ragione profonda che li ha mossi a compiere questa scelta, a tratti molto pericolosa, di impegnarsi in una regata, quasi fino allo sfinimento, in cui malgrado le competenze tecniche si corre sempre il rischio di venir sopraffatti dalla forza indomabile degli elementi, cui è affidato tutto il sonoro, composto appunto dai suoni della natura: l’acqua, il vento, i tuoni, i fulmini…Il film presenta dunque pochi elementi autenticamente narrativi, di quelli che piacciono alle Film Commissions.
Il regista è tuttavia capace, anche senza dialoghi, di trasmettere la continua alternanza fra momenti di pace e tranquillità, e momenti di tensione frenetica dovuta alle bufere, alle tempeste che la coppia si ritrova ad affrontare durante la regata.
Il film non è indenne da momenti altamente estetizzanti, tenuto conto anche del fatto che, come ha raccontato il regista, la scaturigine prima di questo film, è la collaborazione a una mostra presso il Museo Jenisch di Vevey, un’esposizione dal titolo estremamente significativo ovvero Lemancolia, come a dire la Melancolia del Lemano, che la dice lunga sul mood che questo film lacustre intende – ed è in grado di – evocare, e infatti a tratti sembra proprio di guardare un dipinto in movimento, fatto di immagini e suoni, nonché un documentario su un lago, che è poi uno dei temi su cui Aragno torna di continuo; basti pensare all’installazione, presentata allo IFFR di Rotterdam, al punto che quest’opera potrebbe passare benissimo come un documentario.
L’originalità del film è, da in lato, costituita dal fatto che un film del genere ci verrebbe spontaneo ambientarlo nel mare, piuttosto che in un lago di cui si fa fatica a immaginare così turbinoso, così pericoloso (si pensi, solo per citare un film recente a Styx di Wolfgang Fischer con Susanne Wolff) e dall’altro il fatto che il self-constraint di un set, tutto sommato così ridotto, induce regista e soprattutto il direttore della fotografia, l’ottimo Joseph Areddy, di origine americana, a scatenarsi, insieme al responsabile dei droni, per fornire le più diverse inquadrature, né va sottovalutata mai come in questo film la funzione decisiva svolta dal montaggio, a cura di Chloé Andreadaki e dello stesso Aragno. D’altra parte è lo stesso autore a dichiarare che il film si produce al momento del montaggio.
Ogni tanto regista e direttore della fotografia decidono di concedere una pausa alla coppia protagonista e li fanno sostare sulla terra ferma, brevi sequenze che sembrano inserite appositamente per dare a loro, ma anche agli spettatori un attimo di pausa e decompressione.
Le Lac – Regia e sceneggiatura: Fabrice Aragno; fotografia: Joseph Areddy; montaggio: Chloé Andreadaki, Fabrice Aragno; interpreti: Clothilde Courau, Bernard Stamm; produzione: Casa Azul Films; origine: Svizzera, 2025; durata: 75 minuti.
