Romaeuropa Festival 2025 (Roma, 4 settembre – 16 novembre): Quaranta anni di memoria e futuro

Il Romaeuropa Festival spegne quaranta candeline e lo fa con l’energia di chi non vuole soltanto celebrare un anniversario, ma rilanciare il senso stesso del fare arte oggi. Dal 4 settembre al 16 novembre, Roma diventa palcoscenico diffuso di oltre cento spettacoli, più di settecento artisti, in una mappa che unisce danza, teatro, musica, arti visive e nuove tecnologie. È un programma che ha il respiro della memoria e insieme lo slancio del futuro, intrecciando grandi maestri e nuove generazioni, tradizione e sperimentazione.

L’apertura con Afanador, creazione di Marcos Morau per il Ballet Nacional de España ispirata agli scatti del fotografo Ruven Afanador, è già una dichiarazione d’intenti: immagini che diventano corpo, flamenco che si trasfigura in linguaggio visivo, contaminazione come chiave di lettura. È un gesto inaugurale che segna la direzione di questa edizione: guardare indietro per reinventare, fare della memoria un campo fertile per nuove forme.

La danza occupa un posto centrale. La Dresden Frankfurt Dance Company porta una nuova creazione pensata proprio per Romaeuropa accanto Lisa di Ioannis Mandafounis, a ribadire quel dialogo continuo tra la lezione di giganti come Forsythe e la spinta dei giovani coreografi che ne raccolgono l’eredità. Qui la continuità non è un atto museale ma un movimento vitale, che mostra come il corpo sappia ancora dire cose nuove quando incontra il passato.

Sul fronte musicale spicca il ritorno di Laurie Anderson, che a Roma presenta Let X = X (2025) insieme ai Sexmob: un concerto-performance che mescola racconto, suono e multimedialità. La sua presenza è un evento raro, che rimette al centro la capacità della musica di farsi narrazione, visione, esperienza sensoriale. E restando in ambito musicale, l’omaggio a John Adams con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia promette di essere uno dei momenti più potenti del festival: minimalismo americano, energia orchestrale, la possibilità di ascoltare dal vivo pagine che hanno ridefinito la musica del secondo Novecento.

Non mancano incursioni nel cinema con i cine-concerti: Whiplash e La Haine vivranno una seconda vita grazie all’esecuzione dal vivo delle colonne sonore, trasformando lo schermo in evento partecipato. È un modo intelligente per avvicinare pubblici diversi, contaminare linguaggi, fare della sala cinematografica un’esperienza corale.

Ma è forse sul terreno della sperimentazione audiovisiva che Romaeuropa mostra la sua vocazione più radicale. Da Ryoji Ikeda con i suoi mondi sonori e visivi a Christian Marclay co Constellation, passando per Christophe Chassol, la musica non è più solo da ascoltare, ma da vedere, attraversare, abitare. È la frontiera in cui tecnologia e percezione si incontrano, e il festival sembra voler dire che il futuro dell’arte passa proprio da questi ibridi.

Accanto agli ospiti internazionali, c’è una scena italiana che trova spazio e forza. Dalle sperimentazioni di Motus con i loro due Frankenstein, alle riletture di Fanny & Alexander con L’Analfabeta, fino a nuove voci e collaborazioni, il festival mostra attenzione a ciò che il teatro nazionale ha da dire oggi, spesso mettendo a tema identità, crisi, conflitto, ma anche la possibilità di reinventarsi.

Ci sono poi le sezioni dedicate ai più piccoli, Kids & Family, che confermano la volontà di non chiudere il festival in una dimensione d’élite ma di aprirlo a pubblici diversi, trasformando l’esperienza artistica in occasione condivisa.

In questa ricchezza si nasconde anche la sfida più grande: la molteplicità rischia di disperdere, di rendere difficile l’orientamento per chi non ha già una bussola. Ma forse è proprio qui il senso di un festival come questo: perdersi, lasciarsi sorprendere, accettare il rischio del nuovo.

Il Romaeuropa Festival 2025 è un mosaico che non si limita a riflettere l’arte contemporanea ma la mette in tensione, la mescola, la rilancia. A quarant’anni dalla nascita, non c’è nostalgia, ma la voglia di dire che la memoria serve solo se ci spinge in avanti.

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