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Voto
La vendetta è un piatto che va servito freddo.La sete di giustizia spinge la semplice ragazza dal sorriso pulito ad elaborare un piano per incastrare Vanessa e rovinarle la carriera, in un’escalation di eventi capaci di mostrare verità nascoste e segreti mai svelati e di far crollare il falso mondo di apparenze costruito su una struttura fasulla e molto poco solida.
L’ ingrediente principale di questo teen drama è l’ antitesi sociale/economica tra le agiate famiglie di Kitzbuhel, prese solo da feste esclusive e capaci di affogare tristezza dietro a fiumi di champagne e di coca, e Lisi, che rappresenta quella ” normalità” che i suoi coetanei ricchi appunto, snobbano in continuazione. Questa difficile convivenza viene fuori molto bene, come anche il carattere superficiale e poco approfondito dei ricchi protagonisti, tutti fatti con lo stampino e troppo “non umani”.
Un continuo elenco di luoghi comuni che evidenziano un mancato approfondimento della psicologia di questi personaggi che fanno parte di un Olimpo lontano e irraggiungibile.
Non solo.
In tutte e sei le puntate manca ( o non viene fuori a sufficienza) la vera motivazione nella vendetta di Lisi: la cameriera diciannovenne, crede fortemente nella responsabilità di Vanessa per la morte del fratello ma non ha prove concrete e pur avendo architettato un piano astuto, sembra muoversi goffamente e non secondo linee ben definite.
Questo porta quindi il pubblico a non empatizzare con la protagonista, proprio perché Lisi sembra mossa da istinto misto a rabbia e violenza represse e non da fondate motivazioni.
Le azioni messe in atto sembrano quindi un regolamento di conti basato sull’odio per ciò che Vanessa rappresenta (ricchezza, spreco, bellezza, apparenza) e non la vendetta di una post adolescente distrutta dal dolore e divorata dalla rabbia per la mancanza affettiva del fratello.
A ciò si aggiunge la mancanza di grandi colpi di scena: la sensazione è quella di rincorrere in continuazione Lisi alla scoperta del particolare da svelare o del segreto capace di dare la svolta definitiva all’ intreccio, ma l’ attesissima svolta non arriverà mai, se non in un finale molto prevedibile.

A parte la bellezza di paesaggi incredibili e lo splendore di una località da cartolina illustrata, Kitz non cattura l’attenzione del pubblico (o almeno il nostro) per il prevedibile intreccio e per le trame relazionali dei protagonisti che sembrano senza spessore e costruite con scarso approfondimento delle dinamiche psicologiche dei singoli personaggi.
Su Netflix dal 30 dicembre 2021
Kitz – genere: drammatico; showrunner: Maurice Hübner, Lea Becker; sceneggiatura: Daniela Baumgärtl, Tanja Bubbel, Janina Dahse, Korbinian Hamberger, Vitus Reinbold, Niko Schulz-Dornburg; fotografia: Karl Kürten; montaggio: Katja Fischer, Boris Gromatzki, Carolin Biesenbach, Till Ufer; musica: Heiko Maile; interpreti: Valerie Huber, Felix Mayr, Sofie Eifertinger, Bless Amada, Zoran Pingel, Ben Felipe, Tatjana Alexander, Souhaila Amade, Florence Kasumba, Johannes Zeiler; produzione: Vitus Reinbold per Odeon Fiction; origine: Germania, Austria, 2021; episodi miniserie: 6; durata: 35′-48′ minuti.
