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Cenzorka, nella sezione Orizzonti, è una carrellata di ritratti al femminile ispirato alle vite di alcune detenute costrette a scontare anni di reclusione in una delle strutture femminili di Odessa.
L’ intreccio, infatti, si svolge interamente in un microcosmo in cui le noiose giornate scorrono lentamente e il sistema stesso è costituito da sole donne: le detenute, le infermiere e le guardiane.
Gli uomini sono per lo più presenti nei racconti femminili, vengono nominati durante i colloqui e sembrano soltanto elementi funzionali all’intreccio e al percorso di consapevolezza psicologica. Gli unici protagonisti maschili sono i bambini delle detenute che vengono presi in considerazione soprattutto nel loro rapporto intimo e stretto con le loro madri.
La vicenda si focalizza su una di loro, Lesya, che deve scontare sette anni di reclusione e fa i conti con le difficoltà, molto pratiche, di gestire il rapporto con il figlio piccolo, di soli tre anni.
Cenzorka parte quindi da una situazione femminile particolare per poi allargarsi e interessare tutte le donne presenti: ne viene fuori un affresco corale, in cui, lentamente emergono le storie, i pensieri, le riflessioni e i percorsi di vita di ciascuna protagonista.
L’ aspetto interessante, visibile innanzitutto nella figura della custode, è che in fondo non esiste un confine definito e ben delimitato tra le detenute e il resto della struttura.
L’ aspetto riflessivo lentamente viene fuori per Lesya, per le altre donne e per Ira, una persona malinconica e sciatta, addetta al controllo della corrispondenza delle detenute, che vive attraverso i loro occhi e le loro lettere. Le giornate passano sbiadite per tutte e l’unica possibilità è rendersi consapevoli delle loro vite e del loro gesto, maturando il giusto rapporto con i figli.
Una mattina viene assegnato un compito alle recluse, quello di scrivere una lettera a cuore aperto alle persone (gran parte sono uomini ) da loro uccise. Non è una semplice lettera, è un passo verso la consapevolezza, un flusso di coscienza che lentamente può spingerle verso la realizzazione della loro responsabilità e portarle a desiderare una nuova tappa per le loro vite.
L’ elemento interessante di Cenzorka è proprio il focus sull’aspetto psicologico e sulla necessità di trovare, nonostante tutto, una vita il più possibile piacevole nella struttura asfissiante a cui queste donne sono legate mani e piedi.
Inizialmente il ritmo è lento, regna un’ atmosfera di rassegnazione e l’ intreccio non è da subito interessante: la seconda parte, invece è sostenuta da un’alternanza di momenti giocosi e momenti poco piacevoli, e il tutto sembra funzionare maggiormente dando l’ idea della complessità della vita in un microcosmo di questo genere.
L’idea funziona, perché in fondo vengono tratteggiate storie al femminile senza un giudizio spietato e in un quadro generale che non fa molta distinzione tra buoni e cattivi, tra bene e male.
Cenzorka/107 Mothers – Regia e sceneggiatura: Peter Kerekes; interpreti: Maryna Klimova, Iryna Kiryazeva, Lyublv Vasylyna; origine: Repubblica Ceca/Slovacchia/Ucraina; durata: 93′ minuti.
