Intervista a Giovanni Bognetti e Federico Annicchiarico a proposito di Ricchi a tutti i costi a cura di Eleonora Bove


In occasione dell’arrivo su Netflix di Ricchi a tutti i costi, sequel di Natale a tutti i costi, abbiamo intervistato il regista Giovanni Bognetti e il direttore della fotografia Federico Annicchiarico.

Domanda: Come nasce l’idea di girare un sequel di Natale a tutti i costi
Giovanni Bognetti: Il primo film era andato bene, e così con Netflix abbiamo cercato di capire se valeva la pena farne un secondo. Ho pensato che fosse divertente che la nostra famiglia, con i propri contrasti ed incomprensioni, si dovesse confrontare con la realizzazione di un omicidio. E mi piaceva l’idea che un delitto efferato non avrebbe comunque cambiato le dinamiche tipiche delle loro relazioni personali e familiari. Mi sembrava un buono spunto per una commedia.

A quali registi ti ispiri spesso per i tuoi film?
Giovanni Bognetti: A nessuno in particolare. Nel senso che mi piacciono così tanti registi, così tanti film, che non saprei da che parte cominciare.  Posso dire che amo molto la comicità naturale, che si basa su cose di tutti i giorni, e che viene recitata con naturalezza.

Come si è arricchita la tua esperienza registica attraverso gli attori in Ricchi a tutti i costi, rispetto ai film precedenti? Quale sono state le difficoltà che pensavi di dover affrontare, prima di girare? Quali sono, dunque, le sfide quando si propone un sequel?
Giovanni Bognetti: Penso che quando fai una commedia – parlo di commedie perché ho fatto solo quelle – gli attori creano con il regista il personaggio, sono fondamentali. Ognuno porta la sua ironia, il suo modo di essere divertente. Il compito del regista in questi casi, e con attori così di talento, si limita a cercare di armonizzare i diversi registri comici, in modo che tutto risulti naturale e omogeneo. Io tendo a preparami in modo piuttosto meticoloso, prima di girare, in modo da non dover improvvisare sul set, cosa di cui non credo di essere molto abile. Cerco di affrontare tutti i problemi prevedibili in preproduzione, in modo che poi sul set sia tutto molto semplice. La sfida rappresenta da un sequel, è cercare di fare un film che sia meglio del primo. Sono contento perchè in questo caso, per me è così. Vedremo cosa ne penserà il pubblico!

Ti piacerebbe affrontare e proporre al pubblico un nuovo sequel?
Giovanni Bognetti: Non lo so, di sicuro mi sono trovato benissimo con tutti. Dal punto di vista umano, mi piacerebbe sicuramente.

Com’è stato lavorare al fianco di Federico Annicchiarico per la fotografia?
Giovanni Bognetti: Con Federico mi sono trovato benissimo. Anche se non sono al primo film, non sono sicuramente un regista tecnico. Ho bisogno di un direttore alla fotografia che capisca e traduca le mie parole, i miei desideri visivi, in realtà. Credo che con lui ci sia stata un’ottima sintonia in questo senso.

Di quali strumenti vi siete serviti per girare? Potete darci delle indicazioni più prettamente tecniche?
Federico Annicchiarico: Il film è girato con due macchine da presa Red Gemini corredate da una meravigliosa serie di ottiche Cooke S7. Con Giovanni abbiamo scelto un’aspect ratio 2:1, ovvero dove la lunghezza del fotogramma corrisponde esattamente al doppio dell’altezza. Ci sembrava il rapporto migliore per raccontare quegli spazi e più in generale l’idea di quel racconto, dove l’immagine e le atmosfere sono parte integrante del lavoro degli attori.
Giovanni aveva in testa un film che fosse sempre in movimento, dove la macchina da presa non fosse mai fissa sempre nello stesso punto. Molti movimenti sono leggeri e quasi impercettibili, specie quando gli attori sono fermi, altri più repentini o di racconto. Abbiamo usato sia carrelli, ma soprattutto steadycam. Anche nelle scene della villa a Minorca, nonostante non fossero poi così ampie da permetterci grandi movimenti, ci siamo serviti di slider, che in quei casi risultano efficaci ed allo stesso tempo ergonomici. In alcune scene abbiamo avuto anche la necessità di un crane da 11 mt. Nella scena del bosco, quando il personaggio di Emilio si risveglia con la spalla gonfia a causa del contatto con la pianta di aconito, un po’ per necessità logistiche, ma soprattutto per restituire quel senso tragicomico della situazione, abbiamo lavorato con la macchina a mano. Per quanto riguarda la scena del tuffo in piscina di Ninni Bruschetta, abbiamo usato la scuba-cam, una sorta di scafandro leggero che permette di andare con la macchina da presa fino ad una certa profondità, ideale, come nel nostro caso, per la piscina. Infine, ci siamo serviti anche del drone che serviva a raccontare al meglio i paesaggi e le scogliere di Minorca e la villa.

Cosa ti ha regalato questo set? 
Federico Annicchiarico: Ogni set alla fine ti regala sempre un’esperienza. Questo set mi ha regalato la possibilità di conoscere ed apprezzare la bravura silenziosa di Giovanni, il suo modo di porsi con me nella costruzione delle scene, e l’approccio con l’ormai collaudatissima famiglia Delle Fave. Christian De Sica è un vero fuoriclasse ma anche Ninni, Angela, Claudio e Dharma sono stati bravissimi. Un altro regalo molto gradito è stato lo shooting a Minorca che è un’isola incantevole con delle spiagge e delle scogliere mozzafiato.

Cosa vi piacerebbe girare in futuro? C’è qualcosa che invece preferireste non affrontare mai?
Federico Annicchiarico: la natura del mio lavoro è data dall’imprevedibilità. Oggi mi capita di girare una commedia come Ricchi a tutti i costi, e domani invece magari mi capiterà un film drammatico e strappalacrime. Questo per dire che non ho preferenze rispetto ad un genere piuttosto che ad un altro. La cosa che conta è che ci sia una buona sceneggiatura, perché poi da li parte tutto, e un bel gruppo di amici professionisti per realizzarla. In generale credo di avere uno spirito abbastanza combattivo, non credo ci sia qualcosa di cui preferisco non affrontare.
Giovanni Bognetti: Mi piacerebbe fare una commedia che abbia dentro di sé anche degli aspetti più drammatici.  Preferirei non fare mai un musical, ma soltanto per il motivo che so che ne verrebbe fuori un disastro.

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