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La treccia è il nuovo film di Laetitia Colombani che torna sul grande schermo dopo À la folie.. pas du tous (2002), interpretato da Audrey Tautou, e Mes stars et moi (2008), con Emmanuelle Béart e Catherine Deneuve. Tratto dal romanzo d’esordio del 2017 della regista, l’omonimo bestseller edito dalla casa editrice Nord, rimasto ai vertici delle classifiche in Francia per un intero anno, è stato adattato per il cinema dalla Colombani grazie alla collaborazione di Sarah Kaminsky.
Al centro del racconto ci sono Smita, Giulia e Sarah, tre donne che abitano in tre continenti diversi, in ambienti sociali e culturali lontani tra loro, e che non si incontreranno mai. Il film alterna le storie delle tre donne, ma un filo le lega a loro insaputa e fa da raccordo tra le loro vite: un taglio di capelli in India, la realizzazione con questi di una parrucca artigianale in Italia, l’acquisto della parrucca in Canada. Come una sorta di torcia olimpica che gira tra paesi e diventa il pretesto per raccontare le loro storie, diverse eppure comuni a tante nel mondo, storie di donne che non hanno scelta, se non quella di avere coraggio.
Smita, interpretata dall’attrice di teatro Mia Maelzer, una donna indiana che vive in un villaggio con il marito e la bambina piccola, fa parte della comunità degli intoccabili, persone rese invisibili e tenute ai margini della vita sociale, senza possibilità di poter uscire dalla loro casta. La vita delle giovani donne è senza speranza, come è nulla la possibilità di essere scolarizzate ed emanciparsi. Smita non vuole questo futuro per sua figlia Lalita (interpretata da una vera Intoccabile), e decide, contro la volontà del marito, di partire di nascosto verso il sud e portarla via una mattina all’alba alla ricerca di un luogo che possa darle un futuro.
La Colombani ci introduce, con spirito quasi documentaristico, in India, in uno spaccato di mondo dalle grandi e dolorose contraddizioni: la spiritualità, l’energia e i colori magici dell’India si alternano alla povertà, alla crudeltà e alla irrimediabile mancanza di emancipazione. Smita e Lalita, con poche monete, proseguono il loro cammino mano nella mano a piedi, su un treno o un bus, senza quasi nulla da mangiare, con la sola fede che un Dio misericordioso possa regalare loro un nuovo destino.

Giulia, interpretata dall’attrice Fotinì Peluso, protagonista della storia ambientata in Italia, è una ragazza ribelle e alternativa rispetto alla sua famiglia più attaccata alle tradizioni e attenta alle chiacchiere del paese. Ma all’improvviso si ritrova a dover diventare responsabile e adulta. Il padre è in ospedale morente, e l’azienda di famiglia che produce parrucche riutilizzando la “cascatura” (tradizione siciliana di riutilizzare capelli caduti o tagliati), è sull’orlo del fallimento. Giulia troverà un modo per rimettere a posto i problemi dell’azienda e aiutare la madre e le sorelle, grazie ai consigli del suo nuovo amore, l’indiano Kamal (Avi Nash).
Infine Sarah, interpretata da Kim Raver – l’attrice americana della serie Grey’s Anatomy e 24 – abita in Canada ed è un avvocato di successo, ha una figlia sedicenne avuta da un primo compagno, e due gemelli da una seconda relazione già conclusa. È una donna elegante e forte, è determinata e sempre organizzata, non lascia nulla al caso. Cerca di dividersi tra la sua carriera, all’apice del successo, e la sua condizione di madre. Sono giorni gratificanti: la sua promozione a capo dello studio legale aspetta di essere discussa. Ma accade quello che Sarah non può cambiare o organizzare: le viene diagnosticato il cancro. Il suo potere viene meno, è sola e impotente, e nella sua mente e nel suo cuore le priorità iniziano a cambiare.
Le riprese del film si sono svolte in tre continenti diversi con attori e tecnici differenti, il direttore della fotografia Ronald Plante e la regista hanno delineato linee estetiche precise per ciascun paese, con l’intento di ottenere tre stili differenti nel film. In India è stata utilizzata una camera a mano, per essere più vicini alle attrici, e si è fatto uso delle luci naturali. In Italia si è scelta una Steadicam, e si è posta attenzione ai colori naturali del mare e a quelli del mediterraneo. In Canada l’utilizzo del Dolly e la predilezione per una fotografia dai colori freddi ha voluto porre l’accento sull’ordine, sul rigore e la standardizzazione. E il risultato è stato ottenuto, tanto da sembrare che il film sia stato realizzato a più mani e non da una sola regia.
Sicuramente il girato in Canada e in India risultano quelli più riusciti: nel primo caso abbiamo un classico prodotto americano, ben costruito, stiloso e con bravi attori, mentre nella parte indiana, di stampo quasi documentaristico, veniamo introdotti in un mondo antico e autentico avvolto nelle mille sfumature dell’arancione e del rosso. Resta un po’ più debole la parte italiana, non lontana dallo stile della fiction televisiva, a volte prevedibile nella recitazione e nella costruzione di alcune scene.

Quello che manca al film è sicuramente un crescendo emotivo. Proprio come in una “treccia” il montaggio avrebbe dovuto “intrecciare” il girato e le storie in maniera meno piatta, evitando semplici raccordi di regia per passare da una storia all’altra, una struttura narrativa forse più adatta alla letteratura, ma che nel cinema rischia di non creare molte sorprese.
La cosa più bella del film resta il valore del suo contenuto, portare sullo schermo la forza universale della volontà delle donne.
Qualunque sia il luogo da cui provenga, la sua estrazione sociale o la sua religione, una donna è sempre capace di tirare fuori una forza inaspettata e potente, e di trovare il coraggio nelle situazioni più disperate, un istinto di sopravvivenza per lei stessa e per i suoi figli.
In sala dal 20 giugno 2024
La treccia (La tresse) – Regia: Laetitia Colombani; sceneggiatura: Laetitia Colombani, Sarah Kaminsky; fotografia: Ronald Plante; montaggio: Albertine Plante; musica: Ludovico Einaudi; interpreti: Kim Raver, Fotinì Peluso, Mia Maelzer, Manuela Ventura, Mimmo Mancini, Celeste Savino, Lucia Zotti, Guendalina Losito, Katharine King So, Avi Nash, Sarah Abbott, Lydia Zadel, Matthew Alan Taylor; produzione: Indigo Film, Curiosa Curiosa Films, Moana Films, Forum Films, Snd, Panache Productions & la Compagnie Cinématographique, France 2 Cinéma; origine: Italia/ Francia, 2024; durata: 120 minuti; distribuzione: Indigo Film.
