Hallelujaha: Leonard Cohen, a journey, a song

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Leonard Cohen è sempre apparso come una figura lieve, delicata e al contempo possente, rivoluzionaria e profonda. Ci appare così anche nel biopic diretto da Daniel Geller e Dayna Goldfin, Hallelujaha: Leonard Cohen, a journey, a song (Fuori Concorso), tutto incentrato sulla ricerca del pensiero del grande artista canadese, nato a Montreal il 21 settembre del 1934 e cresciuto in una famiglia alto borghese di origine ebraica.

Gli amanti di Cohen scomparso il 7 novembre 2016 possono con quest’opera riscattare una parte delle opere e i versi, cancellati e riscritti, modificati sulle pagine dei block-notes, ascoltando le testimonianze di Rufus Wainwright, Brandi Carlile, Judy Collins, Regina Spektor, Amanda Palmer, i racconti della collaboratrice e storica amica Sharon Robinson e del produttore e arrangiatore della versione originale, John Lissauer.
Non è un mistero la sua provenienza e lo comunicano in maniera esplicita il suo profilo e la sua silhouette, che rappresentano una combinazione di eleganza e tradizione, forza vitale e avversione alla banalità.

Il carattere spirituale di Cohen e la sua innata intelligenza, spesso emblema di genialità, la si intuisce, immediatamente, dalla prima inquadratura del film, sin da quelle risalenti agli anni Sessanta, quando non era ancora sicuro del proprio destino, ma evidentemente certo della propria indole e consapevole della necessità di essere una poeta, un cantautore e, aggiungeremmo, un filosofo, vista la sua continua ricerca del rapporto con Dio e sull’esistenza dell’uomo.
Leonard Cohen non si può catalogare, descrivere o incanalare in alcune categorie: emerge molto chiaramente dalle interviste di molti suoi amici e collaboratori tra cui i produttori e la sua ex, la celebre fotografa di moda.
La sua vita sentimentale non è stata troppo turbolenta ma ricca di storie molto intense; ha avuto due figli, Adam (anch’egli cantautore) e Lorca, entrambi da una relazione con l’artista Suzanne Elrod. Ha poi avuto una lunga relazione sentimentale con l’attrice Rebecca De Mornay.
Nei suoi ultimi anni ha rivelato di aver avuto un rapporto occasionale con Janis Joplin, che sarebbe la protagonista della celeberrima canzone Chelsea Hotel. Ha avuto, anche,per alcuni anni una relazione con la norvegese Marianne Ihlen, ispiratrice della canzone So Long Marianne e di molte altre.
L’amore è stato un elemento centrale di tutta la produzione delle poesie e opere letterarie di Cohen, ma sempre accompagnato da una ricerca instancabile del mistero della vita e dell’imponderabile. La sua produzione musicale ha avuto un’ascesa molto forte poi interrotta purtroppo dalla casa discografica americana con cui aveva sempre collaborato la Columbia Records, che decise di non pubblicare uno degli album fondamentali della carriera di Cohen, ovvero Various Positions, contenente la canzone Hallelujaha.
Oramai questo grande testo e canzone è divenuto una specie di sineddoche musicale e ogniqualvolta la si ascolta, la si associa al cantautore, ma non è sempre stato così, infatti si è arrivati ad una svolta in popolarità solo con la magnifica interpretazione di Jeff Buckley, anche lui prematuramente scomparso e altra grande perdita per il rock mondiale.
Gli autori del documentario fanno ruotare molti dei racconti proprio attorno a questa celeberrima canzone e ciò che ha rappresentato per Cohen e la sua ricerca escatologica e il sovvertimento dei suoi principi religiosi, per poi trasformarli e riammetterli con forza all’interno dei significati dei testi e delle poesie.
Un autore che si è saputo rendere anche una vera e propria guida spirituale, non è un caso che abbia trascorso sei anni in un monastero tibetano sulle colline di Los Angeles, dal cui ritorno in poi ha ripreso a suonare e produrre testi meravigliosi dopo quindici anni di inattività.
Leonard Cohen è un esempio di assoluta forza spirituale e coerenza stilistica, seppur ebbe sempre in sé il gusto della sperimentazione e non si fosse mai bloccato sugli stili dei pezzi che gli avevano portato maggior successo.
Il suo linguaggio moderno e al contempo intriso di saggezza ebraica hanno dato vita a un personaggio, che nel documentario appare come una sorta di profeta moderna dove la religione si unisce in maniera indissolubile al laicismo delle parole.
Molte immagini dei concerti e delle interviste più importanti contribuiscono in un fluire incessante a restituirci un autore così prezioso e che sarà per sempre presente con la sua voce profonda e le sue parole indelebili.
Non mi distingui dal vento, non lo farai mai, non l’hai mai fatto. Io sono il piccolo ebreo che ha scritto la bibbia, Ho visto sorgere e cadere le nazioni, Ho udito le loro storie, le ho udite tutte, ma l’amore è l’unico motore della sopravvivenza (The future)


Hallelujaha: Leonard Cohen, a journey, a song – Regia: Daniel Geller e Dayna Goldfin; fotografia: Daniel Geller; montaggio: Dayna Goldfine, Bill Weber, Daniel Geller; musica: John Lissauer; interpreti: Leonard Cohen, Brandi Carlile, Eric Church, Judy Collins, Dominique Issermann, John Lissauer, Sharon Robinson, Larry “Ratso” Sloman, Rufus Wainwright, Hal Willner; produzione:   Geller/Goldfine Productions (Daniel Geller, Dayna Goldfine): origine: Usa; durata: 115’.

 

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