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Voto
È diviso in tre capitoli, Bestiari, Erbari, Lapidari, di Massimo d’Anolfi e Martina Parenti – già autori di Spira Mirabilis – presentato Fuori concorso alla Mostra di Venezia del 2016, documentario di notevole valore e portata teorica.
Se nel primo dei tre capitoli, dal titolo Bestiari: il cinema inventa nuove gabbie, rifacendosi alla pratica in uso sin dal medioevo di catalogazione animale, viene analizzato quale sia il rapporto che intercorre tra gli animali, appunto, l’uomo e il cinema, sin dagli esperimenti portati avanti da Edward Muybridge incentrati sullo studio del movimento animale, nel secondo di essi, Erbari: la cura, viene analizzato il rapporto tra il mondo vegetale e l’uomo, per terminare con Lapidari: i fossili del futuro nel quale ci viene mostrata la realizzazione delle pietre di inciampo.
Nel vastissimo catalogo di immagini e filmati di repertorio, riscoperte dalla coppia di registi, emerge con grande forza quella che è la loro dichiarazione di intenti, ovvero di realizzare un racconto che “ha una struttura narrativa che combina pensiero razionale ed emotivo”.
In Bestiari: il cinema inventa nuove gabbie, a essere messo in discussione è il punto di vista antropocentrico di tali immagini, e dunque anche del cinema, come risulta evidente dai filmati che documentano, per esempio, la spedizione al Polo Sud di Roald Amundsen, oppure alcune battute di caccia nella savana africana o, infine, gli scenari di guerra, dove gli animali venivano utilizzati, ripresi e cacciati.

Si tratta per lo più di immagini in b/n appartenenti alla prima metà del secolo scorso, la cui utilità scientifica viene messa in discussione da parte della coppia di registi. Il limite maggiore di questi proto-documentari è lo slittamento del punto di vista, da cui emerge che la vita animale, colta in cattività o nei propri habitat naturali, è sempre subordinata e subalterna all’uomo che li riprende. Prova ne sono le sequenze filmate che documentano le battute di caccia sopra citate, in cui a emergere con chiarezza è l’ideologica doppia valenza di cui si carica il verbo inglese to shoot: sparare, ma anche riprendere. A queste immagini, fanno da contrappunto, soprattutto emotivo, quelle moderne con Mdp fissa che documentano operazioni chirurgiche agli arti e al cuore di animali malati. Sebbene queste ultime abbiano un punto di vista neutro, generano paradossalmente più angoscia nello spettatore rispetto alle prime, ove gli animali, privati di identità, erano sottoposti a quelle che oggi definiremmo come torture.
Non dissimile è l’enunciato di Erbari: la Cura, in cui, partendo da immagini filmate all’interno dell’orto botanico di Padova – il più antico del mondo, fondato nel 1545 – le immagini che riprendono l’incessante lavoro degli operatori, spesso prive di commento umano tranne sporadici inserti in voce-off grazie ai quali apprendiamo che tra le forme di vita che popolano il pianeta, quella vegetale cuba il 97% del totale. Del restante tre percento di vita animale, l’uomo non costituisce che un ulteriore sottoinsieme. Anche volendo, l’uomo non avrebbe possibilità di cancellare la vita vegetale dalla terra. Potrebbe, nel caso peggiore, cancellare solamente se stesso, facendo ricorso alla guerra. E proprio di guerra, con le sue persecuzioni, le sue immagini di morte poste in relazione all’atto del ricordare, alla memoria, parla Lapidari: i fossili del futuro. Partendo da un moderno cementificio, assistiamo alla lenta e rituale realizzazione delle pietre di inciampo, ciascuna di esse fabbricata in memoria delle persone uccise all’interno dei campi di concentramento, sino alla loro collocazione a terra.
Una ritualità che, come il ricordo delle persone scomparse durante la Shoah, di cui le pietre si fanno testimonianza, il cinema può contribuire meritoriamente a tramandare.
Presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2024.
In sala in tour dal 5 al 26 ottobre, alla presenza della coppia di documentaristi, con i seguenti appuntamenti:
a Milano: sabato 5 ottobre (ore 16.30 – Fondazione Prada), giovedì 10 ottobre (ore 19.00 Anteo Palazzo del Cinema) e mercoledì 16 ottobre (ore 20.00 Cinema Beltrade); lunedì 7 ottobre a Roma (ore 20.15 – Nuovo Sacher); martedì 8 ottobre a Firenze (ore 19.00 – Cinema La Compagnia); mercoledì 9 ottobre a Pisa (ore 20.00 – Cinema Arsenale); sabato 12 ottobre a Spoleto (ore 17.00 – Sala Pegasus) e Perugia (ore 20.00 – Postmodernissimo); domenica 13 ottobre a Bologna (ore 20.00 – Cinema Modernissimo); lunedì 14 ottobre a Bergamo (ore 20.00 – Cinema Borgo); martedì 15 ottobre a Brescia (ore 20.45 – Nuovo Eden); giovedì 17 ottobre Torino (Cinema Fratelli Marx); sabato 19 ottobre a Padova (ore 20.00 – Cinema Lux); lunedì 21 ottobre a Venezia (ore 19.00 – Cinema Giorgione); martedì 22 ottobre a Reggio Emilia (ore 20.15 – Rosebud); mercoledì 23 ottobre a Parma (Cinema Astra, ore 19.00) e Modena (Cinema Truffaut, ore 20.30); sabato 26 ottobre a Aosta ad aprire il FrontDoc, Festival Internazionale del Cinema di Frontiera.
Bestiari, Erbari, Lapidari – Regia: Massimo d’Anolfi, Martina Parenti; sceneggiatura: Massimo D’Anolfi, Martina Parenti; fotografia: Massimo D’Anolfi; montaggio: Massimo D’Anolfi, Martina Parenti; musiche: Massimo Mariani; produzione: Montmorency Film (Martina Parenti, Massimo D’Anolfi) – con Rai Cinema, Lomotion (David Fonjallaz, Louis Mataré), SRF Schweizer Radio und Fernsehen / SRG SSR – con il supporto di MIC, Eurimages, PR FESR Lombardia 2021- 2027 – Bando “Lombardia per il cinema”, Berner Filmförderung Burgergemeinde Bern – in associazione con Luce Cinecittà – con la partecipazione di Eye Filmmuseum Cinémathèque Suisse; origine: Italia/ Svizzera, 2024; durata: 206 minuti; distribuzione: Cinecittà Luce.
