Festival dei Popoli – 65° Edizione: The Flats di Alessandra Celesia (Concorso Internazionale)

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Fuochi costellano una Belfast notturna. A bruciare una bandiera, un’identità, un’intera nazione. Fiamme ardevano ai tempi dei Troubles, il trentennale conflitto settario che vide contrapporsi la comunità repubblicana e cattolica a quella lealista e protestante. Ma forse quel fuoco non si è del tutto estinto; la città rimane internamente lacerata, profondamente divisa e, soprattutto, segnata da un conflitto che continua a ripercuotersi nella psiche dei sopravvissuti.

Quanto può essere pericolosa la memoria! Joe è un parassita del quartiere cattolico di New Lodge, infetta con i suoi angosciosi ricordi una comunità che vorrebbe soltanto seppellire il proprio dolore. Ma Joe è anche un santo: si identifica con il martire dei Troubles, Bobby Sands, rivede incessantemente le cassette video del suo funerale, dove si riflettono le immagini di una comunità unita in un volto solo. Desidera riappropriarsi di quell’etica radicale, compresa la pratica dello sciopero della fame.

Per liberarsi dall’impasse della reminiscenza, Joe ha bisogno di supporto psicoterapeutico, ma forse urge qualcosa di ancora più impattante: un film terapeutico che esplori i suoi traumi attraverso il re-enactment. Così, i suoi vicini si prestano a vestire i panni del suo passato, dallo zio ucciso in un agguato da una gang lealista, allo stesso Joe bambino, spaventato e vulnerabile. Dall’occhio del piccolo Joe fuoriescono immagini d’archivio, lampi di reale, traumatici falò.

Identificazioni problematiche, performance scioccanti, inquadrature strette, camera a mano, deformati volti, quello che potrebbe avere tutti gli elementi per assomigliare a un film di Darren Arofonsky qui viene del tutto deviato da una pratica “del reale” che, anche attraverso una prospettiva storica, tenta di riassemblare una psiche sempre più ossessionata e un corpo sempre più fragile.

Il meccanismo che si innesca comincia a rivelare crepe e fratture nel tessuto sociale, preludio forse a una nuova guerra: quella contro la droga. Joe osserva, dalla sua abitazione, scambi sospetti, denunciando la sua angoscia con grida disperate, consapevole che nessuno lo ascolta. Ma quella che appare come l’ennesima ossessione di una psiche frantumata ci conduce a una drammatica storia di una conoscente, la cui vita è stata irrimediabilmente compromessa da uno di quegli scambi.

Da una prospettiva singolare si passa a una molteplice; un cerchio di donne che iniziano a raccontare i disagi della loro condizione, a cantare una vita segnata anch’essa da parassitaggio e santità. Ritornano i Troubles, tema caro alla regista di Aosta Alessandra Celesia, che aveva già trattato le loro conseguenze ne Il libraio di Belfast, vincitore del Festival dei Popoli nel 2012. Tra i racconti si delinea la vicenda di una donna che, per liberarsi da un marito alcolizzato, tentò di ucciderlo con una pistola dell’IRA. In questo modo, quell’estremo tentativo di terapia cinematografica riesce a offrire alla psiche frantumata nuove possibilità di identificazione, rintracciando un riflesso in memorie altrui che riaffiorano da un forzato oblio. Nella sua progressione The Flats rivela un’emergente comunità che, pur segnata dai traumi dei Troubles, instaura connessioni, ricostruisce memorie e tenta di immaginare un’alternativa al parassitaggio e al martirio.


The Flats – Regia e sceneggiatura: Alessandra Celesia; fotografia: François Chambe; montaggio: Frédéric Fichefet; sonoro: Quentin Jacques; produzione: Jean-Laurent Csinidis per Films de Force Majeure, Geneviève De Bauw per Thank You & Good Night Productions, Jeremiah Cullinane per Planet Korda Pictures, John McIlduff per Dumbworld; origine: Irlanda/Francia/Belgio/UK, 2024; durata: 114 minuti.

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