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Voto
Emilio Solfrizzi non delude mai a teatro, pur non rappresentando come interprete un purista delle opere classiche, questa volta si parla dell’Anfitrione andato in scena al Quirino e inaugurando una nuova stagione e una tournée sicuramente brillante.
Lo abbiamo già ammirato nel ruolo di Argante (Il malato immaginario) e più recentemente come Gilberto (L’anatra all’arancia), fino a sorprenderci in questo nuovo allestimento in cui ha più ruoli e responsabilità, dirigendo un moderno Anfitrione e vestendo i panni di Sosia.
Plauto non è seguito nella sua filologia, ma il teatro ha necessità oggi, più che ieri, di coinvolgere degli spettatori distratti dalla frenesia di esistenze in cui c’è sempre meno spazio per opere che presuppongano una conoscenza approfondita del testo prima della visione.
Deve averlo capito Emilio Solfrizzi che capendo l’importanza di un plot come quello plautino, né mutua la bellezza, ma adattandolo alle esigenze di una commedia contemporanea dove non sono gli attori a disposizione del testo, ma l’opera è utilizzata per creare una messa in scena dall’appeal contemporaneo,
L’incipit dello spettacolo è dato da tre uomini che stanno finendo l’allestimento della scenografia, quando uno di loro, Mercurio ci spiega che da lì a breve, Zeus dio greco assumerà le sembianze di Sosia, servo del generale Anfitrione, di ritorno da una lunga guerra e, per permettergli, travestito di passare la notte più lunga mai vista con Alcmena, moglie incinta di Anfitrione.
Ha così ha inizio un’intrigante commedia in cui gli dèi dell’Olimpo si divertono a scherzare con le vite dei mortali, tanto da unire le sorti delle due categorie attraverso il concepimento di Ercole, un semidio.
Solfrizzi oltre a saper tenere le fila di uno spettacolo frutto di un enorme adattamento, che fa storcere il naso ai puristi della filologia classica, è perfetto nel ruolo di Sosia, ma soprattutto riesce a creare dei momenti di vera e propria comicità pura.
La regia decide di inserire anche un particolare autobiografico, citando il celeberrimo gioco televisivo dei pacchi in cui viene fatta la parodia, senza troppe reticenze dell’attuale collega al timone della trasmissione di cui Solfrizzi è stato mattatore per anni.
A parte questa parentesi molto autocelebrativa, ma anch’essa con delle gag ben strutturate, lo spettacolo mantiene un ritmo costante degno di una commedia di alto livello, ricca di sfumature e citazioni.
A supportare Solfrizzi in questa operazione troviamo un cast all’altezza dei ruoli assegnati, Rosario Coppolino, volto di Mercurio, ha offerto un’interpretazione di Sosia perfettamente in linea con il vero servo, mentre Simone Colombari e Sergio Basile hanno interpretato due Anfitrione dalle impostazioni recitative tipiche di due scuole diverse, ma entrambi in linea con il mood della commedia.
Molto affascinante oltre che con una notevole presenza scenica Viviana Altieri, che è evidentemente molto in linea con la figura di donna che si muove tra il sentimento e il gioco dominando la figura maschile.
Spettacolo con cui ridere, riflettere e accettare la nostra umanità nella sua parte più fragile e esilarante.
Anfitrione di Plauto – Regia: Emilio Solfrizzi; interpreti: Simone Colombari, Sergio Basile, Rosario Coppolino,Viviana Altieri, Cristiano Dessì,Beatrice Coppolino; scene: Fabiana Di Marco; luci: Massimiliano Gresia; costumi: Alessandra Benaduce; produzione: Compagnia Molière.
