MedFilm Festival-XXX Edizione (Roma 7-17 novembre 2024): Salve Maria di Mar Coll (Concorso)

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È stato il corvo, non avresti dovuto farlo entrare

È un’ossessione la vita, soprattutto quando sei stata tu a crearla e adesso te ne devi prendere cura. Il bambino vive sul tuo corpo, non sai mai se stia realmente bene o se anche del semplice vomito possa essere l’avvisaglia di qualcosa di mortale, pure quando dormi temi che possa cadere e spaccarsi la testa. E la colpa sarebbe – sempre e comunque – la tua. Della madre, una madre inetta. Mar Coll torna a fare cinema psicologico, e in Salve Maria sonda la maternità: nella gioia e nella paranoia.

Un corvo entra da una finestra difettosa. Maria ha paura che possa fare male a Eric, il suo bambino, e allora la chiude la serra a colpi di scotch, in modo compulsivo e disordinato, pur di allontanare il problema. Ma ormai quel corvo è entrato, nella casa, nella sua testa.

Non sono solo una madre, sono ancora una persona con desideri, con paure.

Maria è una giovane scrittrice e una giovane madre. Dal divertimento e leggerezza si è ritrovata con un taglio cesareo sopra il pube, il seno dolorante ingrossato dal latte e un bambino tra le braccia. In difficoltà nel legarsi al neonato, rimane profondamente colpita dalla notizia di un infanticidio nelle vicinanze. Maria fa ricerche, visita la casa, colleziona articola di giornali, ne scrive a riguardo, e una domanda si fa spazio in lei:

Perché ha annegato i bambini?

Basato sul romanzo Amek ez dute di Katixa Agirre, Mar Coll torna con una nuova pellicola e torna al suo terreno di lavoro: la psicologia della persona e dei rapporti umani. Vincitrice del Premio Goya con Tres días con la familia (2009), regista di Todos queremos lo mejor para ella (2013) e della miniserie Matar al padre (2018), ritorna con il suo sguardo attento e il suo tocco delicato nel trattare l’individuo immerso nella società e nella famiglia. In questo caso il suo realismo intimista svolta verso il thriller, con una buonissima gestione del ritmo coadiuvata da una bella soundtrack e ottimi movimenti di camera. Ne esce un prodotto di livello elevato, ottime interpretazioni e una pellicola accattivante per la sua intera durata, con un senso di pericolo e morte a circondare la vita in nuce.

La regista ha la capacità di far entrare lo spettatore nella mente della protagonista, facendoci percepire il senso di angoscia ma anche l’inadeguatezza della maternità. Non soltanto Maria si sente incapace di difendere il proprio bambino, ma non capisce se l’amore che percepisce nei riguardi del figlio sia sufficiente o meno. A ciò si aggiunge un senso di difetto nei riguardi di altre madri, più bravi e più capaci di lei. Cosa vuol dire essere una brava madre? Perché lei non ama il suo bambino? Se non riesce a essere una buona madre, cosa rimane di lei?

Passato a Locarno 2024, mai come in Salve Maria è chiaro e lampante quale possa essere la pressione nei riguardi di una persona che è anche madre. Anche con un compagno amorevole e comprensivo, la vita di una neo mamma può essere infernale nel momento in cui l’identità e l’autostima viene messa a dura prova. Il film funziona al meglio quando vuole creare tensione e far temere il peggio, pecca invece in stile ed equilibrio quando vuole mostrare i parti della mente di Maria e la mette sul lato letterario, superfluo. Il film funzionerebbe anche senza, poiché la regista azzecca ciò che è più importante in un film: l’analisi delle relazioni, l’analisi dell’individuo. Madre, padre, o meglio, persona che sia.

In anteprima al Concorso del Festival di Locarno 2024.


 

Salve MariaRegia: Mar Coll; sceneggiatura: Mar Coll, Valentina Viso; fotografia: Nilo Zimmermann; montaggio: Aina Calleja Cortés; interpreti: Laura Weissmahr, Giannina Fruttero, Oriol Pla; produzione: Sergi Casamitjana, María Zamora, Aintza Serra; origine: Spagna; durata: 105 minuti.

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