-
3

Non solo la selezione ufficiale veneziana ma anche le altre (“Giornate degli Autori” e “Orizzonti”) hanno potuto contare su un nutrito gruppo di film interessanti. La Giuria di “Orizzonti” (composta fra le altre/fra gli altri dalla scrittrice italiana Nadia Terranova e dalla regista bosniaca Jasmila Žbanić) ha assegnato il premio principale al film lituano Pilgrimai ovvero Pellegrini, scritto, diretto e montato dall’esordiente regista trentatreenne Laurynas Bareisa con alle spalle cinque cortometraggi in cui si era altresì occupato anche della fotografia.
Diciamolo subito Pilgrimai non ci sembra un debutto straordinario, forse il materiale a disposizione era un po’ scarsino per riuscire a produrre un lungometraggio (è inutile negarlo quando un regista arriva al primo lungometraggio dieci anni dopo le prime prove il rischio che si sia abituato a lavorare sul breve è molto alto), soprattutto manca al film una plausibilità drammaturgica di fondo. I protagonisti sono due, rispettivamente il fratello Paulius (Giedrius Kiela) e la compagna Indre (Gabija Bargailaite) , di Matas, un uomo che è rimasto vittima di un violento e prolungato atto di sadismo, successivo a una rissa scoppiata in un locale per futili motivi. Matas è stato ucciso, il colpevole, un certo Vytenis, già tristemente noto per la sua balordaggine, è stato individuato, è stato punito con l’ergastolo e addirittura, a sua volta, è già morto, vittima di una resa di conti per mano di compagni di cella. Dunque, almeno in apparenza, giustizia è fatta.
Che cosa vanno allora cercando Indre e soprattutto Paulius, anzi il problema è soprattutto lui, perché Indre, pur avendo sulla carta subito un trauma ancor maggiore visto che era incinta di Matas e in seguito all’accaduto ha perso il bambino, è in fondo venuta a patti con l’accaduto, tanto che è andata a stare altrove e ricompare molto tempo dopo nel luogo dove la vicenda è accaduta. È forse proprio la sua ricomparsa che mette in moto in Paulius (che si aggira claudicante con un piede ingessato, segno tangibile di un trauma evidentemente ben lungi da esser stato rielaborato) una ricognizione che non ha evidentemente altro scopo che ripercorrere la via crucis del fratello e del compagno, con un feticismo a tratti ossessivo nel rimettere in scena, nel rivivere il calvario del ragazzo, come quando Paulius ri-acquista la macchina dell’omicida da un rivenditore di automobili usate al solo ed esclusivo scopo di acquattarsi nel bagagliaio per provare le stesse sensazioni claustrofobiche subite dal fratello.
Ciò che solo in parte compensa la sostanziale povertà dell’assunto è la coerenza nel ritmo da – verrebbe da chiamarlo così – film d’autore festivaliero, uno stile compositivo delle inquadrature molto rigoroso e coerente, tutto incentrato su luoghi periferici a scarsa densità abitativa, ciò che probabilmente spiega l’atmosfera omertosa che si respira, la totale mancanza di un senso di comunità, anche se – lo ripetiamo – il crimine efferatissimo è stato adeguatamente punito e non si capisce che cosa Paulius davvero vada cercando e con chi ce l’abbia.
Certamente, un paio di persone che avevano assistito alle prime fasi della rissa avrebbero potuto intervenire per tempo e provare a fare in modo che non degenerasse, è il caso di Ieva (Indrė Patkauskaitė), la cameriera del locale dove tutto era cominciato che Paulius va cercando per venire a sapere chissà che cosa. Va a finire che l’unico personaggio davvero interessante del film potrebbe essere lui, ma la pronunciata e in fondo benvenuta assenza di psicologia, un laconismo di fondo non ci permettono di capire gli eventuali traumi pregressi del protagonista.
Cast & Credits
Piligrimai – Regia: Laurynas Bareisa; sceneggiatura: Laurynas Bareisa; fotografia: Narvydas Naujalis; montaggio: Laurynas Bareisa; interpreti: Giedrius Kiela (Paulius); Gabija Bargailaite (Indre); Indrė Patkauskaitė (Ieva); produzione: afterschool production; origine: 2021 Lituania; durata: 92′
