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Voto
Presentato in anteprima al Festival di Berlino 2024 nella sezione “Encounters”, Matt and Mara racconta di quella zona indefinita che caratterizza i rapporti platonici tra uomo e donna fatti di confidenza, intimità, tenerezza e tensione, quell’energia magica che unisce due persone, in procinto di esplodere da un momento all’altro ma che resta sospesa a metà, tra l’amicizia complice e un rapporto d’amore più completo.
In questo quarto film del regista canadese Kazik Radwanski ci sono raramente dichiarazioni esplicite (solo nella parte finale): la “potenziale coppia” di amici vive di qualche scaramuccia, momenti di dolcezza condivisi e gelosie malcelate che esplodono nei momenti meno opportuni.
D’altra parte Mara (Deragh Campbell) e Matt (Matt Johnson), hanno da tempo preso strade diverse. Prima compagni di college, ora Mara, insegnante di scrittura creativa all’Università di Toronto, è spostata con Samir (Mounir Al Shami), un musicista con il quale ha una figlia piccola. Un giorno qualsiasi alla porta della sua classe si trova davanti proprio Matt, vecchio amico del tempo del collage diventato nel frattempo scrittore di discreto successo a New York. Il ritorno dell’uomo, pieno di sé, simpaticamente goffo e lievemente narcisista, porta un certo scompiglio nella vita della donna, alle prese con la monotonia di un matrimonio fatto di routine e impegni stabiliti e fissi.
E allora quando Samir non può accompagnare Mara a una conferenza fuori città, Matt si offre di farlo al posto suo e l’equilibrio della donna sembra vacillare definitamente.
Il viaggio assieme, i tentativi di approccio fallito, il mancato dialogo, sembrano rimandare in continuazione il confronto tra i due che il tempo aveva lasciato in sospeso e congelato interiormente.
Il celeberrimo Harry ti presento Sally (Rob Reiner, 1989) aveva affrontato egregiamente l’eterno dilemma dell’amicizia tra uomo e donna tanto da diventare una pietra miliare della commedia romantica.
Leggero, scanzonato, ma anche profondamente attuale.

Recentemente Past Lives (Celine Song, 2023) raccontava, in modo più introspettivo la relazione uomo-donna. Due amici d’infanzia che si perdono e si ritrovano, giocando attorno ai loro sentimenti. Song stimolava una riflessione a tutto tondo sul relativismo dell’amore e su come questo sia inevitabilmente condizionato dal destino, da avvenimenti ordinari o da coincidenze imprevedibili.
Radwanski, con i suoi attori già protagonisti di How Heavy This Hammer (2015) e Anne at 13,000 Ft. (2019) sceglie invece di puntare su uno stile naturalistico e immediato, e colleziona, in Matt e Mara tanti piccoli momenti di interazione e scambi tra i due, che costruiscono il senso della loro non- storia. La relazione si intesse un momento dopo l’altro, ed è frutto di piccoli gesti, dialoghi smozzicati, riflessioni congiunte o in solitudine.
Il filo dell’intreccio si ritrova allora negli sguardi di Mara, nei monologhi di Matt e nel sottotesto non verbale che punta ad accentuare le sfumature del loro rapporto complesso e psicologicamente snervante tra i due.
In un film costruito sul rapporto platonico e sul non detto, manca il coinvolgimento dello spettatore, il cui sguardo resta distante e poco interessato allo sviluppo del racconto, anche se le interpretazioni dei due attori sono azzeccate e intense.
Ciò che qui sembra mancare, è una vera tensione narrativa e il pathos tra i due non-amanti, che in un giro folle e inconcludente, sembrano rincorrersi all’infinito senza mai trovarsi.
Buone le intenzioni e la premessa, peccato per il mancato approfondimento psicologico dei due protagonisti – caratteristica che avrebbe arricchito questa commedia “romantica” donandole più profondità.
Su Mubi dal 1 febbraio 2025.
Matt and Mara – Regia e sceneggiatura: Kazik Radwanski; fotografia: Nikolay Michaylov; montaggio: Ajla Odobasic; interpreti: Deragh Campbell, Matt Johnson, Mounir Al Shami, Emma Healey, Avery Nayman, Simon Reynolds; produzione: Arbitrage Pictures, Medium Density Fibreboard Films, Zapruder Films; origine: Canada, 2024; durata: 80 minuti; distribuzione: Mubi.
Foto: James Michael Chiang
