Reinas di Klaudia Reynicke

  • Voto
3.5

Durante l’estate del 1992 il Perù versa in uno stato di profondissima crisi: l’economia e i consumi interni sono a terra, prostrati da fenomeni iperinflattivi, mentre, sul piano politico e civile, la nazione è governata da Alberto Fujimori, che dopo la sua elezione a presidente, ha instaurato la dittatura con il cosiddetto ”autogolpe” del 5 aprile dello stesso anno. Per le strade la popolazione è stretta d’assedio tra gli attentati terroristici perpetrati da Sendero Luminoso e il coprifuoco notturno presidiato dai militari.

Ed è da una simile situazione che Elena (Jimena Lindo) vorrebbe fuggire, partendo per gli USA dove, ad attenderla, c’è un lavoro e la prospettiva di una vita migliore. A fare da contraltare a questa aspirazione al cambiamento sembrano esserci le figlie  Aurora (Luana Vega) e Lucia (Abril Gjurinovic), che alla Storia con la “s” maiuscola, com’è giusto che sia, non sembrano affatto badare. La prima, la maggiore, è in piena età adolescenziale, tutta presa dalle prime esperienze amorose importanti, mentre Lucia, la piccolina, vive con spensieratezza e ingenuità le proprie giornate in quella che, a tutti gli effetti, sarà la loro ultima estate in Perù. Ma tra tutti, chi proprio non vorrebbe assistere alla loro partenza è Carlos (Gonzalo Molina), padre delle due ragazze ed ex marito di Elena. Tanto ciarliero e inconcludente lui, quanto silenziosa e pragmatica lei. Sedicente attore di teatro, Carlos millanta partecipazioni in pellicole prodotte nientemeno che da Roger Corman, pur essendo, in realtà, uno spiantato dalle grandi doti affabulatorie, che per vivere si arrabatta come può: facendo il tassista e la guardia notturna, vivendo di espedienti forse anche illeciti, facendo uso del baratto per potersi permettere i beni di cui ha bisogno. Ciononostante, pur essendo stato lontano dalle figlie per lungo tempo, è animato da sincero amore nei loro confronti ed è intenzionato a ricucire il rapporto, non arrendendosi al fatto di dover vedere partire per sempre le sue due “regine”.

Questo terzo lungometraggio di Klaudia Reynicke (si veda qui la nostra intervista), premiato come miglior film nella sezione Generation alla Berlinale del 2024, oltre che a Locarno, dopo essere passato al Sundance Film Festival, è un film che sceglie di raccontare maggiormente grazie ai silenzi, agli sguardi e ai gesti di un cast capace e ben diretto, che non attraverso l’arma dei dialoghi.

La pellicola si apre e si chiude con un viaggio nel taxi di Carlos. Il primo di essi, dove abbiamo modo di conoscerlo, è preceduto da immagini di repertorio della TV peruviana, nelle quali ascoltiamo l’allora  ministro dell’economia Hurtado Miller  prefigurare tempi difficili per la propria Nazione, chiudendo il discorso con un disarmante “Che Dio ci aiuti”. Nel secondo viaggio in taxi, invece, vediamo la famiglia riunita all’interno dell’abitacolo mentre Carlos, che è alla guida, pronuncia una sorta di preghiera che gli avrebbe dettato un’entità ultraterrena mentre veniva da questa posseduto: “con i piedi a terra e gli occhi al cielo, niente è impossibile”. E’ esattamente nel mezzo di questi due viaggi che si riassume il percorso di maturazione di Lucia e Aurora, in una pellicola che è un romanzo di formazione, un coming of age di due ragazze impegnate a trascorrere la loro ultima estate nel luogo dove sono nate. Dove il taxi, nel quale viaggiano con il padre, funziona anche da barriera, da filtro e diaframma, che le separa e le isola dalle visioni più cruente di una Storia che non comprendono, così come fa lo schermo del televisore che entrambe guardano annoiate in camera, durante i lunghi e assolati pomeriggi estivi. Per entrambe, concetti come terrorismo, morte e dittatura sono solo immagini sbiadite, che hanno incidenza sulla loro vita di giovanissime donne (borghesi) solo quando provocano alcuni effetti indesiderati: la mancanza di corrente elettrica di sera, la presenza per strada di pattuglie e posti di blocco militari o, per finire, la scarsità di zucchero di canna, diventato, improvvisamente, un bene prezioso.

La vicenda, dalla forte matrice autobiografica, come confermato dalla stessa regista in più di un’intervista, è filtrata attraverso la lente del ricordo e del pensiero magico. E’ la storia di una famiglia osservata e raccontata con sguardo eminentemente femminile, dove sono le donne, volenti o nolenti, a tenerne le redini: Elena, certo, ma anche donna Maria (Susi Sánchez), la nonna delle due ragazze.

Gli uomini, in generale, non solo il povero Carlos, non ne escono bene. Se non sono allineati, e quindi fanno parte della nomenclatura politica e militare della dittatura, allora “sono nessuno”, come viene apostrofato Carlos da un militare davanti alle proprie figlie. In uno stato di polizia, dove gli oppositori politici sono marginalizzati o perseguitati, l’essere “nessuno” è il solo modo che “el loco” Carlos ha trovato per rimanergli accanto, di tentare di “rimettersi in piedi”. Una situazione paradossale, dove la possibilità di essere padre sembra inscindibile dal proprio senso di resa e fallimento personale. Dove occorre rassegnarsi a convivere con i sensi di colpa derivanti dalle proprie inadempienze, al rischio di un’irrilevanza sociale e familiare.

Risulta inevitabile, dunque, che prima o poi la realtà avrebbe bussato alla porta delle due giovani, spingendole a crescere, a rinunciare alle illusioni: che il proprio papà sia un agente segreto, impegnato a salvare il paese, o che l’amore sia eterno. Entrambe impegnate a esperire la parabola della vita, che magari insegna a tenere ben saldi i piedi a terra, ma che insegna anche a dimenticare come rivolgere lo sguardo verso il cielo.

In anteprima a“La Nueva Ola” – 18° Festival del Cinema Spagnolo e Latinoamericano (Roma 7-11 maggio 2025)
In sala dal 15 maggio 2025.


Reinas – Regia: Klaudia Reynicke; sceneggiatura: Klaudia Reynicke, Diego Vega; fotografia: Diego Romero; montaggio: Paola Freddi, Francesco de Matteis; musica: Klaudia Reynicke, Gioacchino Balistreri; interpreti: Abril Gjurinovic, Luana Vega, Jimena Lindo, Gonzalo Molina, Susi Sánchez; produzione: Britta Rindelaub, Thomas Reichlin, Daniel Vega, Valérie Delpierre; origine: Svizzera/ Perù/ Spagna, 2024; durata: 104 minuti; distribuzione: Exit Media.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *