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Voto
Dopo L’appuntamento, presentato sempre a Venezia del 2022 nella sezione Orizzonti, Teona Strugar Mitevska torna con il suo primo film in lingua inglese, un biopic che, alla stessa maniera dei recenti esempi di Larraín, espande, rinnova e riflette sul linguaggio e lo stile del film autobiografico. Un approccio che invece di raccontare la vita di un personaggio in ordine cronologico, si concentra su pochi, specifici giorni o su un periodo di tempo limitato, cercando di esplorare la loro dimensione più intima e vulnerabile, assumendo che lo spettatore conosca già la storia pubblica del personaggio. Un’indagine frammentaria sulla memoria e sul disordine umano, ponendo l’attenzione sull’esperienza emotiva del protagonista.
Questo di Madre Teresa di Calcutta, non è quindi il racconto di un’intera vita, ma un importante capitolo della sua esistenza. La settimana narrata dal film si colloca prima di una importante svolta nella vita della religiosa. Siamo alla fine del ventennio in cui ha vissuto nel collegio cattolico di Saint Mary’s High School del sobborgo di Entally, divenendo la direttrice della scuola, e nel giro di sette giorni dovrebbe arrivare la risposta dalla Santa Sede, si spera positiva, alla richiesta della suora di potersene andare dal convento e mettersi al servizio dei “più poveri tra i poveri”, come si sentiva ora chiamata a fare. In questi sette giorni, però, accade qualcosa di inaspettato alla sorella che era stata individuata per succederle. Questo evento metterà in crisi la relazione tra le due e innescherà una serie di tormenti che coinvolgeranno, oltre alle due suore, anche un curato, amico affezionato e confidente di Madre Teresa.
Si intuisce che tra i due c’è, o almeno in potenza ci sarebbe potuto essere, qualcosa di più. Ma la barriera monastica invalicabile pone questa tensione erotica in una posizione molto defilata. Il rapporto con l’altra suora, invece, è teso e fa emergere in Madre Teresa dubbi e meschinità. I sette giorni si susseguono uno dopo l’altro, ognuno contenente conversazioni, crisi e dilemmi. La scansione temporale, però, annunciata da enormi grafiche che campeggiano a tutto schermo, lascia emergere man mano che i giorni passano, una certa staticità narrativa, l’intuizione di rendere ogni giorno un capitolo a sé stante dunque, non trova una realizzazione effettiva che la giustifichi.
Alcuni dei dialoghi del film sono trascrizioni dirette delle interviste che la regista ha condotto con le ultime sorelle viventi e testimoni del suo personaggio durante le riprese di Teresa and I, un documentario che ha girato a Calcutta. “Madre Teresa è nata a Skopje. In quanto albanese macedone, è un perfetto esempio della diversità multietnica del mio paese e dell’umanità che abbraccia tutto al suo interno. Madre Teresa è una figura controversa e la sua posizione sull’aborto in particolare è un ostacolo nella sua traiettoria, difficile da capire dal punto di vista odierno, almeno per alcuni di noi.
Il ritratto mette in prospettiva la nozione di santità, che deriva sempre dalla conseguenza delle azioni e dall’impatto storico piuttosto che dalla miracolosa bontà o rettitudine di chi la incarna: sicuramente questa Madre Teresa si presenta in maniera molto verosimile, non è una Santa né una martire, è una persona a tratti meschina, combattuta, egoista, insomma, un essere umano vero, reale.

Ed è un film questo, che si regge sulle inquadrature e sul loro fascino: primi piani, dialoghi a due con gli attori collocati prestando attenzione alla composizione, agli elementi ambientali e alla prossimità. C’è un problema di ritmo, perché dopo che vengono esposti gli elementi cardine della questione, il film sembra girare un poco a vuoto. Questo accadeva anche nel film precedente, incentrato su un curioso raduno di Speed dating, salvo che in quel caso uno scioccante colpo di frusta, ad opera di Zoran, il bancario dinoccolato e di poche parole di quarantatré anni, rimetteva sull’attenti lo spettatore. In questo caso potremmo individuare il corrispettivo in una scena sospesa tra sogno e realtà, in cui Madre Teresa è convinta di aver visto un bambino e comincia a vagare accompagnata da un inaspettato brano metal. La scena in questione però, presenta una simbologia debole, risulta troppo poco amalgamata con il resto del film, e non porta ad uno sviluppo, può lasciare sorpresi, anche piacevolmente, ma serve a poco altro.
Per quanto non si possa dire un film del tutto riuscito, sono da promuovere l’approccio originale e la fedeltà storica, il connubio tra queste due elementi funziona inaspettatamente bene: tocchi postmoderni ce ne sono, ma non risultano né invadenti né forzati, ed è forse il pregio più grande del film, riuscire in qualche modo a non astrarre la vicenda tramite l’uso eccessivo della stilizzazione.
Spendiamo due parole finali per Noomi Rapace, i cui primi piani dominano gran parte della pellicola. La sua espressività, calibrata alla perfezione, riesce a trattenere uno stato emotivo interiore fatto di incertezze e ripensamenti, e a guidarlo attraverso una profonda tensione, che immaginiamo dovesse essere quella di Madre Teresa, verso la realizzazione di grandi imprese e grandi opere.
Uscita il 16 ottobre 2025.
Mother (Mājkà) – Regia: Teona Strugar Mitevska; sceneggiatura: Teona Strugar Mitevska, Goce Smilevski, Elma Tataragić; fotografia: Virginie Saint-Martin; montaggio: Per K. Kirkegaard; musiche: Magali Gruselle, Flemming Nordkrog; scenografia: Vuk Mitevski; interpreti: Noomi Rapace, Sylvia Hoeks, Nikola Ristanovski; produzione: Entre Chien et Loup, Sisters and Brother Mitevska, Rainy Days Productions, Frau Film, SCCA/pro.ba, Raging Films; origine: Macedonia del Nord/Belgio; durata: 104 minuti; distribuzione: Adler Entertainment.
