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Voto
Pur sembrando l’ennesimo film incentrato sull’incontro tra un animale e un uomo, dove è però il secondo a venire “salvato” dal primo, Il Professore e il Pinguino, tratto dal romanzo autobiografico The Penguin Lessons di Tom Michell è pellicola non facilmente circoscrivibile: Teen movie e Coming of Age sul modello del celeberrimo L’attimo Fuggente (1989) di Peter Weir, ma anche cinema di impegno civile, dramma personale e collettivo, non privo di efficaci momenti da commedia.
Qualche mese prima che la giunta militare guidata Jorge Rafael Videla attuasse il colpo di stato che, dal 1976 al 1983, pose fine alla democrazia in Argentina, il professor Tom Michell (Steve Coogan) decide, senza troppa convinzione, di accettare l’offerta di una cattedra di lingua inglese presso il St. George’s College di Buenos Aires. Prigioniero di quella che si direbbe una fase di stagnazione del proprio percorso esistenziale, è l’accidentale salvataggio di un pinguino sulle spiagge di Punta del Este in Uruguay a metterne in discussione la sua visione della vita, avvitatasi in un chiuso cinismo. Altrettanto fondamentale, in questo percorso di “ringiovanimento”, risulterà essere l’amicizia sbocciata con Sofia (Alfonsina Carrocio), ragazza di umili origini, ma giovane e idealista come anche lui era un tempo. La necessità di prestare le necessarie cure e attenzioni allo sfortunato animale (presto ribattezzato Juan Salvador) e il confronto con Sofia e i suoi giovani studenti, faranno riscoprire al Professore una parte di se’ rimasta troppo a lungo sopita. Quella parte che tiene assieme la propria vocazione di insegnante, educatore e figura paterna, al proprio impegno sociale e politico, nel momento forse più buio della storia argentina del secolo scorso.
Come accennavamo in premessa, questo filone cinematografico, che pone sotto il proprio obiettivo il rapporto tra uomini e animali, potrebbe facilmente costituire un sottogenere a se stante. Di volta in volta, come per le poesie lette in classe dal disilluso Professor Michell, l’animale, al cinema, si fa portatore di riflessioni e tematiche molto eterogenee: accudimento, perdita, elaborazione del lutto, libertà e amicizia, tanto per stilarne un piccolo elenco. E da questo genere di regole la pellicola diretta da Peter Cattaneo (regista conosciuto in Italia soprattutto per Full Monty – Squattrinati organizzati del 1997), coraggiosamente, non pare intenzionata a sottrarsi, riuscendo ad andare anche oltre.

“Quando cattive persone fanno cose cattive me lo aspetto. Quando le brave persone non fanno nulla, vorrei dargli un pugno in faccia”, afferma con forza Sofia all’indirizzo del docente, segnando uno dei turning point più significativi dell’intreccio filmico e della vita di quest’ultimo. Da quel punto in poi, complice anche la fenditura aperta nella vita dell’uomo dall’incontro con Juan Salvador, quel mondo che, scientemente, era stato tenuto fuori dalle robuste mura che circondano il prestigioso collegio, comincia in qualche misura a irrompervi all’interno. Le storie e i drammi personali dei singoli individui iniziano a quel punto a spandersi nel flusso più grande della Storia, in una sorta di relazione osmotica con quella di un’intera nazione e del suo popolo. Pur se decisamente meno eccentrico e ostentatamente passionale rispetto all’illustre collega cui prestò volto e corpo il compianto Robin Williams, anche al Prof. Michel (interpretato in modo più che convincente da Steve Coogan), non manca certo il coraggio di mettere in discussione le istituzioni pedagogiche deputate alla formazione dei cittadini: la scuola e lo Stato innanzitutto, ma anche, primariamente, se stesso. Incitando i propri studenti a ribaltare la propria prospettiva, assumendone una inedita (non da sopra un banco scolastico, ma da terra, ad altezza dello sguardo di un pinguino), l’uomo li spinge a riflettere in maniera meno eterodiretta, a porsi dalla parte degli ultimi, a interrogarsi sull’uso e sul senso delle parole.
A contrapporre la cultura, l’istruzione, come se si trattasse di una sorta di antidoto, alla retorica dei potenti e dei regimi, all’uso distorto che essi fanno delle parole: “La vera autorità è più efficiente quando si basa sul principio della libertà” è uno dei tanti messaggi cui ricorre, per radio, la propaganda di regime.
E così i versi dei poeti, pur nella loro ermeticità, non si fanno portatori solo di un linguaggio specialistico, come la retorica utilizzata dalle classi dirigenti per ribadire il proprio status superiore, ma come strumenti di emancipazione e presa di coscienza delle classi subalterne, come arma per reclamare diritti e libertà negate:
“Levatevi come leoni dopo il torpore
in numero invincibile,
fate cadere le vostre catene a terra
come rugiada che nel sonno sia scesa su di voi.
Voi siete molti, essi sono pochi”. (Percy Bysshe Shelley)
In sala dal 9 ottobre 2025.
Il Professore e il Pinguino (The Penguin Lessons) – Regia: Peter Cattaneo; Sceneggiatura: Jeff Pope (dal romanzo The Penguin Lessons di Tom Michell); fotografia: Xavi Giménez; montaggio: Robin Peters,Tariq Anwar; musica: Federico Jusid; interpreti: Steve Coogan, Jonathan Pryce, Vivian El Jaber, Björn Gustafsson, David Herrero, Alfonsina Carrocio; produzione: Rory Aitken, Andrew Noble, Ben Pugh, Adrian Guerra, Robert Walak; origine: Gran Bretagna/ Spagna, 2025; durata: 112 minuti; distribuzione: Eagle Pictures.
