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Dopo un altro recente lavoro su Roma del 2023 con Roberto D’Agostino e Marco Giusti Roma, Santa e Dannata, l’ultimo film di Daniele Ciprì si apre con delle sorprendenti riprese in bianco e nero dell’archivio Istituto Luce, nelle zone limitrofe al Vaticano, che ci fanno assaporare immediatamente la bellezza dei luoghi descritti. Luoghi contraddistinti più da anime che da cose e persone, come si si dichiara d’altronde fin dall’inizio. Si passa poi alle riprese panoramiche che sottolineano la maestosità della cupola della Basilica di San Pietro, dal passato del bianco e nero a tutta l’attualità dei colori, con le criticità della vita quotidiana. Il cielo blu si staglia sullo sfondo. La cupola non è soltanto un emblema di Roma e del Vaticano, ma diviene soprattutto la custode di tanti anni e anni di riflessioni sul Cristianesimo. Senza la cultura cristiana, d’altronde, oggi non avremmo innumerevoli libri.
Le interviste a Monsignor Fisichella rappresentano il vero corpo ideologico del film, pregno di spunti di riflessioni sulla contemporaneità. Oggigiorno la Chiesa nomina spesso la fede e la carità, ma è la speranza la vera parola chiave di cui tutti hanno bisogno. E la parola “speranza” è il messaggio che fin da subito vuole trasmettere il film. Non a caso è presente anche all’interno del titolo. Colpisce comunque l’onestà dello stesso interlocutore che dichiara i quesiti che spesso egli stesso si è posto sulla presenza del male del mondo, come il caso di alcune malattie mortali che colpiscono i bambini. Dimostra tutta la sua vicinanza a chi soffre dicendo che anche lui purtroppo ha avuto un nipotino malato. Le risposte che egli cerca sono sempre pronunciate con fermezza, ma in assenza di qualunque forma di presunzione. Tutto questo rafforza la vicinanza con lo spettatore e stabilisce quasi un legame di fiducia. Fisichella sottolinea l’importanza di dare un senso al dolore, assumendo una consapevolezza che ci fa conferire senso alla nostra esistenza, cercando dunque un obiettivo, anche attraverso la relazionalità con gli altri. Chi sarà l’uomo fra 10 anni? Questo è un quesito cruciale, visti anche i progressi dell’IA che oramai fa parte della nostra vita e quotidianità. Cogito Ergo Sum. L’uomo è contraddistinto dal pensiero critico e dalla capacità di produrre cultura. Poi, chiaramente non può mancare il tema caldo della guerra e dunque della necessità di pace, della pena di morte come distruzione del corpo al pari della guerra, di cosa sarà dell’uomo dopo la morte, per un attimo si sfiora anche il tema dell’ateismo. Il Giubileo ci ricorda che siamo pellegrini nel mondo e che dovremmo passare la fiaccola della speranza agli altri.
E Ciprì sembra ricordare proprio questo: l’arte e il cinema possono essere portatori di messaggi esistenziali e universali. Più volte viene inquadrato un dipinto raffigurante la maternità: è, infatti, nel sorriso di un bambino la speranza.
Alla staticità delle riprese fisse dell’intervistato si alternano infatti momenti teatrali e allegorici, più caotici: tre personaggi – una donna (la Speranza), un uomo (il Suicida) e una figura terza (il Mondo) dialogano tra di loro, servendosi delle voci di Rossella Brescia, Cesare Bocci e Gianni Rosato. In questo modo la Speranza si rivolge direttamente agli spettatori. Nonostante il risultato finale sia poetico, il rischio è quello di perdersi facilmente tra un dialogo e l’altro, tra una storia e quella successiva.
Vanno senz’altro segnalate le scenografie di Marco Dentici, che impreziosiscono la bellezza naturale dei monumenti di una Roma desolata, e la colonna sonora originale, firmata da Emanuele Frusi che conferisce pathos al tutto, sottolineandone gli istanti più emotivi.
Daniele Ciprì da prova ancora una volta di riuscire ad affrontare un tema delicato come quello sacro con grande naturalezza e con onestà intellettuale, con un piccolo gioiello ricco di riflessioni sulla complessità dell’esistenza, ma anche di brevi ma significativi attimi di silenzi, perché come si dice nel film anche il silenzio è un linguaggio e oggigiorno tutto invece fa fin troppo rumore. Come sempre, è riuscito a costruire un immaginario personale, partendo dal genere del documentario, procedendo stavolta per sottrazione e raggiungendo un giusto equilibrio tra immagini e parole.
Presentato in anteprima alla Festa di Roma 2025 (sezione Special Screenings)
In sala il 24, 25 e 26 novembre 2025.
Pontifex: Un ponte tra la misericordia e la speranza– Regia: Daniele Ciprì; sceneggiatura: Arnaldo Colasanti; fotografia: Daniele Ciprì; montaggio: Luigi Maerelli; musica: Emanuele Frusi; scenografia: Marco Dentici; interpreti: Rossella Brescia, Cesare Bocci, Gianni Rosato; produzione: Mnemosyne e OvePossibile; origine: Italia, 2025; durata: 75 minuti; distribuzione: Filmclub Distribuzione.
