Sono quattro I film che con tutta evidenza hanno avuto il sopravvento alla consegna degli European Film Awards, tenutasi a Berlino la sera del 11 dicembre.
Fra i quattro uno in particolare si staglia rispetto agli altri non solo per il semplice motivo che è l’unico ad aver preso tre premi, ma perché quei tre premi sono decisamente i più importanti: film, regia e migliore interprete femminile. Il film è Quo vadis Aida? (https://close-up.info/3714-2/) di Jasmila Zbanic, la migliore attrice, l’interprete del personaggio principale è l’attrice serba Jasna Duricic, nata nel 1965.

Tre film hanno ricevuto due premi. Fra questi il caso più interessante, credo più unico che raro, è rappresentato da Flee, visto per la prima volta al Sundance Festival nel 2021 e da lì in moltissimi festival in giro per il mondo, ma mai in Italia. Il film che racconta il destino di un profugo afgano ha vinto in due categorie che di solito non vanno bene insieme, ossia film d’animazione e film documentario. Se ne parlerà quando – speriamo presto – avremmo la possibilità di vederlo. Il premio europeo è all’incirca il decimo che il film ha vinto fin qua. Ne è autore e sceneggiatore il quarantenne regista danese Johan Poher Rasmussen, con alle spalle quattro documentari, ma questo è il primo doc. di animazione.
Il secondo film che ha vinto due premi è quello che ci sorprende di meno, essendo già stato abbondantemente onorato da tempo: The Father (https://close-up.info/1376-2/) di Florian Zeller, il premio è andato a Anthony Hopkins, che notoriamente aveva già vinto l’Oscar e a Zeller stesso che insieme a Christopher Hampton ha scritto la sceneggiatura.
Ci riempie di soddisfazione il terzo e ultimo film ad aver ricevuto due premi, si tratta dell’austriaco Große Freiheit (https://close-up.info/torino-film-festival-concorso-grosse-freiheit-di-sebastian-meise/), presentato recentemente al TFF, uno dei film europei più interessanti che ci è accaduto di apprezzare. Große Freiheit ha vinto due premi “minori” il premio della fotografia a Crystel Fournier e il premio al soundtrack a Peter Brötzmann e a Nils Petter Molvaer.
Al film vincitore di Cannes, ovvero Titane (https://close-up.info/titane/), solo il premio al Make Up, al film vincitore di Berlino Bad Luck Banging or Loony Porn (https://close-up.info/bad-luck-banging-or-loony-porn/) niente mentre il film vincitore di Venezia, L’évenement (https://close-up.info/la-scelta-di-anne-levenement/), figurava candidato in un premio collaterale, ovvero solo nella categoria “European University Film Award”, il premio assegnato dagli studenti universitari europei, dove ancora una volta ha vinto Flee.
L’Italia era rappresentata da Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio (https://close-up.info/3005-2/), candidato in tre categorie (film, regia e sceneggiatura) e che se ne è tornato a mani vuote.
Le principali decisioni dell’accademia possono essere ricondotte a due pattern: un modello di cinema letterario (The Father) e un modello di cinema sociale e politico (Quo vadis Aida?). Pur non avendolo ancora visto, sospettiamo che la decisione più originale sia quella legata a Flee, anche se pure questo film è da ricondursi al modello socio-politico.
Il cinema più innovativo sul piano formale e sul piano della sceneggiatura, pensiamo a Sorrentino o al film di Sebastian Meise o anche al film finlandese Scompartimento N. 6 (https://close-up.info/?s=Scompartimento+N.+6), non ha evidentemente ottenuto sufficienti consensi. Ce ne rammarichiamo. Sembrerebbe il trionfo dell’ovvio e del politicamente corretto.
