Titane

  • Voto

C’è una curiosa ma forse indicativa coincidenza da segnalare. Sia al Festival di Cannes che a quello di Venezia di questo 2021 hanno vinto due cineaste, entrambe francesi, entrambe che parlano della condizione primaria dell’essere donna e del rapporto con la maternità: L’Evénement (https://close-up.info/levenement/) della scrittrice e sceneggiatrice Audrey Diwan e Titane di Julia Ducournau, per di più tutte e due alla loro seconda prova nel lungometraggio. Ma le differenze finiscono qui dato che la prima è una cruda testimonianza storica sull’aborto negli anni Sessanta basata su una storia autobiografica e l’altra è una iperrealista, coloratissima fantasmagoria dark horror con qualche spruzzo di heavy metal. E aggiungiamo ancora che, a quanto sembra, la produzione dalla Francia sembra aver compiuto un bel balzo in avanti, come anche quella del nostro paese – meno male il cinema europeo d’autore riprende fiato, non possiamo che esserne contenti. Ma veniamo a Titane.   

La protagonista Alexia (Agathe Rousselle), sin da bambina, porta una placca di titanio – da ciò il titolo metaforico del film – conficcata in testa, retaggio di un grave incidente automobilistico subìto con la madre. Ora, odiando la famiglia con cui ancora vive, fa la spogliarellista in un salone di automobili e le sue audaci performance erotiche invitano gli uomini – certo non dei fior di galantuomini – a cercare di abbordarla in tutte le maniere. La donna, in un’occasione in cui un pretendente è andato troppo oltre nelle sue avance, lo uccide con un acuminato fermaglio per capelli, una specie di stiletto – e a quanto pare non sembra essere stata la prima volta.  Avuto un amplesso carnale con una automobile molto fertile del suo salone, deve fuggire dalla polizia anche a seguito di una mezza strage provocata da una relazione amorosa con un’altra ragazza del team di spogliarelliste. Ad Alexia viene allora l’idea, vista una foto segnaletica della polizia, di assumere l’identità di Adrien, il figlio scomparso dieci anni prima di un comandante dei pompieri Vincent (l’ottimo Vincent Lindon). Anche quest’ultimo, il deuteragonista, non è particolarmente normale e non sarebbe possibile, dato che palesemente il film parte dall’assunto di dar vita a una rappresentazione decisamente maudit del mondo, un inferno dantesco; e aggiungiamo che Vincent è pure un bel pezzo di psicopatico, parecchio instabile mentalmente, che si dopa alla grande per poter restare giovane e mantenere un tono atletico e muscolare tale da permettergli di continuare la parte del Führer nella sua caserma dominata da un maschilismo nauseabondo.

Dunque, per riassumere, ci troviamo di fronte ad una singolare joint venture: lei è una donna-killer sempre pronta ad uccidere ma alla ricerca di un rifugio, la quale maschera non solo la sua femminilità ma anche il fatto di essere incinta con un enorme pancione; lui, invece, è una uniforme apparentemente programmata per salvare vite umane, che crede o finge di credere di aver trovato il figliol perduto per ridare un senso alla sua vita… E il finale propizierà l’avvento dell’uomo-macchina.  Ma non proseguiamo per non eccedere nel racconto della trama.

Il modo peggiore, a nostro avviso, per affrontare questo Titane è quello di prendere in giro o ironizzare sulla trama come fosse un prodotto narrato realisticamente, tipo appunto L’Evénement sarebbe come considerare un film Marvel con lo stesso metro di giudizio di un’opera del neorealismo italiano. Oppure come ha fatto, per esempio,  Nanni Moretti che di recente in suo celebre post sfotteva, poco sportivamente, la sua concorrente alla Palma d’oro e il film.

Julia Ducournau a Roma alla presentazione del suo film al Cinema Troisi

Piaccia o non piaccia – noi personalmente non siamo dei gran fan – Titane ha una coerenza stilistica abbastanza esemplare, a partire dall’assunto di partenza, esplicitato sin dalle prime sequenze: quello di uno stile iperrealista e di una trama a tratti assurda e debordante, da favola dark horror, in cui poco, anzi nulla, viene risparmiato all’occhio dello spettatore.

A dire il vero non siamo tanto dalle parti di Crash (1996) di David Cronenberg o degli horror di John Carpenter ma piuttosto da quelle di una certa tendenza postmoderna, ovviamente tradotta al femminile, di un certo cinema francese, diciamo “dérangé”, diciamo “eccessivo”, tipo Leos Carax o Bertrand Bonello (che per altro compare nel film nel ruolo del Padre di Alexia), entrambi molto apprezzati dalla cinefilia del proprio paese (e non solo). A Spike Lee (Presidente) e agli altri giurati del Festival di Cannes 2021, evidentemente, l’opera di Julia Ducournau, molto ben recitata e fotografata, sarà parsa un capolavoro assai originale e perciò le hanno assegnato la Palma d’oro. Liberi di crederlo, anche se noi non condividiamo questo punto di vista. Né sappiamo come potrà reagire il pubblico italiano più smart – comunque ha fatto bene sia la distribuzione I Wonder Pictures a scommetterci sopra, sia la Sala Troisi di Roma appena riaperta (https://close-up.info/3597-2/ ) a selezionarlo come loro film d’apertura molto controverso e mirato ad un target decisamente giovanile.

Infine, per chi intendesse affrontare la visione dell’ampolloso Titane e lo volesse seguire sino in fondo senza uscire prima, smadonnando, orecchio alla musica che torna, all’inizio e nell’epilogo, in due diversi arrangiamenti. Si tratta di Wayfaring Stranger, un toccante song della tradizione gospel/ country americana, il cui primo verso recita: “I’m just a poor wayfaring stranger” (“Sono solo un povero straniero viandante”) – quasi fosse una sorta di Leitmotiv del film. Ps. devo quest’ultima notazione ad un amico che finita la proiezione stampa me lo ha fatto notare e lo ha scritto nella sua acuta recensione su Facebook.

 

In sala dal 22 settembre 2021 a Roma e in Italia dal 30.


 Titane – Regia e sceneggiatura: Julia Ducournau; fotografia: Ruben Impens; montaggio: Jean-Christophe Bouzy; interpreti: Vincent Lindon, Agathe Rousselle, Garance Marillier, Lais Salameh, Dominique Frot, Myriem Akheddiou; produzione: Kazak Productions, Frakas Productions, Arte France Cinéma, BeTV, Canal+, Ciné+, VOO; origine: Francia/Belgio, 2021; durata: 108’; distribuzione: I Wonder Pictures.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *