A proposito di Fleabag – ci sarà una continuazione?

Fleabag – la fenomenale serie inglese di Phoebe Waller-Bridge tratta dall’omonima pièce teatrale (2013) – non ha bisogno di troppe presentazioni, è universalmente ritenuta uno dei migliori prodotti dell’ultimo decennio e continua ancora ad essere argomento di discussione, per cui, se ancora non l’avete vista, correte subito a rimediare. (Le prossime righe saranno piene di spoiler).
Se siete stati travolti dal suo fascino e due stagioni non vi sono bastate, ci dispiace dirvi che probabilmente non dovrete sperare in una terza (o quantomeno non aspettatevi un prodotto come quello a cui ci siamo tutti affezionati). Ricordiamo in breve di cosa si tratta: Fleabag (interpretata dalla stessa Waller-Bridge)  è una ragazza londinese dalla vita problematica, dovuta ad una famiglia disfunzionale, alle difficoltà economiche legate alla gestione di una caffetteria, aperta con la sua defunta migliore amica, e soprattutto alla sua instabile e a tratti frenetica vita erotico- sentimentale.

L’autrice ci ha lasciato tre indizi fondamentali durante l’ultima stagione che annunciano una chiusura definitiva della serie, ma partiamo dal primo, il più ovvio: la rottura della quarta parete. La protagonista interagisce fin da subito con la telecamera e con il pubblico senza che gli altri personaggi se ne accorgano. È probabilmente la caratteristica più distintiva della serie, i dialoghi tra il pubblico e la protagonista si fanno via via sempre più intimi, al punto che basta uno sguardo per capire cosa la ragazza stia pensando. È proprio questa intimità con lo spettatore a permettere di mantenere una certa distanza e assenza dal rapporto con gli altri personaggi, o da circostanze sgradevoli, un meccanismo di difesa intorno a cui ruota tutta l’ironia amara della sceneggiatura. Questo tono viene mantenuto fino al terzo episodio della seconda stagione, momento in cui il rapporto tra Fleabag e il prete prende forma e diventa scomodamente intimo. In quel momento il sacerdote si accorge che la protagonista sta parlando con qualcun altro e da lì ogni suo meccanismo di difesa crolla. Il dialogo con il pubblico viene portato avanti segretamente lasciando, però, più spazio al dialogo tra i due. La distruzione della rottura della quarta parete ci mostra non solo l’efficacia di questo sistema narrativo, ma anche il peso che ha avuto fin ora sullo sviluppo della trama nonostante si presentasse come mero escamotage comico. Da questo momento tutte le basi su cui lo show è stato costruito iniziano a sgretolarsi.

La seconda colonna portante che inizia a sgretolarsi è il montaggio.
Per avere un’idea di come venga solitamente impostato il montaggio e il girato della serie, basta guardare la sequenza della cena all’inizio della seconda stagione. In soli 30 secondi possiamo notare 16 tagli e 11 angoli di ripresa diversi da paragonare alle sequenze con il prete in cui troviamo solo 6 tagli e tre angoli di ripresa in 30 secondi. Ora si potrebbe pensare che questa differenza sia dovuta al numero di personaggi in scena, ma se andiamo ad analizzare altre conversazioni che coinvolgono solo due persone ci rendiamo conto che assomigliano molto di più alla scena della cena di cui prima. Non è solo la velocità dei tagli che cambia durante la sequenza, è anche lo stile. L’editor dello show Gary Dollner utilizza tagli netti, tagli audio dirompenti e transizioni di scena che interrompono i personaggi a metà del discorso. Spesso scavalca la linea di 180 gradi trasgredendo una fondamentale regola  di ripresa che aiuta a mantenere un chiaro senso di dove i personaggi sono posizionati in relazione l’uno all’altro. In contrasto, Fleabag e le scene a seguire con il sacerdote sono incorniciate e modificate in modo più semplice e fluido. Durante le prime due conversazioni in casa e sulla panchina si arriva a raggiungere un tipo di configurazione più lenta e tradizionale: un piano medio su ogni personaggio e un piano largo con la macchina da presa che rimane sullo stesso lato del personaggio seguendo la regola dei 180 e rallentando il ritmo dello scambio tra i due. Tale impostazione s’impone sempre di più man mano che ci avviciniamo alla fine prendendo completamente il sopravvento sullo stile adottato fin ora. Guardandoci indietro non possiamo non notare come le soluzioni adottate da Dollner siano state cucite intorno al carattere scoppiettante della protagonista e conseguentemente rielaborate per riadattarle al cambiamento drastico del personaggio dall’inizio della relazione con il prete.

Il terzo e ultimo indizio riguarda la colonna sonora. La seconda stagione è caratterizzata dalla presenza ricorrente di melodie religiose che accompagnano i titoli di testa e coprono i pensieri di Fleabag in presenza del prete. Il carattere sacro della musica viene usato in modo ironico per rappresentare il desiderio della protagonista di violare uno dei principali dettami imposti a chi sceglie la via del sacerdozio. Se, però, torniamo all’episodio 4 della seconda stagione (che ormai abbiamo capito essere l’episodio premonitore) possiamo notare come la musica diventi genuinamente romantica, non copre più i pensieri di Fleabag, ma accompagna i due sottolineando l’affetto che provano l’uno per l’altra. Qual è il punto per aver cambiato sotto così tanti punti di vista l’intero show? E’ il modo intelligente e sottile che la Waller-Bridge sceglie per farci capire che Fleabag sta rompendo con il rapporto disfunzionale che aveva con noi (il pubblico) e il linguaggio cinematografico che permetteva questo scambio. Per questo motivo, durante il finale, la donna scuote la testa e ci chiede di non seguirla cosicché possa vivere la sua vita senza la rete di sicurezza del suo pubblico.

Entrambe le stagioni, composte da 6 episodi ciascuna, sono state trasmesse in Italia nel 2017 e nel 2019. E  sono disponibili su Prime Video.


Cast & Credits

Fleabag – Regia: Harry Bradbeer; sceneggiatura: Phoebe Waller- Bridge; fotografia: Tony Miller, Laurie Rose; montaggio: Gary Dollner; musica: Isobel Waller-Bridge; interpreti: Phoebe Waller-Bridge, Sian Clifford, Jenny Rainsford, Bill Paterson, Ben Aldridge, Olivia Colman, Hugh Skinner, Hugh Dennis, Brett Gelman; produzione:Two Brothers Pictures; origine: Inghilterra 2016-2019; durata: 30’ (episodio); stagioni: 2; distribuzione: Prime Video.

2 thoughts on “A proposito di Fleabag – ci sarà una continuazione?

  1. Una serie che è davvero un piccolo gioiello, intelligente molto e mordace il giusto. questa recensione ne mette in luce i pregi, anche quelli tecnici con un linguaggio accessibile a tutti.

  2. chissà quanto tempo fa è stata scritta questa recensione. Io ci sono capito ora perché ho appena finito questa serie. Beh complimenti per la scrittura per la serie ma anche e soprattutto per la recensione.

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